Giovanni Ciacci a Blogo: “Detto fatto si candida al Guinness di cambi di look. La D’Urso invidia le mie luci! Il Pasticcere della Balivo avrà un suo perché”
Giovanni Ciacci a tutto tondo su Blogo: il volto di Detto fatto è anche consulente d’immagine dell’intera La7. E amico di mezzo spettacolo
Uno pensa sempre che i costumisti siano quelli che compaiono vorticosamente sui titoli di coda, o che esistono solo quando le conduttrici li omaggiano coi saluti di rito a fine stagione. Invece ci sono degli addetti ai lavori un po’ speciali, a cui le star della tv devono – molto spesso – il segreto della loro immagine (oltre che del loro equilibrio psico-fisico). Perché loro sono lì, sempre disponibili, pronti a sacrificare un pezzo di vita perché ancora credono nel fuoco sacro della celebrità.
In realtà non sono proprio tutti così “votati” al palcoscenico. Se c’è uno, invece, che per lo spettacolo e la tv ha sempre fatto tantissimo – ma si prende meno sul serio di tutti – questo è Giovanni Ciacci. Lo vediamo tutti i giorni come capotutor a Detto fatto, tra i Cambi di look e le perle di divismo, sempre pronto a cambiare i connotati alle signore qualunque partendo dal culto delle ‘Divine’ di una volta. A proposito di Divina!, è questo il titolo del suo primo libro fresco di stampa, in cui il fido Giò Giò elargisce consigli alle fedeli spettatrici di Detto fatto partendo dalla sua lunga e illustre storia personale.
Perché Ciacci ha fatto il costumista in ogni dove, dal Festival di Sanremo ai grandi one man show sbanca-ascolti, e ha lavorato con i più grandi registi, da Zeffirelli ad Almodóvar. Oggi, forte di una vita da artista del make-up e dell’outfit, si divide tra l’inseparabile Caterina Balivo e la consulenza d’immagine di un’intera rete televisiva.
Una vita spesa dietro le quinte. E, soprattutto, da ‘serial killer delle paillettes’. Uno pensa che tu sia solo il ‘badante’ di Caterina Balivo e, invece, dal tuo libro scopriamo che la prima ad avere un debito di riconoscenza verso di te è Antonella Clerici…
“Ebbene sì, sono miei i grembiuli maculati con le paillettes che Antonella ha sfoggiato a mezzogiorno su RaiUno. Sono passati 13 anni, ora abbiamo un’overdose di cucina ma allora erano iper-studiati per dare un’immagine di sicurezza. L’ho seguita non a caso in tutti i suoi Festival di Sanremo, dopo che venivo dalla Casta e dalla Sastre di quelli di Fazio e dalla famosa edizione di Valeria Marini e Mike Bongiorno. Quando feci Sanremo 2005 la Clerici doveva fare la valletta. Fu proprio il conduttore Paolo Bonolis a dirmi a giugno: ‘Guarda, Giovanni, io voglio lei che cominci come una torta nuziale napoletana e finisca come un piatto di sushi a New York’. Tu capisci quanta fantasia? Le ho chiesto, Antonella, qual è la cosa che ti ha fatto sognare sin da piccola? Il vestito di Rossella O’ Hara, fa lei. Allora – le dissi – facciamo una cosa del genere. Gliela feci fare da Mattiolo. Voleva metterla l’ultima sera, ma quando arrivò quel monumento di abito, lei se lo provò e vidi che le brillavano gli occhi, dissi ‘eccolo, con questo abbiamo vinto’. E da lì è rimasto nella storia, criticato, amato, intanto è un vestito della storia della televisione. E fu un caso anche molto studiato. Non a caso, nel 2010, ho seguito come unico consulente il suo Festival: fu l’unico anno in cui avevo il controllo totale di tutti, dalla conduttrice agli ospiti”.
In televisione non ti sei fatto mancare nulla, ad esempio lo show di Adriano Celentano Francamente me ne infischio. In quel caso lavoravi con una primadonna molto più sobria…
“Mi trovavo in uno studio tutto buio dove si parlava di pena di morte e violenza contro le donne, con un’attrice introspettiva come Francesca Neri, con cui avevo fatto film pesanti tra cui Carne tremula… Non ho mai avuto un canone fisso, ho sempre lavorato con donne diversissime tra loro”.
Cosa ti ha insegnato a essere così versatile?
“Io lo dico sempre a tutti quelli che oggi vogliono fare questo lavoro. Noi eravamo la generazione di costumisti che prima lavoravano nella moda, facendosi le ossa negli atelier, poi facevano l’apprendistato in televisione. La vera gavetta, insomma. Io, la prima volta che sono entrato al Teatro delle Vittorie, grazie al grande costumista Corrado Colabucci, avevo 17 anni”.
