58° Festival di Sanremo in diretta su TvBlog
Nota: per i commenti musicali vi rimandiamo in particolare ai colleghi di soundsblog.21:10: comincia il Festival di Sanremo. Sigla, luci blu, teatro Ariston lussuosissimo, tirato a lucido. Il tempo di riordinare le idee e pensare che… sì, siamo di nuovo al perché Sanremo è Sanremo e via col primo tocco di giovinezza. Gianni Morandi canta
Nota: per i commenti musicali vi rimandiamo in particolare ai colleghi di soundsblog.
21:10: comincia il Festival di Sanremo. Sigla, luci blu, teatro Ariston lussuosissimo, tirato a lucido. Il tempo di riordinare le idee e pensare che… sì, siamo di nuovo al perché Sanremo è Sanremo e via col primo tocco di giovinezza. Gianni Morandi canta Volare.
21:16: entra Chiabretti, con un paio di scarpe italiche e chiarisce subito le cose: Pippo Baudo come Fidel Castro si ritira. Poi va a sequestrare il telefonino a un imbarazzatissimo Del Noce – al cui fianco siede uno stacco di coscia di nome Alba Parietti. Finita la gag, Piero ringrazia il maestro Caruso per essere ancora vivo, e poi annuncia Pippo Baudo. Ma entrano dei sosia. Un’invasione autoironica di Pippi Baudi che si riproducono e rappresentano i dodici Baudo che hanno presentato altrettanti festival di Sanremo. La mano di Brachetti si fa sentire. Buon momento.
Baudo tredicesimo – così lo presenta chiambretti – entra dal sottoscala alle 21:12. Ahimé, siamo in par condicio, per chi non se ne fosse accorto. Tocca trovare il modo di scherzarci su: ci pensa piero, che mostra la foto di Baudo al “Circolo Falce e Militello” e che gli fa firmare la liberatoria. Poi, alle 21:26, si presentano i big in gara stasera: Eugenio Bennato
Toto Cutugno, Frankie, Max Gazzé, L’Aura, Paolo Meneguzzi, Fabrizio Moro, Anna Tatangelo, Tricarico, Michele Zarrillo.
21:27: il primo big in gara è Paolo Meneguzzi. I commenti musicali li trovate (anche) su Soundsblog. Posso, vero? E’ sempre la stessa canzone, sarà anche Grande ma è già vista. E meno male che Paolo Pablo Meneguzzi è l’icona dei giovani. Come Pippo.
Il quale però, pare aver ceduto gran parte dello show all’amico Chiambretti, che si rivela – si conferma – un mattatore. Bella la clip-montage su Volare. Davvero bella. L’omaggio a Modugno e al Festival è completo.
21:36: pubblicità. Anzi, telepromozione. Dopo il caro vecchio Mike, è la volta della prima donna del Festival, Andrea Osvart. La clip introduttiva, un James Bond ridoppiato, è carina. Il momento canoro, pessimo. Poi si balla, si spera che Andrea non canti più, invece ci riprova. Tremenda. Perdonarla perché è ungherese e parla di umiltà? No. Perché di giovani italiane brave ce ne sono, ma noi non riusciamo a non essere esterofili. Cheppalle.
Ore 21:45: Chiambretti porge i fiori a Pippo Caruso: li metta sulla tomba. Crede di essere a Markette, e a noi fa sicuramente piacere. Finalmente, tocca al secondo big, L’Aura, una delle voci e delle interpreti più interessanti del panorama italiano (una chicca: l’anno scorso, l’orchestra la soprannominò P’Aura). Titolo della canzone: Basta!
Testo impegnato, arrangiamento non molto interessante – i pezzi vecchi di L’Aura sono molto più complessi – ma globalmente non male. Mi piace, come ho già avuto modo di dire, l’uso fuori metrica della lingua italiana che caratterizza le canzoni di questa giovanissima e emozionata interprete. Vestito semplicemente orrendo.
Ore 21:50: la Osvart non è in grado di mettere insieme due frasi di senso compiuto che non le siano state scritte. Ci pensa Gino Landi – si sarà addormentato in regia – a dare un brivido al festival: bella inquadratura con assistente di studio che impalla Pippo mostrando le terga e che si becca una bella cazziata.
Tocca ai giovani: Milagro.
C’è decisamente qualche problema tecnico (con l’orchestra? impossibile dirlo: l’inquadratura è fissa sul faccione dei due). La canzone non mi piace, lo split screen sui due ancora meno.
21:56: Pubblicità.
