Questioni di Famiglia, Ilaria Cucchi a Blogo: “Non voglio fare carriera sulla morte di mio fratello”
La sorella di Stefano Cucchi intervistata da Blogo.
Ilaria Cucchi è una dei quattro inviati, o narratori, di Questioni di Famiglia, il programma condotto da Marida Lombardo Pijola che avrà inizio venerdì 21 novembre in prima serata su Rai 3.
E’ scontato ricordare il motivo per il quale la presenza di Ilaria Cucchi nel cast di questo programma ha suscitato più di una polemica, soprattutto da parte dei suoi detrattori. Ilaria Cucchi è nota, come ben sappiamo, per la vicenda giudiziaria relativa a suo fratello Stefano, arrestato nel 2009 e morto durante la custodia cautelare: lo scorso 31 ottobre, una sentenza della Corte d’Appello di Roma ha assolto tutti gli imputati per l’omicidio di Stefano Cucchi, con la famiglia di quest’ultimo che ha deciso, quindi, di fare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.
Durante la conferenza stampa, Andrea Vianello ha allontanato con decisione l’accusa (anche se accusa vera non è stata) di strumentalizzare la presenza di Ilaria Cucchi a favore di questo programma.
La diretta interessata, intervistata da noi di Blogo, ovviamente, non ha negato il fatto che la proposta a lavorare per questo programma non sarebbe mai arrivata senza la morte di suo fratello Stefano ma ha affermato che non ha alcuna intenzione di costruirsi una carriera televisiva alle spalle di questa tragedia.
Ecco le sue dichiarazioni.
Quali sono stati i motivi per i quali hai accettato questa esperienza televisiva?
Ho accettato perché il progetto mi è piaciuto tantissimo perché è vero che non sono una giornalista ma sono semplicemente una persona che con il suo personale vissuto ha acquisito una sensibilità che prima non aveva e questo programma per come è strutturato, per come è immaginato, mi consente di entrare nella vita delle persone che intervisto e di prendere qualcosa di loro e lasciare qualcosa di me e mi piace moltissimo. Mi piace il fatto che si parla di storie normali, talmente normali che rischiamo di ritenerle banali e invece non è così perché ogni storia in sé racchiude tante sfaccettature e, altra cosa, so cosa vuol dire sentirsi in uno stato di isolamento e spesso chi vive delle situazioni difficili all’interno della propria famiglia si sente isolato e si sente di non poterle condividerle con nessuno, sente che nessuno può capire veramente quello che si sta passando. In realtà, invece, non è così. Ci saranno persone a casa che vivono quelle stesse situazioni che magari si sentiranno rassicurati dal fatto che non sono sole e magari potranno trarre degli spunti, delle idee per affrontare i loro problemi. Insomma, questo programma mi piace moltissimo e vivo il tutto con grande entusiasmo. So che finita questa esperienza finirà qui, tornerò, anzi continuerò, perché tuttora continuo la mia vita normale di mamma e continuo il mio lavoro, però sicuramente ne uscirò arricchita sul piano emotivo. Insomma, un grosso bagaglio. E poi semplicemente mi consente di vivere. Ci sono tanti che dicono che sono troppo concentrata sui temi ormai a me cari ed è vero però non avrei potuto e non potrei fare diversamente. La mia vita è dedicata a questo però penso anche che mio fratello mi vuole viva.
Sul sito ufficiale del programma, lei si è definita “sensibile ai temi degli ultimi”. Secondo lei, quale può essere una definizione di “ultimo”?
Mio fratello è stato un ultimo. Gli ultimi sono tutti coloro che molto spesso vengono isolati, lasciati indietro nella nostra società per colpa dei pregiudizi.
Teme delle critiche per questa sua decisione?
Certo che si saranno delle critiche. Ce ne faremo una ragione. Io non pretendo di essere simpatica a tutti. Io a tutti chiedo semplicemente questo, di ricordarsi come è morto mio fratello, di ricordarsi cosa sono stati i nostri due gradi di giudizio, cos’è il nostro processo, ricordarsi tutto quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo con enorme fatica, di ricordarsi di mio fratello. Dopodiché sarei ipocrita a dire che Magnolia mi avrebbe chiamato un mese fa se non fosse morto mio fratello, ma allora che vogliamo dire, che voglio fare carriera sulla morte di mio fratello, non è così. E’ semplicemente un’esperienza che ho accettato perché l’ho trovata un’esperienza veramente bella.