Home Serie Tv Questo nostro amore 70, Manuela Ventura a Blogo: “Teresa Strano sarà ancora più decisa e questo scatenerà scintille con il marito Salvatore”

Questo nostro amore 70, Manuela Ventura a Blogo: “Teresa Strano sarà ancora più decisa e questo scatenerà scintille con il marito Salvatore”

Inizia stasera Questo nostro amore 70. Manuela Ventura, l’attrice che interpreta Teresa Strano, assicura: “Ci saranno nuove evoluzioni che ci terranno un po’ col fiato sospeso, ma daranno una grande vitalità a tutta la storia”.

pubblicato 28 Ottobre 2014 aggiornato 2 Settembre 2020 22:45

Arriva questa sera su RaiUno, dopo due anni di attesa, Questo nostro amore 70, la seconda stagione della fiction con Anna Valle e Neri Marcorè che vede tra i protagonisti anche la brava Manuela Ventura, l’attrice che dà il volto alla simpaticissima Teresa Strano, moglie di Salvatore e mamma di Bernardo. Un personaggio, quello di Teresa, molto amato dal pubblico della prima stagione per il suo essere dolce, materna, curiosa dei cambiamenti e pronta a cambiare in meglio la sua vita, con quel tocco di simpatia che la Ventura ha saputo regalarle. È proprio Manuela, alla vigilia del suo ritorno in tv, a raccontarci questo nuovo capitolo della fiction e quello che accadrà al suo personaggio, in una nuova avventura che spera di entusiasmare il pubblico, così come era accaduto nella prima stagione.

Tornate a distanza di due anni dal grande successo di Questo nostro amore. Quali sono le emozioni alla vigilia del debutto?

In parte è come essere tornati indietro nel tempo. L’emozione è tanta. Già quest’estate, dopo la messa in onda delle repliche della prima serie, si è ricreata intorno alla fiction una grande partecipazione. C’è curiosità, interesse, ho sentito e letto bellissimi commenti, dunque cresce la voglia di condividere ancora una volta questa nuova avventura che sarà una ventata di novità e di nuove emozioni.

Quando la prima stagione di una fiction ha molto successo, le aspettative per la seconda serie sono sempre molto alte. Questa cosa ti preoccupa o credi che le attese siano ben riposte?

Sì, è vero, c’è una grande aspettativa. Ricordo che inizialmente qualcuno tra gli spettatori era dubbioso sulla possibilità di una seconda stagione. La paura era anche quella di rimanere delusi. Io non ho dubbi: il rischio non ci sarà. Sin dalla prima lettura della sceneggiatura tutti siamo rimasti colpiti per la vivacità, le novità, i colpi di scena. Anche per noi attori è stata una sorpresa, abbiamo fatto varie riflessioni e ragionamenti e poi ci siamo buttati tutti a capofitto in queste nuove evoluzioni che ci terranno un po’ col fiato sospeso, ma daranno una grande vitalità a tutta la storia. E poi il fascino di quegli anni, i mitici 70, sarà una chiave di grande empatia , anni che appartengono alla memoria di tutti, anche delle nuove generazioni

Alla fine della scorsa stagione abbiamo visto Teresa compiere la sua ‘trasformazione’ e raggiungere i suoi obiettivi, primo tra tutti quello della indipendenza con un lavoro. Cosa dobbiamo aspettarci ora?

Teresa non finisce mai di stupirmi. Quest’anno sarà ancora più decisa. Respirerà anche lei quest’aria di cambiamento che caratterizzò l’Italia di quei tempi, è soddisfatta di tutti i risultati raggiunti, ma adesso chiede considerazione per i suoi spazi e che il suo tempo e il suo ruolo siano rispettati. Avrà un incoraggiamento da una nuova amicizia che nasce sul luogo di lavoro e che la porterà a conoscere il mondo del femminismo, dei collettivi autogestiti, delle rivendicazioni delle donne. Tutto questo con i modi di Teresa, il suo essere un po’ impacciata, le sue ritrosie, i suoi pudori, ma anche la sua determinazione che scatenerà scintille nel rapporto col marito Salvatore.

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Come è stato ritrovarsi con i compagni di questa avventura per girare la seconda stagione della fiction?

