L’Oriana, conferenza stampa miniserie Raiuno con Vittoria Puccini
L’Oriana: la conferenza stampa di presentazione della miniserie di Rai1 dedicata alla Fallaci
13.27 Finisce la conferenza.
13.25 Perché è stata fatta una versione cinematografica più breve? Procacci: “È di prassi, siamo contenti di questa versione”. Puccini: “Perché è un film che meritava di essere proiettato al cinema”. Il film sarà proiettato in 60 sale solo per due giorni, domani e dopodomani.
13.21 Rulli: “Nell’ultima parte la battaglia politica della Fallaci si lega alla battaglia contro il cancro, l’alieno. A livello esistenziale del personaggio questa doppia battaglia estrema ha condizionato le sue scelte di analisi politica”.
13.16 Nella versione televisiva ci sarà più spazio per le critiche della Fallaci verso l’Islam? Il regista: “Non ci sembrava che la polemica potesse essere un elemento conduttore, anche se poteva farci comodo”. Turco racconta una scena non presente nella versione cinematografica mostrata ai giornalisti: la Fallaci giovane che parla con la Fallaci anziana; quasi non riconosce lei stessa perché appare integralista nella sua battaglia contro l’Islam; è la giovane Fallaci che contesta l’anziana perché non tutti i musulmani sono terroristi. Ma la vecchia Fallaci rivendica di poter dire – dopo l’11 settembre – che la guerra della jihad è una cosa che odia”.
13.08 Domande dei giornalisti. Vi siete posti il programma ‘il film sarebbe piaciuto a Oriana?’. Puccini: “Se fosse ancora viva, sarei terrorizzata al pensiero che vedesse il film. Ma mi sono ispirata al suo coraggio. Comunque ho cercato di rispettarla… magari mi avrebbe rispettata. L’ho interpretata senza imitarla”. Turco: “Io credo che ci avrebbe massacrato. Ma credo che avrebbe riconosciuto la nostra passione”. Andreatta: “La Fallaci avrebbe reagito con rabbia, ma sarebbe stata orgogliosa di quanto abbiamo fatto; abbiamo reso lo spirito di quello che lei ha fatto”.
13.04 Marchioni: “Mi sono affidato al regista e agli sceneggiatori. Quello che conoscevo io dell’uomo che interpreto era stato filtrato da Oriana attraverso Un uomo. L’ho riletto con molta cura, ho scoperto un uomo che dentro sé ne conteneva altri 15. Era un anarchico, un rivoluzionario, infiammato di vita e di morte. Mi ha fatto sorridere che sia stato in grado di fare un attentato senza mezzi, con 10 metri di miccia. Era matto, sin dall’inizio. Una pazzia data dall’inseguire in maniera maniacale gli ideali di libertà”.
13.01 Puccini: “Penso che la storia della Fallaci meritasse di essere raccontato, con tutte le luci e le ombre. C’è chi la ama, c’è chi la odia. Marco Turco è riuscito a non dare un giudizio su di lei”.
12.57 Vittoria Puccini: “È stata una sfida per me interpretare questo ruolo. Ho preso spunto dal suo coraggio. Conoscevo il suo lavoro di giornalista, la conoscevo, ma non avevo mai letto i suoi libri. Ho studiato la sua vita, la sua biografia, ho visto i video su Youtube, le sue interviste. Questa donna si pensa di conoscerla, ma invece ci sono avvenimenti incredibili. Ho pensato a una Forrest Gump al femminile, all’inizio. Mi sembrava interessante l’unire vita pubblica e vita privata. Avere un figlio l’ha tormentata, ma lei diceva di non essere in grado di avere un figlio”.
12.56 Rulli: “La Fallaci è una grande eretica, difficilmente inquadrabile. E per chi fa cinema è affascinante raccontare persone del genere. La Fallaci per la prima volta impone un io nel giornalismo”.
12.52 Gli sceneggiatori Stefano Rulli e Sandro Petraglia: “Quando abbiamo iniziato a leggere ci siamo accorti che non la conoscevamo, che avevamo molti pregiudizi. Abbiamo scoperto una persona molto complessa, molto libera. Era una persona furibonda, con grandi rabbie; ma anche dotata di grande ironia. Da qui è nata l’idea di raccontarla un po’ più da dentro. Abbiamo sdoppiato il personaggio, Oriana giovane e l’ultima Oriana, che ritiene che l’Islam minacci i valori dell’Occidente”.
