Il Musichiere, 50 anni e sentirli. La Rai ci rinuncia
Dar conto di certi anniversari è un po’ bizzarro. Oggi ricorrerebbe il compleanno de Il Musichiere, storico varietà televisivo giunto alla veneranda età di 50 anni. Ma, solitamente, i festeggiamenti andrebbero destinati a colossi ancora in vita, come Lo Zecchino D’Oro o l’impero di Walt Disney. In questo caso, invece, non c’è più niente da
Dar conto di certi anniversari è un po’ bizzarro. Oggi ricorrerebbe il compleanno de Il Musichiere, storico varietà televisivo giunto alla veneranda età di 50 anni. Ma, solitamente, i festeggiamenti andrebbero destinati a colossi ancora in vita, come Lo Zecchino D’Oro o l’impero di Walt Disney. In questo caso, invece, non c’è più niente da fare: il disco si è rotto e la Rai sembra aver definitivamente abortito l’idea di un revival, osteggiata dagli stessi eredi del marchio.
“Un nuovo Musichiere? Una pessima idea, è una formula ormai obsoleta e l’idea della scorsa stagione del direttore di Rai 1 Del Noce di affidarlo alla Ventura era pessima: lei è totalmente inadeguata al mezzo televisivo, non conosce le regole fondamentali della comunicazione”.
A dirlo è Antonello Riva, figlio dello storico attore Mario, a margine della presentazione della serata speciale che martedì alle 21 al Teatro Studio dell’Auditorium – Parco Della Musica di Roma, ricorderà il mitico quiz musicale a cinquant’anni dal debutto sulla Rai. A festeggiare Il Musichiere (in onda dal 7 dicembre dal 1957 al 1960) nell’evento organizzato dalla Fondazione Musica per Roma in collaborazione con le Teche Rai, ci saranno tra gli altri Johnny Dorelli e Pippo Baudo. Un’occasione che rende felice Antonello Riva, 55enne autore televisivo, ma non mitiga la sua delusione.
“Le reti Rai, fatte salve le testate, sono scandalosamente assenti da questa ricorrenza”.
Era il 7 dicembre 1957 quando il quiz musicale è andato in onda per la prima volta dal nuovo centro romano di produzione Rai di via Teulada con il titolo provvisorio Conosci questo motivo, sulla falsariga del format Nbc Name that tune. Una settimana dopo ha assunto il titolo definitivo, con cui è stato tramandato sino ai giorni nostri.
Il meccanismo del gioco era semplice: l’orchestra suggeriva alcune note del brano da indovinare e i due concorrenti, dotati di regolamentari scarpe da ginnastica, scattavano dalle sedie a dondolo per suonare la campana e acquisire così il diritto di rispondere al quiz canoro. Il vincitore depositava metà del premio nella “cassaforte musicale”, per riaggiudicarselo (insieme al diritto di ripresentarsi la settimana successiva) solo nel caso in cui avesse indovinato il motivo misterioso emesso da una cigolante saracinesca.
Insomma, il Musichiere è entrato nella storia sacra della tv, diventando un fenomeno di costume con i neologismi alla ‘nientepopodimenoche’, la sua sigla storica ‘Domenica è sempre Domenica’ e i mitici Antonello Falqui e Mario Riva, rispettivamente direttore artistico e conduttore. Eppure, parlando del Musichiere, ci troviamo di fronte a una specie televisiva estinta da diverse generazioni catodiche a questa parte. E non a torto, visto che stiamo parlando di un programma tanto illustre quanto improponibile ai giorni nostri.
L’unico che continua a ripercorrerne nostalgicamente la liturgia è Michele Guardì, nei suoi giochini stile ‘rubabandiera’ dagli studi di Via Teulada (non a caso, celebrerà a In Famiglia l’evento, alla presenza in studio del figlio del conduttore, Antonello Riva, e di Lorella De Luca, valletta dell’edizione del 1958).
Morale dell’anniversario? Certi reperti archeologici, proprio perché inestimabili, vanno lasciati così come sono, impressi nella memoria culturale dei loro tempi e in quella storica dei nostri. A noi non resta che accontentarci dei cloni di nuova generazione, da Chi Fermerà la musica di Pupo a Canta e Vinci con Amadeus. Due numeri zero in arrivo sui nostri schermi, giusto per farci rimpiangere Sarabanda.