Capi dei Capi ancora sotto accusa: “Meglio un porno in prima serata”
Antonio Marziale, Presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, attacca il Capo dei Capi, ed è un affondo che pur ricaldando le accuse lanciate dal Ministro Mastella non più tardi di 4 giorni fa impallidire per veemenza le parole del Guardasigilli. Il tema è sempre quello, anche per Marziale la fiction di Canale 5 (stasera in
Antonio Marziale, Presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, attacca il Capo dei Capi, ed è un affondo che pur ricaldando le accuse lanciate dal Ministro Mastella non più tardi di 4 giorni fa impallidire per veemenza le parole del Guardasigilli. Il tema è sempre quello, anche per Marziale la fiction di Canale 5 (stasera in onda con l’ultima puntata), sarebbe una sorta di apologia di Toto Riina.
La messa in onda di un film porno in prima serata avrebbe prodotto sicuramente effetti meno nocivi. Propone un messaggio offerto agli adolescenti pedagogicamente distruttivo che non puo’ essere affatto definito d’impegno sociale.
Secondo Marziale il problema è sostanziale, riguarda la scelta stessa del tema “Mafia” e della centralità di Riina. Visto dall’esterno risulta difficile comprendere come sarebbe stato possibile trasporre le vicende e la storia del Capo dei Capi.
La sceneggiatura redatta intorno alla centralità di una figura delinquenziale di così elevato rango è da ritenersi antitetica al concetto d’impegno sociale, perché la trasposizione mediatica del personaggio centrale risulta suadente in un’era in cui il successo è perseguibile speditamente e ad ogni costo, come nel caso della mitizzazione di gente indagata per gravissimi reati, che assurge al ruolo di ospite d’onore nei salotti televisivi e viene contesa a colpi di euro
Ormai siamo di fronte ad un vero fuoco di fila contro la Fiction di Canale 5, visto che proprio ieri erano giunte altre dichiarazioni e giudizi poco lusinghieri da parte di persone anche più credibili dello stesso Marziale, non nuovo a certi giudizi taglienti.
Ci riferiamo alle parole del Pm di Palermo Antonino Ingroia, intervenuto a Radio 24, e della vedova di Boris Giuliano, funzionario di Polizia assassinato dalla Mafia. Ingroia concentra la sua critica ancora sulla questione della “fascinazione” che il personaggio interpretato da Claudio Gioè può emanare:
Sono contrario a ogni forma di censura. Ma ho la netta sensazione che con la fiction ‘”Il capo dei capi” c’è il rischio di fare un’iconografia alla rovescia su Totò Riina che emana un fascino un po’ sinistro. Ritengo che l’unica letteratura che tratti di mafia debba essere quella dei verbali di polizia e carabinieri e dei dispositivi di sentenze della magistratura. A parte i saggi degli studiosi
Ines Maria Leotta Giuliano è invece sorpresa e delusa dal taglio scelto per il personaggio di suo marito:
Mio marito non era così. Pur apprezzando il risalto dato alla sua figura deploro che gli autori o gli sceneggiatori non abbiano pensato di rivolgersi alla famiglia o alle persone più vicine per delinearne meglio la personalità. Non era un uomo di mezza età, non parlava in dialetto stretto (non ci sarebbe stato nulla di male, ma semplicemente non era così). Inoltre non usava abitualmente il turpiloquio e non fumava. Era un uomo giovane (nel 1969 aveva 38 anni) e non aveva bisogno di un inesistente “Schirò” che lo spronasse a combattere la mafia
Il nostro giudizio, opposto a quello dei tanti che accusano il Capo dei Capi, è noto. Ad ogni modo stasera l’ultima puntata, dopo gli straordinari ascolti delle ultime settimane, sfiderà Roberto Benigni e il suo “Il V Canto dell’Inferno“, chissà che tutta quest’improvvisa attenzione dei media non gli fornisca addirittura un vantaggio nella durissima competizione.