Beppe Fiorello a Blogo: “L’angelo di Sarajevo emoziona, la cosa più difficile da fare in tv” (VIDEO)
“Molti scambiano la fiction che emoziona con la fiction bacchettona o vecchiotta. Il pubblico cerca l’emozione molto più della risata”
Beppe Fiorello è il protagonista de L’angelo di Sarajevo, la miniserie in due parti (“le fiction le chiamano film tv perché fa più figo”) in onda su Raiuno martedì 20 e mercoledì 21 gennaio 2015 (e non più lunedì 19, come inizialmente previsto, per evitare la concorrenza di Scherzi a Parte) ispirata al libro autobiografico di Franco Di Mare dal titolo Non chiedere perché.
Blogo dopo la conferenza stampa ha chiesto all’attore, volto di garanzia della serialità Rai, per quali ragioni ci siano voluti ben 4 anni perché il suo progetto di trasporre il romanzo in prodotto televisivo diventasse realtà:
Quando c’è la parola guerra, Scampia, Sarajevo spaventano pubblico e addetti ai lavori. Sarajevo rievoca la guerra… oddio sarà un film triste. Ci abbiamo messo un po’ di tempo per convincerli che non è solo un film di guerra, ma che racchiude il paradosso tra la guerra – quella di Sarajevo che nessuno aveva ancora raccontato in tv, è una guerra troppo dimenticata – e la storia di Franco Di Mare.
Fiorello ha però raccontato che “piano piano ci sono riuscito e li abbiamo convinti, grazie anche al produttore Roberto Sessa che mi è stato vicino e non mi ha mai abbandonato”. Peraltro quella vissuta e raccontata dal giornalista oggi alla conduzione di Unomattina “è una storia perfetta per la televisione” perché “c’è il drama, la storia romantica ed emozionante”.
A proposito di emozioni, l’attore si è lanciato in un appassionato discorso che vi riportiamo di seguito:
Emozionarsi non vuol dire essere bacchettoni o vecchi. Molti scambiano la fiction che emoziona con la fiction bacchettona o vecchiotta. Penso che l’emozione sia il sentimento che il pubblico – la maggior parte – più stia ricercando. Più della risata, più della comicità. Sono stra-convinto. Io personalmente cerco sempre più l’emozione che la leggerezza senza alcuna profondità. Emozionarsi può essere anche una bella risata. Benigni mi fa ridere, ma anche emozionare. Pure Sordi lo faceva.
Fare emozionare al cinema o alla televisione è difficile, lo possono fare in pochi. Invece indignare, spaventare essere cruenti, sparatorie, schizzi di sangue è molto semplice. Una scena cruenta la può fare anche un ragazzino di 11 anni con un iPhone.
Che si riferisse in particolare alla serie di Sky (ora in onda su Rai3) Gomorra, viste le passate polemiche con Roberto Saviano?
In apertura di post la video intervista integrale.