12.49 Il regista Turco: “La complessità era anche di tipo produttivo, nella sceneggiatura c’erano tanti Paesi, tanti popoli. Abbiamo fatto un grande lavoro di sintesi per individuare momenti significativi e spettacolari. Abbiamo raccontato una vita in conflitto, una vita contro ogni pregiudizio; lei era libera. Nel film abbiamo messo la figura di Lisa, giovane giornalista. Abbiamo cercato di raccontare tutto questo con grande semplicità. Siamo la prima troupe occidentale che ha girato in Vietnam un film sulla guerra in Vietnam”.
12.46 Il produttore Procacci: “Avevamo preso un’opzione per i diritti di Un uomo; parlando con il nipote della Fallaci è nata l’idea di raccontare la sua storia”
12.42 Andreatta: “La chiave generale del nostro racconto è l’essere un personaggio che ha sempre manifestato il proprio pensiero senza paura di polemiche e controversie. È stato un grande sforzo produttivo, è la prima volta che Rai collabora con Fandango. La regia è cinematografica. È stato girato nei posti veri, in Vietnam, in Grecia, oltre che in Italia. Gli interni sono estremamente veri. La scelta di Vittoria Puccini è stata fatta perché volevamo un’attrice giovane capace di interpretare un personaggio così profondo. La somiglianza non è fisica, ma di carattere, è stata una grande prova di carattere”.
12.37 Tinni Andreatta, direttore Rai Fiction: “Raccontiamo uno dei testimoni più importante. del secolo passato. Un testimone fuori dagli schemi, una donna. Una professionista che nel giornalismo e nella scrittura ha raggiunto i massimi livelli. Una giornalista che sentiva la responsabilità individuale del suo lavoro. Il servizio pubblico deve raccogliere le voci fuori dal coro. Era complesso affrontare questa biografia, è stato necessario trovare una chiave di racconto che permettesse di narrare la sua storia. La chiave narrativa del racconto è nella vocazione della scrittura; ma lei era una grande lottatrice e combattente”.
12.36 Inizia la conferenza.
Tra pochi minuti avrà inizio la conferenza stampa di presentazione de L’Oriana, la miniserie in due parti in onda su Raiuno lunedì 16 e martedì 17 febbraio alle ore 21.15. Blogo la seguirà in tempo reale.
Si tratta di un film diretto da Marco Turco, già regista di Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu. A comporre il cast Vittoria Puccini, Vinicio Marchioni, Francesca Agostini, Adriano Chiaramida, Maurizio Lombardi, Gabriele Marconi, Stephane Freiss e Benedetta Buccellato.
La sceneggiatura è di Stefano Rulli e Sandro Petraglia, in collaborazione con Fidel Signorile e Marco Turco. A coprodurlo Rai Fiction – Fandango Tv (Domenica Procacci). Di seguito la sinossi del film che racconta la vita di Oriana Fallaci.
In uno dei suoi ultimi ritorni in Italia, Oriana (Vittoria Puccini) decide di rimettere ordine tra i materiali giornalistici e fotografici stratificatisi per anni nell’antica casa di famiglia, in piena campagna toscana. Per farlo si rivolge all’università di Firenze, che le manda una aspirante giornalista, di nome Lisa (Francesca Agostini), piena di buona volontà ma di nessuna competenza specifica, che accetta di fare il lavoro solo per avere la possibilità di conoscere quella che rappresenta per lei un vero mito. Nasce tra le due donne un rapporto complesso, fatto di curiosità e di stima, di rotture e momenti solidali, di distanza ideale ma anche di vicinanza umana, dove la battaglia con la morte di Oriana si intreccia con quella per la vita di Lisa, decisa a coniugare ciò che l’altra ritiene inconciliabile: la propria passione per il giornalismo in prima linea con il desiderio di essere donna e madre. All’interno di questo confronto tra donne di due generazioni così lontane e di opposto temperamento, si snoda -tappa dopo tappa- il racconto e insieme la riflessione sull’essere giornalista di una delle più famose reporter del mondo.
La sua vita avventurosa inizia negli anni del fascismo. Ragazzina, vive i giorni della lotta come staffetta partigiana. L’esperienza della guerra e il rapporto intenso con il padre (Adriano Chiaramida), uno dei capi della resistenza fiorentina, finisce per segnare in modo decisivo la sua capacità di guardare al futuro. Oriana a 16 anni diventa così cronista di nera, fa il giro dei commissariati e degli ospedali in bicicletta, fino a notte. Il giorno in cui compie venti anni manda un pezzo a L’Europeo, il più importante magazine italiano dell’epoca, e il suo sogno si avvera: l’articolo esce in prima pagina e qualche tempo dopo viene assunta. Assieme a un grande fotografo, Duilio Pallottelli, Oriana fa il giro del mondo, per scrivere di donne. A Karaci, s’imbatte in albergo nel matrimonio di una sposa-bambina. Un incontro emozionante, perché dialogare con quella piccola creatura non ancora donna e le figure femminili che l’attorniano porterà la giornalista a scoprire un pianeta sconosciuto, fatto di riti, paure e sogni, diversi da quelli dell’occidente. Ma attraverso figure così lontane da lei, Oriana riflette anche su di sé. La sua fortuna – dice – è essere nata italiana, povera, e donna: perché essere donna è ‘un’avventura che richiede molto coraggio, una sfida che non finisce mai. Devi combattere di più, vedere di più, pensare di più.’
