La terza verità: l’accanimento dei media in una fiction
Dopo averci proposto, nelle settimane appena trascorse, una fiction di ambientazione storica lontanissima dai nostri giorni come “Guerra e Pace”, RaiUno torna prepotentemente sull’attualità, mandando in onda, stasera e domani in prima serata, “La terza verità. Le voci che uccidono”.Il tema, quello dello sfruttamento dei fatti e delle persone coinvolte da parte del cosiddetto “circo
Dopo averci proposto, nelle settimane appena trascorse, una fiction di ambientazione storica lontanissima dai nostri giorni come “Guerra e Pace”, RaiUno torna prepotentemente sull’attualità, mandando in onda, stasera e domani in prima serata, “La terza verità. Le voci che uccidono”.
Il tema, quello dello sfruttamento dei fatti e delle persone coinvolte da parte del cosiddetto “circo mediatico”, negli anni è diventato sempre più delicato, e non poteva non passare inosservato in televisione: la trama di questa fiction, infatti, per quanto sia inventata ricorda molto da vicino certe vicende degli ultimi anni ed ha un alto tasso di probabilità che una storia del genere possa realmente accadere.
Le vicende di personaggi più o meno noti che si ritrovano a doversi difendere dall’accusa di un reato che non hanno mai commesso, la cui presunta colpevolezza viene amplificata dai mezzi di comunicazione, infatti, ne conosciamo molte: dal caso che ha coinvolto Enzo Tortora (accusato di essere un camorrista), ad Azouz Marzouk, sospettato principale subito dopo la strage di Erba. In questi ed altri casi, i media hanno avuto un ruolo da protagonista, e così sarà nella fiction. Ma di cosa parla “La terza verità”?
Il protagonista è un brillante neurochirurgo pediatrico, Sergio Giansanti (Enzo Decaro), che oltre ad avere un ‘ottima reputazione come medico è anche stimato nella città in cui vive, Perugia, assieme alla moglie Claudia (Anna Kanakis) ed alle due figlie. L’idillio viene interrotto quando fa la sua comparsa nella tranquilla città uno spietato serial killer, soprannominato “Bracciodiferro”, che , dopo aver ucciso le sue vittime, ne sventra il corpo con una precisione chirurgica.
Non appena, però, l’assassino lascia fin troppi indizi sul luogo del delitto, i sospetti ricadono subito sul medico, che ovviamente è innocente. A cercare di incastrarlo non è però solo la polizia, ma anche l’agguerrita giornalista locale Lidia Roccella (Bianca Guaccero), spinta dal maggiore Guido Salimbeni (Marco Falaguasta), che in questo modo si garantisce una maggiore libertà nelle indagini, dando però in pasto ai media una persona innocente.
Tra pentimenti e colpi di scena viene così sviluppata durante le due puntate una chiara accusa contro gli attuali media, che spesso, invece di informare, distorcono la realtà, cercando non la verità dei fatti, né quella giudiziaria, bensì una “terza verità”, ovvero quella che fa scalpore e, sopratutto, ascolti.
Le “voci” del sottotitolo, sono infatti quelle della gente, che si insinuano ma non spariscono, anzi, lasciano una macchia indelebile nella vita di chi è coinvolto, soprattutto quando lo mettono in cattiva luce, così come dice il regista Stefano Reali (che aveva già avuto a che fare con un argomento simile ne “L’uomo sbagliato”):
“Si attaccano addosso alla persona colpita come delle piaghe dermatologiche, visibili a tutti, pubbliche. E sono molto rapide, nel propagarsi. Possono letteralmente dilagare. Forse è anche per questo che la calunnia, la diffamazione, sono sempre state considerate dei reati penali particolarmente pesanti. Perché tutti sappiamo quanto è difficile sradicare una cattiva voce che si è sparsa. Il problema è che se qualcuno conosce bene questo meccanismo dell’animo umano, potrebbe usarlo a suo vantaggio, con poca fatica. E’ la forza delle voci che farà il lavoro. E’ la fisiologica attitudine umana a sparlare, ad attribuire il Male all’Altro, che ne sarà il formidabile motore. E’ quello che cerco di dire, con questo film: può bastare una piccola boccetta di veleno versata nella cisterna, per avvelenare tutta l’acqua di una città. O anche semplicemente per assopirne le capacità di giudizio dei suoi abitanti.”
Della stessa opinione è Anna Kanakis, che in un’intervista a “Tv Sorrisi e Canzoni” riconosce la pericolosità di lasciarsi coinvolgere dalle Voci del Popolo:
“Bisogna sempre «vigilare»: la gente giudica sempre, parteggia per l’uno o per l’altro senza conioscere le vere ragioni e cerca di manipolare la mente altrui. Ma chi si comporta così manca di equilibrio interiore”.
Una fiction che vuole dunque anche far riflettere, e che ci pone davanti una domanda provocatoria: siamo davvero così influenzati dai media, al punto da non sapere più riconoscere la verità?
La fiction è stata scritta da Salvatore Basile, Stefano Reali e Francesco Balletta, da un’idea di Alessandro Jacchia, che l’ha anche prodotto assieme a Maurizio Momi per Albatross, in collaborazione con la Rai.