In pochi sanno che oggi sei diventato talmente richiesto, da meritarti la consulenza d’immagine di un’intera rete:
“Sai che prima del mio caso era successo una volta sola? Negli anni Ottanta, a Luca Sabatelli. Faceva il consulente per tutti i programmi e i volti di Canale5. Dopo venti e passa anni è successa la stessa cosa con me a La7”.
Nella rete più radical chic di tutti non ti occupi solo di ‘Divine’, ma anche di Divini. E’ vero che i conduttori dei programmi di informazione sono delle primedonne mancate?
“No, con loro non è una questione di primadonna. Prendiamo l’immagine di Corrado Formigli, usciva da un giornalismo di Santoro in giacca e cravatta, d’assalto. Ma lui, pur essendo l’assalto in studio, non era ancora l’assalto in prima linea. Quando mi hanno chiesto di lavorare con Corrado la mia idea è stata quella di destrutturarlo, arrotolargli la manica delle camicie, idea che ora Renzi ha copiato a Obama, ma io ho copiato a Kennedy perché Obama ancora non c’era. L’idea è che fosse Formigli in prima linea, non più giornalista ingessato ma sciolto, che rompesse gli schemi. Lui mi ha sempre assecondato su questo”.
Su quali altri volti di rete hai fatto un cambio di look?
“Natasha Lusenti. Quando facevamo Atlantide ho pensato a una conduttrice giovane in una rete giovane, in un momento di cambiamento. Pantapalazzo, una camicia, un po’ agée, destrutturata anche lei. Arrivare alle persone in maniera informale è stato, in fondo, il vero successo della rete”.
C’è qualche conduttrice che non ha accolto subito di buon occhio i tuoi suggerimenti?
“Sì, Myrta Merlino, che io considero l’astro nascente del giornalismo italiano. Per le prime due edizioni – si chiamava Effetto domino il programma – non si voleva tagliare i capelli, poi mi ha detto retta e tutt’oggi mi ringrazia. Mi dice: ‘è stato il cambiamento che mi ha dato la svolta’. Quando aveva i capelli lunghi era una brava giornalista, ma non tirava fuori la sua vera anima. Myrta è napoletana, oggi lo vedi per come si rivolge di petto ai politici. Poi ha delle gambe meravigliose, perché non le faceva vedere? Prima si pensava che, se c’hai il cervello, devi coprire le gambe. No, se hai il cervello scoprile le gambe, tanto si vede uguale il cervello! Alla fine l’ho avuta vinta io. A darmi sempre retta è stata anche Lilli Gruber, ma a lei non ho mai voluto cambiare l’immagine”.
Poi, nel 2013, la svolta. Arriva Detto fatto e, all’improvviso, passi tu sotto i riflettori. Nel tuo libro racconti che assegnarti un ruolo fisso in video è stata l’idea di un insospettabile…
“Ebbene sì, la prima a pensare a me per Detto Fatto non è stata Caterina Balivo. Lei dice sempre che è orgogliosa di me, perché sono la sua memoria storica, le racconto le cose con i miei diari, dalla storia del tacco a quella di Mina. Ma a suggerirle di prendermi a Detto fatto – lei non ci aveva pensato nonostante già lavorassimo insieme – è stato il marito Guido Maria Brera, insieme a Raffaella Sallustio. La capa dell’intrattenimento Endemol era stata la prima a farmi fare dei passaggi in video, al Treno dei desideri. Ma io stavo malissimo e sto male tutt’ora. La mattina, quando devo andare in onda, due minuti prima che si accenda quella lucina, mi viene un mal di stomaco misto a emicrania…”.
Da allora com’è cambiata la tua vita?
“Ormai è diventata una cosa continua chiedermi l’autografo. Io mi giro sempre indietro, penso che lo chiedono alla Balivo. La stessa Caterina, quando andiamo in giro a fare le presentazioni, si mette a ridere non perché ha creato un mostro, ma perché fino a mezz’ora prima eravamo a dire le cavolate in camerino, il mio lavoro naturale di tutti i giorni… Sai che l’altra sera ero a cena con Barbara D’Urso e hanno chiesto l’autografo sia a lei che e a me? Io mi vergognavo…”.
Immagino che le regine della tv diventino gelose…
“Nessuna delle conduttrici, nonché mie amiche, con cui lavoro si sente oscurata da me. E’ che non sono abituate a vedermi riconosciuto. Poi ho delle luci che la mia amica D’Urso mi invidia. Se lo dice lei… io sto sicuro”.
Ma come? Pensavamo che le sue luci fossero inarrivabili!
“Lei dice che le ho più belle delle sue (ride, ndr)”.
Torniamo seri. Qual è il tuo personalissimo bilancio di Detto fatto, già giunto alla sua terza stagione?
