Giusto trasmettere fiction di mafia in Tv? Inchiesta di Sorrisi, il nostro sondaggio
Tv Sorrisi e canzoni esce domani in edicola con un’inchiesta – da cui traiamo spunto per il nostro sondaggio, che durerà una settimana – che riguarda le fiction di mafia in televisione. Dopo il grande successo di Il capo dei capi, Canale 5 trasmetterà, domenica 13 gennaio, L’ultimo padrino, miniserie in due puntate dedicata alla
Tv Sorrisi e canzoni esce domani in edicola con un’inchiesta – da cui traiamo spunto per il nostro sondaggio, che durerà una settimana – che riguarda le fiction di mafia in televisione. Dopo il grande successo di Il capo dei capi, Canale 5 trasmetterà, domenica 13 gennaio, L’ultimo padrino, miniserie in due puntate dedicata alla cattura di Bernardo Provenzano. E il popolare settimanale intervista e pubblica i pareri di politici, parenti di vittime di mafia, magistrati, protagonisti delle fiction stesse. In anteprima alcune dichiarazioni: contrari Mastella e Rita Borsellino. In bilico Giovanni Impastato. Favorevole Michele Prestipino.
Clemente Mastella, Ministro della Giustizia: Sono contrario. Non trovo giusto che figure negative come Totò Riina prima e Bernardo Provenzano ora, vengano elevate a mito. Il rischio è l’effetto emulativo e questo non giova ai giovani. Ma visto che la fiction è già stata girata, non mi rimane che vederla.
Mi piacerebbe che dopo un film come questo seguisse un dibattito: una trentina di minuti dove esperti, giudici, psicologi, vittime della mafia, riportassero la vicenda in un contesto reale. Non tutto il pubblico infatti è preparato ad affrontare argomenti così forti e complicati.
Rita Borsellino: Il mio giudizio nei confronti di queste fiction è ancora una volta negativo. Il messaggio che passa è ogni volta devastante. Chi assiste, non sempre è preparato. Quel tipo di mafia che si racconta non è più cronaca, ma non ancora storia e il pubblico, la gente, a parer mio non ha gli strumenti necessari per capire. Per questo è altissimo il rischio di subire il fascino dei personaggi rappresentati. Nel caso de «Il capo dei capi», anche grazie alla bravura dell’attore che ha interpretato Riina, ne è uscito un personaggio appetibile, che può essere mitizzato. Nelle fiction, se si vogliono fare, bisogna aggiungere il ruolo della società civile che si batte contro il pizzo, contro l’omertà.
Giovanni Impastato (fratello di Peppino ucciso nel ‘78 da una carica di tritolo mafioso): La lotta alla mafia la fanno personaggi positivi. Sono queste le figure che devono emergere
Michele Prestipino, magistrato della Procura di Palermo (insieme alla collega Marzia Sabella e al Procuratore aggiunto Giuseppe Pignatone ha fatto arrestare Bernardo Provenzano l’11 aprile del 2006 dopo 40 anni di latitanza): Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica a prendere coscienza che la mafia è un problema nazionale. Per esempio la fiction «Il capo dei capi» ha spiegato l’affermazione del potere criminale dei corleonesi che ha sfidato tragicamente lo Stato. Il rischio del fascino può esserci, ma va risolto parlandone. Bisogna superare l’idea che di mafia si possa discutere solo con il linguaggio degli addetti ai lavori