Finalmente! È stato quello che ho detto appena abbiamo ripreso a lavorare. Non vedevo l’ora di ritrovarmi sul set, di riaprire la porta di casa Strano e ritrovare tutti. Luca Ribuoli è bravissimo, lavorare con un regista come lui e per un periodo così lungo, è un’esperienza direi energetica, nutriente. Si fa un lavoro attento, di consapevolezza ma c’è anche confronto, scambio d’idee. In più di un’occasione sembrava quasi di essere come una compagnia teatrale, tanta era la sintonia. Una sorta di laboratorio creativo durante le riprese.

La musica ha avuto un ruolo fondamentale nella prima stagione. Sarà così anche nella seconda?

Sì, assolutamente. Anche quest’anno le musiche sono curate da Nicola Tescari e la collaborazione di Carmelo Travia, anche quest’anno la musica sarà un elemento importantissimo della fiction, contribuirà a farci sognare. E come sempre ci sarà uno sguardo al passato ma anche uno slancio verso il futuro.

Quale è il ricordo più bello che porti con te di questa nuova esperienza con Questo nostro amore 70?

Adesso mi viene in mente questo: il primo giorno, ero agitatissima, nel pallone. La scena da girare era semplice, sul pianerottolo, aprire la porta e dire una breve battuta. Niente, non riuscivo proprio a pronunciare le parole giuste. Sbagliavo, avevo paura, il cuore che mi batteva a velocità, mi sentito vulnerabile. Una sensazione scomoda, forte, ma in fondo bellissima, quella condizione per cui senti che è proprio lì che vuoi essere e ti devi lasciare andare anche se ti sembra che ti manchi il fiato e le parole. Per fortuna poi al quarto ciak la scena l’abbiamo girata.

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Tu hai anche esperienza di insegnamento, sempre nell’ambito della recitazione. Cosa credi faccia di un attore un bravo attore?

Devi metterti continuamente in gioco, desideralo con tutto te stesso, devi scalpitare; un attore deve “rischiare”, non trattenere niente di sé, anzi essere disposto a cedere tutto e a lasciare quello che di nuovo ti propone un personaggio, una storia, una sensazione, una musica, un testo. Quando vedo un attore “bravo” non so quasi quasi neanch’io perché lo è, non è una questione solo di tecnica o di spontaneità, si percepisce il lavoro, la fatica, l’autenticità, ma anche il mistero, la sorpresa, la fragilità e la forza al tempo stesso. Un attore è efficace quando è lì, presente, pronto, reattivo, sensibile, quando è capace di ascoltare e guardare, farsi guidare, quando non ostenta e non si nasconde. C’è sempre bisogno di continuare a ricercare, fare esperienza, avere continuità. Questo è un lavoro che ha costantemente bisogno di essere praticato, i momenti di “pausa”, spesso obbligati perché non ci sono possibilità, sono rischiosi, bisognerebbe sempre cercare di tenersi in “allenamento creativo”.

Quest’anno hai vissuto anche l’esperienza del Festival del Cinema di Venezia, con un film molto apprezzato, Anime Nere. Quali ricordi porterai con te di quei momenti?

Anime Nere sta avendo un riscontro eccellente. È un film che lascia quasi storditi, è potente. È stato bellissimo per me lavorare con Francesco Munzi su quel set in Calabria con degli interpreti bravissimi. È stato fatto un lavoro intenso, minuzioso, uno sguardo profondo che dà alla storia un respiro molto forte. Arrivare a Venezia per me è stato sorprendente, una grande felicità. Il momento della proiezione in Sala Grande, con quella quantità di applausi e la standing ovation, è un ricordo indimenticabile.

Cinema, televisione, teatro: non ti sei fatta mancare nulla. Quale è però, tra questi, il tuo grande amore?

Amo il mio lavoro, tanto. Lavorare in teatro è un’esperienza unica per la sua irripetibilità e imprevedibilità, per il suo qui e ora, per l’intensità del lavoro che si fa durante le prove, per lo scambio umano, l’impegno, la fatica che c’è dietro, considerando che oggi le difficoltà sono sempre maggiori. Il cinema e la televisione sono esperienze altrettanto importanti per un attore, si tratta di una variazione sul tema, è un modo di scoprire nuove dinamiche, sono diversi i tempi, diversa la costruzione del lavoro, c’è un altro tipo di concentrazione, uno sguardo più sottile, una sensibilità più delicata, ma anche così si costruiscono sogni e si raccontano emozioni.