Il tema della guerra torna con forza ad attirare Oriana negli anni della guerra in Vietnam. Racconta per le pagine de L’Europeo ciò che vede, senza schierarsi né coi vietcong né con gli americani, né con i sudvietnamiti. Scopre le menzogne e le atrocità, ma anche gli eroismi e l’umanità di quella ‘follia’ fatta di sangue, dolore, morte. E l’amore. Quello di un giornalista fuori dal coro come lei: Francois Pelou (Stephane Freiss).
A metà del ‘68 lascia il Vietnam, e il 2 ottobre, durante una manifestazione di protesta a Città del Messico, Oriana rimane ferita: è un massacro organizzato, la polizia spara sulla folla, muoiono centinaia di giovani, e lei – creduta morta – viene scaricata all’obitorio. Per fortuna un prete sente che respira.—————
La morte vista da vicino e gli amori quasi mai a lieto fine, non portano però Oriana a cercare lidi più sicuri. Nell’agosto 1973 Oriana conosce Alekos Panagulis (Vinicio Marchioni), leader della resistenza greca. Si incontrano il giorno in cui lui esce dal carcere: si innamorano, diventano inseparabili. Alekos è come lei: libero, senza dogmi, senza partito, con la stessa sete di verità. Sono giorni d’amore, e poi di dolore. Oriana vive il dramma dell’aborto, che poi decide di raccontare attraverso un monologo che diventerà un grande successo editoriale: Lettera a un bambino mai nato. E’ l’unico periodo della sua esistenza in cui si divide tra vita pubblica e vita privata. Poi, di colpo, nel giro di pochi mesi, l’idillio si rompe. Alekos muore in un incidente stradale ‘provocato’. La disperazione, il dolore, il pianto, si riversano nella scrittura di Un uomo: non è giornalismo, parla di loro due, d’amore, di lotta, del trovarsi, del perdersi. Oriana è spezzata dentro, è stanca. Ma ‘ci sono momenti nella vita in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. E lei conosce solo un modo, una sola strada, per non sottrarsi: ricominciare ad andare, in un mondo che ai suoi occhi assomiglia sempre più a un inferno.
Tra le tante grandi interviste ai potenti della terra, la più rocambolesca e incredibilmente avventurosa è quella a Khomeini. Nel corso di un confronto-scontro, Oriana trova il coraggio di una sfida impensabile: si toglie davanti al padre della rivoluzione islamica il chador che era stata costretta ad indossare. Un confronto a muso duro con il Potere. Forse l’ultimo, perché il suo giornalismo d’assalto sembra non trovare più spazio nel nuovo che avanza.
Così, con uno degli scarti più clamorosi della sua esistenza, decide di dire addio a quotidiani e settimanali e si ritira a New York a scrivere il racconto della sua vita e della sua famiglia. Dopo tante guerre, cerca la pace. Ma si illude. La tranquillità viene interrotta una mattina del 2001: è l’11 settembre, le torri vengono giù ‘in diretta’, il mondo cambia, non sarà mai più quello di prima. E anche la vita privata di Oriana è sconvolta: ha da poco scoperto di avere un tumore ai polmoni. Lo chiama “L’Alieno”. La sua battaglia diventa quella per resistere al Male, e – insieme – quella contro il terrorismo, l’estremismo, il fanatismo religioso. E’ tempo di tornare in pubblico al giornalismo d’assalto. Ma è anche il tempo di una riflessione su quanto l’Oriana adulta, con il suo ‘fondamentalismo laico’, appaia in contrasto con la giovane ragazza fiorentina curiosa del mondo e aperta a confrontarsi anche con le culture più lontane da lei.
Quando la fine appare ormai vicina, Oriana decide di abbandonare l’esilio americano e di tornare a casa, in Italia. Per rivedere per l’ultima volta la sua Firenze. Ed è lì che rincontra Lisa. La ragazza, che sta per diventare una giovane madre, è per lei specchio di un nuovo modo di essere donna e giornalista. E il rimpianto di quello che poteva essere la sua esistenza e non è stata, si coniuga con la consapevolezza che proprio quel suo approccio, burrascoso e passionale, con la scrittura e il mondo, ha aperto la strada a tante altre donne che verranno dopo di lei.