Grey’s Anatomy, cosa farà Patrick Dempsey dopo Derek Shepherd? (SPOILER)
L’attore guarda al suo futuro di produttore e di pilota di corse. L’addio a Grey’s Anatomy (per ora) non lo angoscia.
Patrick Demspey non ha ancora elaborato l’addio a Derek Shepherd, come ha confessato nella lunga intervista a Entertainment Weekly e per ora si gode il meritato riposo dopo 10 anni trascorsi a lavorare per 15-17 ore al giorno sul set per 10 mesi all’anno. Più che altro per ora è in giro con il suo racing team, gareggiando nel FIA World Endurance Championship – WEC, tanto da aver trascorso lo scorso giovedì lontano dalla tv – e dalla sua ultima puntata in Grey’s Anatomy – allenandosi tra Dubai e l’Europa per la prossima gara che lo vedrà in pista sabato 2 maggio.
Ma Patrick Dempsey non sembra intenzionato a lasciare il mondo della tv e a EW ha accennato ad alcuni dei suoi prossimi progetti:
“Ho sviluppato un paio di progetti. Uno si intitola The Limit e l’ho venduto al Sundance Tv Channel. E’ una sorta di ‘Mad Men’ ambientato nel mondo delle corse anni ’60. Sta andando avanti. Sono inoltre in trattative con NBC International per una serie intitolata Fodors. E’ fondamentalmente uno spy thriller on the road”.
Ma a Dempsey non mancano i desideri:
“Mi piacerebbe fare anche qualcos’altro. Mi prenderò il resto dell’anno per sviluppare altri progetti. Mi piacerebbe essere un produttore, impegnarmi in un una serie di 10-12 episodi. Impegnarmi di nuovo in una da 24 episodi… non so se lo rifarei. E’ una vita difficile, economicamente remunerativa, ma si arriva ad averne abbastanza”
ha aggiunto l’attore, che torna sul ruolo di Derek:
“Sono davvero grato per il personaggio che Shonda (Rhimes, ndr) e la ABC mi hanno dato. Mi ha permesso di fare così tante cose, ma ora voglio provare a fare qualcosa di diverso. Mi sarà permesso di fare qualcosa di diverso? Derek sarà così incancellabile da non poter fare nient’altro? Ora è questa la sfida, capire se il pubblico mi accoglierà anche in un altro ruolo”.
Beh, non è proprio la cosa più facile da fare per chi l’ha seguito per 10 anni e 11 stagioni in un ruolo ‘dominante’ nella serie (tanto da chiedersi se Grey’s Anatomy potrà davvero sopravvivere alla sua uscita di scena), un ruolo che lo stesso Demspey ha definito
“disegnato da Shonda per essere l’uomo ideale, che determina delle aspettative, che rappresenta una responsabilità, che mi ha fatto crescere. […] E’ stata una bella esperienza […] Ora spero di poter esplorare altri lati di una persona”.
Insomma, a Dempsey il mondo di Grey’s Anatomy sembrava star stretto. Già in passato si era cimentato in progetti cinematografici e negli ultimi tempi si è detto interessato alla produzione di documentari, genere da lui particolarmente amato, magari anche sulla dislessia, di cui ha sofferto.
Intanto ha già seguito la via della produzione con The Peloton Project, documentario ispirato alla gara che ogni anno spinge una quarantina di corridori ad attraversare 2.500 miglia tra Canada e Usa organizzata da The Patrick Dempsey Center for Cancer Hope & Healing, fondazione per la cura del cancro e il sostegno alle famiglie dei malati che Dempsey ha voluto per la madre, Amanda, morta nel marzo 2014 dopo aver combattuto con la malattia per 17 anni.
Niente però sembrava portare a un addio così repentino a Grey’s Anatomy. A dire il vero, però, già nel novembre 2014 Demspey aveva rilasciato un’intervista al Portland Press Herald nella quale annunciava che avrebbe detto addio a Grey’s Anatomy “molto presto”, ma senza dare ulteriori dettagli. Eppure aveva appena firmato un nuovo contratto biennale con la ABC che lo legava a Grey’s fino alla primavera del 2016. C’era già qualcosa nell’aria? C’erano già le prime avvisaglie dell’ipotizzato scontro con Shonda Rhimes? A EW che ha fatto notare questa contraddizione ha risposto così:
“Dopo 10 anni, due anni sono un battito di ciglia”.
Uhm.
Comunque sia, dall’intervista a EW sembra davvero che Dempsey fosse stanco di una vita sul set, una vita che a gennaio lo ha visto anche separarsi dalla moglie Jillian Fink, che gli ha dato tre figli Tallulah Fyfe (nata nel 2002) e i gemelli Sullivan Patrick e Darby Galen (nati nel 2007). McDreamy in famiglia non sembra aver fatto il miracolo. Intanto ricorda con tenerezza soprattutto i primi tempi, il pilot e la prima stagione che gli hanno cambiato la vita.
“E’ stato un percorso incredibile. Alla fine della prima stagione non credevo che fossimo stati capaci di reggere 24 episodi. Non avevo mai girato così tanto prima. Dopo aver fatto 24 episodi nella prima stagione pensai ‘Come potremmo rifarlo’? 24 episodi vuol dire un sacco di lavoro per tutti, per gli scrittori, per il cast tecnico, che è sul set tutti i giorni. Devo stare molto attento a dire queste cose perché noi siamo ben pagati e siamo fortunati, ma sono tante ore di lavoro. Ne abbiamo fatte anche 17 di seguito. Mediamente dalle 12 alle 15 al giorno. E questo per 11 anni. E’ straordinario quel che Shonda Rhimes fa con gli show che cura e quanto creativa sia per sostenerli e quanto sia capace di gestirli. Davvero notevole”.
Ripercorre poi i motivi che lo hanno spinto a firmare all’inizio:
“Sicurezza lavorativa, perché no. E poi è difficile dire no a certe cifre. Come fai a dire no? Ma è una decisione davvero difficile perché è impegnativo essere un ‘attore operaio’ e anche tra protagonisti di uno show così seguito. Di più, essere tra i protagonisti di una serie ‘fenomeno’, conosciuta in tutto il mondo, e interpretare un ruolo adorato in tutto il mondo. E’ davvero inebriante. C’è molto da lavorare per mantenere la giusta distanza da questo successo, per avere la giusta prospettiva… difficile lasciare anche perché non si sa mai se si lavorerà ancora e se si avrà ancora successo.
Poi c’è un momento in cui ti domandi quanto ancora puoi andare avanti con questo personaggio, dove ti porteranno. Domande di questo genere che implicano decisioni importanti. Si tratta di 10 mesi di lavoro, 15 ore al giorno. Non sai mai il tuo orario. Tuo figlio di chiede cosa farai lunedì e tu non puoi rispondere che ‘Non lo so, non so i miei orari’. E così vai avanti per 11 anni, una vera sfida. Ma io sono grato per tutto questo perché sei ben ricompensato e quindi non ci si può lamentare se non hai diritto (al tuo tempo). Ma non hai nessun controllo sui tuoi orari. Devi essere solo molto flessibile”.
Ora di tempo Patrick Dempsey ne avrà a disposizione, lontano dal set di Grey’s Anatomy.