22:03: Andrea introduce a modo suo Toto Cutugno – un altro giovane -: brividi. Di terrore. Titolo della canzone Un falco chiuso in gabbia. Rima gabbia-rabbia. Mah. Si parla d’amore, parte il ritornello di Toto, e ci ricordiamo le Tate. La canzone passa, e passa meglio abbassando l’audio della tv.
Per fortuna che c’è Chiambretti, a tutto campo contro la ridicola par condicio che immobilizza tutto in Rai.
Ore 22:11: Frankie Hi-NRG. Ci credo, sulla fiducia. Vediamo cosa succede – l’ultima apparizione del rapper all’Ariston risale ai tempi di Paola Cortellesi, “Non mi chiedermi”. Titolo della canzone Rivoluzione. Non è particolarmete rivoluzionaria, ma dice cose che dovrebbero essere dette, perché negarlo?
22:18: altro giovane. Andrea Bonomo. Come al solito, le canzoni di Sanremo a un primo ascolto sembrano quasi tutte uguali, e quasi tutte poco interessanti. Questa non fa eccezione. Il problema è che spesso si confermano anche al secondo ascolto.
22:27: dopo lo spot che introduce la venuta prossima del Trio, si ricomincia, con una tristissima versione italica di High School Musical. Perdonate, ma mi rifiuto di commentare.
22:32: siamo al primo cambio d’abito della Osvart. Ne sentivamo davvero la mancanza. L’ala femminile di TvBlog commenta: sembrano i vestiti di Barbie Gran Galà. Ma nel frattempo tocca a Fabrizio Moro, già vincitore dei giovani dell’anno scorso con Pensa. Il ragazzo abbandona l’impegno sociale e propone – pensate un po’ – l’ammore: Eppure mi hai cambiato la vita. Che noia.
22:40: Frank Head, giovani. Uno ska carino, che precede l’ennesimo messaggio promozionale.
22:48: Anna Tatangelo, al suo quinto Sanremo. Dimostra quarant’anni portati bene. E tanti saluti a Gigi. Dimmi che male c’è se ami un altro come te. Tematica omosessuale, successo assicurato. Vogliamo scommettere sul risultato finale?
Ore 23:00: ospite del Festival di Sanremo, Carlo Verdone. Ovviamente in promozione per il suo Grande, Grosso e Verdone, in uscita il 7 marzo. Questa storia delle promozioni è devastante: Verdone lo amo, ma l’anteprima del suo film al Festivàl per dieci minuti filati è una cosa semplicemente intollerabile.
Ore 23:11: mi risveglio dal torpore appositamente per poter parlare di Michele Zarrillo, riesumato per un altro Festival. Di cosa mai parlerà la canzone? D’amore? L’ultimo film insieme, si intitola.
Riuscire a mettere sgocciola giù in una canzone è da arresto, ma alla fine devo ammettere che non è brutta. Messaggio promozionale, e piccola pausa per noi.
23:20: Chiambretti emerge dal sottosuolo. L’ennesimo dolly a sbracciare mostra quanto sia bello l’Ariston così acchittato. La Osvart regala al buon Pierino dormiente e a una buona fetta di italiani – quelli ancora svegli – una versione ungherese della danza dei sette veli. Non canta, e questo rende il tutto molto più piacevole. Balletto registrato.
Segue clippone di presentazione di cinque dei big che si esibiranno domani sera: i Finley, Mietta, Gianluca Grignani, Little Tony (eh già), Mario Venuti – pezzo già sentito -.
Chiambretti tira fuori Libero, il bel giornal di Feltri, e prova a commentare con Pippo il fatto che ci sarebbero 12 canzoni comuniste. Senza successo. Ma ora tocca di nuovo ai gggggggiovani. Con tante ggggggg. Tocca ai Torinesi Melody Fall, che riescono anche a nominare il loro maispeis. Il cantante ha messo in testa i capelli dei Playmobil. Landi si esibisce in un triplice stacco in asse ripetuto, bello e giovane quasi quanto la canzone. Manca un ciuffo rosso e parleremmo del grande ritorno dei Bee-Hive. Stecche a parte, ovviamente: Mirko era intonato.
Ore 23:34: Il numero di Chiambretti serve da snodo per preparare l’arrivo di Lenny Kravitz, ma c’è qualche problema tecnico. E allora vediamoli, questi benedetti tecnici al lavoro, ché i telespettatori si dimenticano, troppo spesso, quanta gente c’è dietro a uno show. Noi qui scherziamo, critichiamo, facciamo battute. Ma c’è gente che lavora e che merita tutto il nostro rispetto.
