Lando Buzzanca, quando lo spessore calza (finalmente) a pennello
E’ edificante scoprire che un attore di grande carisma, ma da sempre sminuito, come Lando Buzzanca abbia finalmente l’agenda piena. Dopo aver esordito nel cinema italiano rivestendo i panni del maschio siciliano, troppo spesso stereotipato, ha deciso di voltare pagina, liberandosi dall’etichetta di Homo Eroticus e sottraendosi alle lusinghe dei b-movies. E’ così che ha
E’ edificante scoprire che un attore di grande carisma, ma da sempre sminuito, come Lando Buzzanca abbia finalmente l’agenda piena.
Dopo aver esordito nel cinema italiano rivestendo i panni del maschio siciliano, troppo spesso stereotipato, ha deciso di voltare pagina, liberandosi dall’etichetta di Homo Eroticus e sottraendosi alle lusinghe dei b-movies.
E’ così che ha maturato la scelta di allontanarsi dal set, dandosi alla radio e alla televisione (che gli ha dato grande successo con il programma Signore e signora, in cui formava una coppia perfetta con Delia Scala).
Dopo alcuni anni di assenza dalle scene, è tornato nel 2005 in tv con una fiction intitolata Mio figlio, nel complesso ruolo del padre di un ragazzo omosessuale.
Il consenso, in termini di ascolto e di critica, è stato talmente strabordante da inaugurare, per il nostro attore, una vera e propria seconda vita artistica.
E’ ormai tramontata l’era dell’uomo assatanato di femmine, il sex symbol che faceva sesso e polemica solo a guardarlo e nulla più.
Il Lando Buzzanca che stiamo vedendo (e vedremo ancora in diverse occasioni) sul piccolo schermo è diverso. È stato Pietro Bernardone, papà di San Francesco d’Assisi, nella fiction di Raiuno. E sempre sul primo canale domenica interpreterà il ruolo di Don Ippolito, psichiatra ante litteram ne La baronessa di Carini. Dal 9 novembre tornerà sul grande schermo, avvolto nelle lussuose vesti dell’avido principe Giacomo dei Vicerè di Roberto Faenza. E non è finita. Sarà ancora il commissario Vivaldi, il protagonista del sequel della miniserie Mio figlio, che ha introdotto forse per prima il tema del coming out in una fiction per tutta la famiglia.
Ruoli intensi, di spessore per sua stessa autodefinizione in un’intervista ‘orgogliosa’ rilasciata a Il Giornale:
“Mi calzano a pennello. Via, non posso certo recitare ruoli scritti per i personaggi dei reality”.
Dopo un tuffo nel passato, con film in costume, Buzzanca non vede l’ora di tornare al ruolo moderno del poliziotto col figlio gay ne Le nuove storie del commissario Vivaldi.
“Le riprese inizieranno la settimana prossima: quel ruolo l’ho inventato io, puntando sulla storia di due uomini, un padre e un figlio, che si amano nonostante le loro differenze, come in Cavalleria rusticana. In fondo non sono mai stato un macho reazionario come mi dipingevano. I miei film erano un omaggio alla donna. Anche se facevo ridere, interpretavo un uomo insicuro, in difficoltà di fronte all’altro sesso. Comunque, il metro del successo me lo danno i giovani che mi fermano per strada. Perché i tempi sono cambiati, ma io no”.
E per fortuna, perché un tombeur de femmes sottovalutato come lui avrebbe tanto da insegnare alle nuove generazione.