Niente Golden Globes. La NBC perde milioni. Perché lo sciopero dura ancora?
Obiettivamente, a un osservatore esterno, la situazione che si è venuta a creare negli U.S.A. potrà apparire veramente paradossale. Prendiamo, per esempio, la questione Golden Globes: la cerimonia di premiazione è saltata. Secondo Mediaweek, considerata la crescita degli ascolti dell’evento (+20% dal 2005 al 2006, +7% dal 2006 al 2007), la NBC perderà, a causa
Obiettivamente, a un osservatore esterno, la situazione che si è venuta a creare negli U.S.A. potrà apparire veramente paradossale.
Prendiamo, per esempio, la questione Golden Globes: la cerimonia di premiazione è saltata. Secondo Mediaweek, considerata la crescita degli ascolti dell’evento (+20% dal 2005 al 2006, +7% dal 2006 al 2007), la NBC perderà, a causa di questo scherzetto, una cifra compresa fra i 10 e i 15 milioni di dollari. Gli ascolti della conferenza stampa che ha annunciato i vincitori dei Golden Globes 2008 sono stati ridicoli.
Nonostante ciò, lo sciopero degli sceneggiatori continua, e non ci sono accenni di risultati nei negoziati che lascino presagire una rapida soluzione della protesta. Le posizioni delle due parti in causa, la WGA che rappresenta gli sceneggiatori e gli autori e la AMPTP che rappresenta le major, sono radicate e congelate.
I primi sanno che l’unica speranza che hanno di veder accolte le loro richieste – richieste che appaiono sacrosante, considerato il fatto che una buona fetta degli introiti delle major deriva da internet, un’area d’applicazione del loro lavoro che non frutta nemmeno un centesimo agli scrittori – è di resistere ad libitum. Alcuni forti del fatto che ricevono comunque compensi sui diritti delle repliche in onda. Tutti convinti del fatto di meritare un trattamento economico migliore (dati alla mano, un quarto degli sceneggiatori di Hollywood percepisce 37mila dollari lordi l’anno, la metà si colloca sotto i 105mila dollari. E, com’è ovvio, uno sceneggiatore può anche non lavorare per un anno intero o più).
I secondi invece non possono cedere, per non creare il precedente, e accettano di perder introiti nell’immediato, sperando di non perderne di più in futuro. La campagna informazione che lanciano (nell’immagine un esempio) è volta a screditare quelli che ormai non sono più l’altro lato del tavolo delle trattative ma degli avversari, mostrando quanto il loro sciopero stia costando all’intera industria, creando una vera e propria campagna di demonizzazione.
Quale che sia la strategia, comunque, la AMPTP sa che cedere significherebbe mostrare tutta la propria debolezza e aprirebbe le porte a chissà quali altre richieste. L’analisi potrà sembrare banale, ma questo braccio di ferro è in una situazione di perfetto equilibrio, e la soluzione appare molto lontana. E le ripercussioni non tarderanno a farsi sentire sull’industria dell’intrattenimento globale. Il che – se le nostre major fossero lungimiranti – potrebbe essere anche un’occasione per mettersi a produrre in maniera autarchica, per quanto riguarda l’Italia.