Come la Osvart che, potendo abbandonare un italiano che non mastica, si lancia in una chiacchierata con Kravitz in inglese.
Non amo il genere, quindi vi risparmio il commento musicale. Ma la scenografia e le luci sono degne di un grande show.
Lenny ha il tacco del 12. In platea c’è il sosia di Pavarotti, che poteva anche risparmiarsi, per una volta. Pub-bli-ci-tà.
Ore 23:50: clip di presentazione dei giovani che mancano all’appello. Ci piace Ariel. Poi, per la serie largo ai giovani, Eugenio Bennato, Grande Sud. Bell’arrangiamento che pesca a piene mani nella tradizione popolare del sud Italia. Ci piace, questo etnico Bennato. Promosso. Anche dal pubblico di cariatidi dell’Ariston che, per una volta, non può non scaldarsi. Un minimo.
00:00: Chiambretti esce dall’Ariston – cameraman a spalla a precedere. Una steady? – e si butta per le vie di sanremo. Bel momento di televisione, che ricorda l’ultima edizione di Stasera pago io, quando Fiorello si esibiva in strada, fuori dal Teatro delle Vittorie.
E ora, un altro figlio dei Pooh. Perché Dj Francesco o Francesco o Facchinetti non bastava. Farà un reality anche lui? Voce nel vento. Vediamo se di voce ne ha.
No. E sarebbe ora di finirla, con i figli dei Pooh che possono imperversare a piacimento di padri e figli sul palco dell’Ariston. E’ vergognoso, semplicemente.
00:07: prosegue la gag di Chiambretti, a casa del pubblico medio di RaiUno. Monumentale, irriverente, piacevole.
Poi c’è il messaggio promozionale (li avete contati?), quindi toccherà agli ultimi due vip.
00:14: Max Gazzé relegato a un orario da vampiri. Ma lo aspettavamo comunque. Il solito sesso.
Problemi di intonazione e di ritorno, ma la canzone non dispiace, anche se non è particolarmente originale.
Bella la fotografia, bella la regia – fatto salvo per quell’effetto caleidoscopio un po’ troppo anni ’80. Siamo al terzo cambio d’abito della Osvart, versione Alice nel paese delle meraviglie.
Tocca all’ultimo giovane Valerio Sanzotta, Novecento. Un po’ Rino Gaetano, un po’ Modena City Ramblers, testo impegnato, di quelli da polemica. A seguire, clip di presentazione dei tre giovani mancanti.
Ore 00:26: Chiambretti emerge dal sottosuolo (basta, la gag era carina, ma ora basta), giù battute sull’età di Pippo (basta anche queste, dai) e poi si presenta l’ultima giovane della serata: Giua. Prima dell’esibizione, omaggio a Modugno. La ragazza viene da Sanremo Lab, veste male, ma prima di giudicare aspettiamo l’esecuzione. La canzone – ehm – si intitola Tanto non vengo. Vi risparmio la battuta scontata, ma siamo alla chiara metafora dell’orgasmo femminile mancato.
Gino Landi, come da tradizione, dedica diversi tipi di regia ed effetti a ogni pezzo. A volte la cosa funziona, a volte no. In questo caso, semplicemente, no.
Clip con gli ultimi cinque big (Minghi, Berté, Giò di Tonno e Lola Ponce, Sergio Cammariere, Tiromancino) e poi, all’alba delle ore 00:37, Tricarico: gli avevano preparato una branda dietro le quinte, e lui si è appena svegliato. Piero lo massacra. Gelo sul palco: Pippo è imbarazzato e deve sottolineare più volte che la canzone è interessante: Vita Tranquilla. Enormi problemi di intonazione. Enormi. Sarà l’ora, sarà. Ma anche noi vorremmo una vita tranquilla, con tante belle canzoni e tanti interpreti in grado di sostenere un live garantendo al pubblico il minimo della decenza melodica.
Pippo chiosa: guardate che il Festival stordisce, si può anche sbagliare strada. Poi, il collegamento con Elio e le storie tese che si porteranno a casa il Dopofestival. Geniali, come sempre.
Passano al turno successivo, fra i giovani: Giua, i Frank Head col loro ska senza infamia e senza lode, i Milagro – cloni un po’ più bruttarelli degli Zero Assoluto – Valerio Sanzotta. Risultato tutto sommato più che corretto.
Ore 00:51: siamo a 21 minuti 21 di sforo. Appaiono i 13 baudi, Chiambretti li spegne tutti tranne uno, e si spegne anche la tv. Buonanotte.