“E’ un programma che cambia in continuazione, tutti i giorni è in evoluzione. Quanti tutor non ci sono più e quanti ne sono arrivati dii nuovi. Poi è un genere completamente diverso, rispetto alle reti generaliste, che prima esisteva solo sulle tematiche e ora è stato riadattato. La Balivo ha portato le vere novità: è talmente attenta ai social da essere riuscita a conquistare un pubblico giovane, smart, attratto dalle nostre idee innovative. L’altro giorno hanno fatto un tutorial sulla stampante 3d, che è il futuro. In quale altro programma succede? E dire che Caterina ha molto combattuto per avere questo programma… Se non fosse stato per lei, la Sallustio e il Direttore di Rai2 Teodoli, che ci hanno tanto creduto sin dall’inizio, dopo il primo mese già ci chiudevano. Ora è uscita anche la rivista ed è un successone. Tutta Milano è tappezzata col faccione di Caterina. Sono arrivato in stazione, c’era tutto un corner su Detto fatto, mi sono comprato la cover per portarla a mia mamma, l’edicolante mi ha riconosciuto e mi ha chiesto la foto”.
Così, tutti i pomeriggi su RaiDue, passi dalle signore della tv a quelle qualunque. Lo trovi altrettanto stimolante?
“Mi dà un’enorme soddisfazione lavorare con la gente comune. Mentre con le donne di spettacolo c’è un progetto, con uno studio e una scenografia, e tu senti la rete, queste ti arrivano e ti si mettono col cuore in mano. Ti dicono, ‘fai quello che vuoi’ perché il cambiamento che vengono a fare non è estetico. Loro hanno bisogno di altro. Qual è la prima cosa che una donna lasciata dal marito o delusa dalla vita fa? Si taglia i capelli. Le signore che vengono da noi hanno veramente voglia di cambiare. Ci sentiamo su Facebook, mando loro altri consigli. Alcune mi sono rimaste nel cuore, come una signora che doveva iniziare una cura pesante. Io le ho detto ‘taglia a zero’ e lei mi ringrazia ancora, perché le ho tagliato i capelli corti e durante la cura non le sono caduti. E’ una roba che ti riempie il cuore. Ci seguono ragazze con problemi di bullismo o troppo curvy hanno tutte voglia di un cambiamento. Da noi è un mettersi in gioco tutti i giorni, c’è a chi piace, a chi non piace, ma quanto si diverte chi viene da noi! Ora, forse, entriamo pure nel Guinness dei primati!”.
Detto Fatto da record?
“Siamo il programma che ha più fatto cambi di look al mondo, stiamo trattando col Guinness World Record per farci dare questo premio”.
A proposito di record, la Balivo si sta già dividendo tra le registrazioni del factual quotidiano e quelle di un nuovo talent sui dolci in arrivo su RaiDue…
“Sono stato tre mesi a preparare il Gran pasticcere con lei, a lavorare di sabato e domenica. La mattina registravamo il Pasticcere, il pomeriggio facevamo Detto fatto, la notte tornavamo al Pasticcere. Io la Balivo la chiamo la robotica, ha un’energia pazzesca anche in esterna…”.
Qualche anticipazione su questo programma? Perché, secondo te, funzionerà?
“Io posso solo dire di aver portato la mia esperienza da costumista, dando un’idea. Quando lo vedrete direte ‘eccola, l’idea’. Non è che Caterina si è messa dei vestiti per metterseli. C’è un racconto, una struttura, un perché. In televisione tutto deve avere un perché. Nella televisione di un certo tipo. Poi, purtroppo, c’è di tutto in giro”.
A chi ti riferisci?
“A certi autori tv che si improvvisano tali. Su TvBlog avete fatto quella rubrica estiva (Fuori gli autori!, ndr), in cui avete intervistato molti che sono il Gotha della tv, che hanno studiato e hanno una cultura. Per fortuna sta finendo l’epoca di fare la tv improvvisata. Se non hai dietro un bagaglio culturale non puoi arrivare alla gente. Questa crisi è servita a tirar fuori la melma che era nell’ambiente televisivo e sono rimasti a galla solo i numeri uno”.
Nel tuo libro scrivi “per anni non ho festeggiato il Natale o il Capodanno perché stavo negli studi televisivi o in un teatro”. Rimpiangi mai di aver tolto qualcosa alla tua vita privata?
“Per nulla. Quando tu una cosa la fai con passione è normale che non hai rimpianti. Ho fatto quello che volevo, ho frequentato il mondo che mi piaceva e mi fa piacere starci. Oggi, in venti minuti di una trasmissione, faccio un divertissement, una cosa spero garbata e utile. Dietro c’è tutto un mondo, anche se non si vede, e tanto lavoro. Io faccio avanti e indietro, avanti e indietro. Però, poi, sono uno molto solitario. Nel fine settimana mi chiudo nella mia casa di campagna, leggo un buon libro, non vedo nessuno, sto solo col mio cane. A volte ho bisogno di ricaricarmi”.
Non è finita qui… Ciacci sta per tornare, in altre vesti. Stay tuned su Blogo.