L’angelo di Sarajevo, Giuseppe Fiorello racconta la guerra attraverso temi che vanno oltre il conflitto
L’angelo di Sarajevo, il film-tv di Raiuno, racconta la guerra senza troppe banalità, attraverso temi attuali come l’adozione internazionale ed il coraggio, riuscendo a mostrare il conflitto ma anche l’affetto di chi non smette di combattere per la serenità
Commovente e capace di raccontare la guerra da una prospettiva classica ma non banale: L’angelo di Sarajevo, la miniserie di Raiuno, riesce a convincere con un racconto che risente ampiamente della fonte letteraria del libro di Franco Di Mare dal titolo “Non chiedere perché”, peccando in alcuni punti senza intaccare l’intento originale.
Giuseppe Fiorello si riserva da qualche tempo ruoli in fiction da denuncia sociale o che possano focalizzare l’attenzione su temi legati alla contemporaneità. Ed anche in questo caso riesce a portare in tv una vicenda che non può non incuriosire il pubblico: tra la guerra in Bosnia Erzegovina ed il tentativo del protagonista Marco (Fiorello) di adottare Malina (Iva Nikolic), la fiction riesce a comprendere tematiche che, insieme, hanno un effetto dirompente sulla riuscita della sceneggiatura. L’angelo di Sarajevo parla di guerra, di adozione internazionale, del giornalismo in territori rischiosi, di aiuti umanitari, ma anche di coraggio, ingiustizia, speranza e pace.
Proprio questi temi universali riescono a rendere la fiction differente: se da una parte c’è la specificità del periodo storico raccontato, dall’altra c’è la drammaticità di un uomo che lotta per poter adottare una bambina, salvarla da una guerra e così salvare anche una generazione.
Messi da parte alcuni momenti retorici, in cui il protagonista sembra dover a tutti i costi interpretare l’eroe che si rende conto delle brutalità della guerra, il film-tv mostra un’innocenza nel riuscire a raccontare il conflitto che si deve ad una presa di posizione che va oltre l’appoggio di una o dell’altra fazione. Il vero senso della fiction non è mostrare le dinamiche del conflitto, raccontato tra l’altro attraverso i servizi originali realizzati da Di Mare, ma l’evoluzione che un evento drammatico come questo può portare a uomini e donne.
L’angelo di Sarajevo evita le solite banalità sulla guerra, si concede alcune scene strappalacrime, ma soprattutto porta in tv una storia di affetto e coraggio che, grazie anche ad una regia non invasiva ed ad una fotografia non patinata, rende il pubblico consapevole della brutalità della guerra ma anche della forza di chi spera di potercela fare contro tutto e tutti.