I Dieci Comandamenti, Papa Francesco si complimenta con Benigni
Papa Francesco telefona a Roberto Benigni per complimentarsi de I Dieci Comandamenti.
Papa Francesco loda Benigni per I Dieci Comandamenti, lo ‘show’ in onda su Rai 1 in prima serata lunedì 15 e martedì 16 dicembre 2014. L’indiscrezione arriva dall’Ansa: stando a fonti vaticane, Papa Francesco avrebbe telefonato a Benigni tra la prima e la seconda puntata per complimentarsi con lui. Manca una conferma ufficiale del Vaticano, ma non c’è neanche una smentita. Il vicedirettore della Sala Stampa Vaticana, padre Ciro Benedettini, sentito dall’Ansa, si mantiene ‘vago:
“Non confermiamo ma neanche smentiamo la notizia. Si tratta di telefonate private del Santo Padre”.
Benigni lodato dal Papa, dunque. Se qualcuno lo avesse profetizzato una trentina di anni fa sarebbe stato immediatamente rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Erano gli anni delle bestemmie e di Berlinguer ti voglio bene, del ‘Wojtylaccio’ in diretta a Sanremo 1980, del Pap’Occhio sequestrato per “vilipendio alla Religione Cattolica e alla persona di S.S. il Papa”.
Era un’altra epoca. Un altro mondo. Un altro Benigni, che raccontava i Comandamenti in un altro modo. Era anche un altro ‘papato’, che centellinava le telefonate (quella di Wojtyla in diretta a Bruno Vespa resta nella storia della tv planetaria), lontano dal cellulare ‘in tasca’ di Francesco.
Per Benigni, quindi, una consacrazione. Inutile dirvi che sarei davvero curiosa di sapere cosa si sono detti. La Chiesa, seppur ‘contenta’ della conversione (o forse, più semplicemente, dell’applicazione del modello esegetico a un testo sacro) non manca di fare distinguo sulla lettura di Benigni.
Monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio della Nuova evangelizzazione, è convinto di aver trovato un nuovo ‘modello’ di predicazione, come dichiarato a Il Messaggero:
“Benigni è stato un comunicatore eccezionale. Ha coniugato fede e cultura come raramente si riesce a fare, ha portato un tema non facile, quello dei comandamenti, nelle case degli italiani, ha aiutato a riflettere. Anche noi uomini di Chiesa. La Chiesa ha bisogno di una nuova apologia della fede e Benigni ha dato un segno concreto di come la fede può essere presentata. (…) E’ stata una testimonianza e non uno spettacolo. Ci ha fatto mettere in ginocchio davanti al mistero di Dio”.
Dall’altra parte non manca chi insiste sulla lettura ‘bigotta’ dei comandamenti, soprattutto del celeberrimo ‘Non commettere atti impuri’, che nella vulgata ha perso completamente l’aspetto originario del ‘Non commettere adulterio’ (al netto di tutta l’atavica discussione sulla traduzione biblica, infinito argomento di studi e di analisi nei secoli dei secoli). A dimostrazione del fatto che Benigni non si è del tutto piegato alla predicazione cattolica-cristiana, c’è chi lo contesta proprio per quelle sue licenze al sesso e difende la Chiesa dalle accuse di manipolazione.
E’ il caso di Padre Ugolino Vagnuzzi, francescano, giornalista e amico di molti volti noti di cui l’Ansa riporta alcuni commenti sui Dieci Comandamenti.
“E’ stato bravissimo. Li ha interpretati in modo magistrale ed anche mordace e intelligente, (…) su sesso e adulterio è proprio scivolato. Come si fa a dire che su questi temi la Chiesa si è permessa il lusso di cancellare le parole di Dio per metterci le proprie…? Sono temi delicati, che forse non meritano di essere trattati così, soprattutto davanti a milioni di telespettatori e sui quali non può essere fatta confusione”.
E sono queste dichiarazioni che in fondo sollevano il mio spirito e mi fanno capire che l’operazione di Benigni, per quanto retorica, noiosa, pretestuosa, presuntuosa, ipocrita (al netto delle tante polemiche sul compenso) possa essere considerata da molti, ha avuto una sua funzione, quanto meno ha avvicinato qualcuno a una diversa, non certo rivoluzionaria, lettura dei Comandamenti. Come già scritto, la formula esegetica si nutre dell’ignoranza e ha pertanto un florido futuro.
Chissà che ne pensa Papa Francesco.
Ma in fondo, a risentire Benigni del 1980 è poi tanto diverso da quello di oggi? Predica ‘amore’ da sempre. All’epoca era più carnale, l’ormone aveva altre urgenze, ora è tutto più sublimato. E quel ‘Wojtylaccione’ oggi farebbe un po’ di polverone, ma non credo scatenerebbe l’ira funesta delle Camere, del Vaticano e del Quirinale. Mi sa che siamo cambiati più ‘noi’ di lui…