Fabrizio Pulvirenti a Sanremo 2015: “Se avessi avuto la pelle nera sarei morto”
Il medico italiano volontario di Emergency che ha contratto l’ebola, ed è guarito, racconta la sua esperienza a Sanremo.
Fabrizio Pulvirenti, il medico di Emergency colpito dall’ebola e sopravvissuto alla malattia, è salito sul palco dell’Ariston per raccontare la sua esperienza nella prima serata di Sanremo 2015. Precisa subito di non essere un eroe:
“Se avessi avuto la pelle nera sarei morto come le migliaia di vittime di ebola in Africa. Sono diventato un simbolo solo perché sono un bianco, un europeo un italiano”
dice il medico che sottolinea il lavoro di Emergency nella zona.
“Grazie all’ospedale di Emergency la mortalità per ebola è passata dal 70 a poco più del 40%”
dichiara il medico che non nasconde di aver temuto il peggio:
“Un po’ di paura l’ho avuta perché ci si trova faccia a faccia con la morte. Io ho capito di essermi contagiato, quando dopo due giorni di diarrea e vomito, ho avuto la febbre a 39°. Abbiamo fatto il test e ho capito di essere malato”.
Ha poi aggiunto:
“E’ stato difficile far tacere il medico dentro di me, ma con quando la luce della mia coscienza si è spenta in terapia intensiva sono diventato il ‘paziente zero’.
Ho pensato di morire quando è apparso l’esantema e ho pensato di essere stato colpito da una forma emorragica”.
Di cosa ha bisogno adesso Emergency, chiede Conti:
“C’è bisogno di volontari, di soldi. Tornerò in Africa. Anche se le mie figlie non sono d’accordo”.
Per lui un accenno di “Brividi” di Rossana Casale, una delle canzoni del Festival cui è più legato.
Fabrizio Pulvirenti ospite a Sanremo 2015
Sanremo 2015 – Fabrizio Pulvirenti sarà ospite della prima serata del Festival di Sanremo 2015. La cosa era già trapelata nei giorni passati ed è stata appena confermata in sala stampa da Carlo Conti, durante la conferenza stampa d’apertura del Festival.
Chi è Fabrizio Pulvirenti?
È il medico italiano che aveva contratto l’ebola e che è guarito.
Ricoverato allo Spallanzani lo scorso novembre, dopo aver contratto il virus in Sierra Leone, è stato poi dimesso il 2 gennaio 2015 dagli specialisti che lo hanno curato e che lo hanno poi dichiarato completamente guarito.
La sua testimonianza sarà preziosa non solo per riaccendere i riflettori su un’emergenza che oggi l’occidente sembra già aver dimenticato, ma anche per ricordare che in Africa si muore d’altro, in misura molto più violenta. Per la pneumonia, per la diarrea, per la malaria.
Per ricordare, insomma, che c’è un mondo che va avanti con la sua miseria anche se i giornali e i giornalisti non ne parlano.