Enrico Papi a Blogo: “Troppa autoreferenzialità in tv, tornerei per Reazione a Catena”
Enrico Papi racconta a Blogo le contraddizioni della tv. E poi c’è Sarabanda (ma anche Reazione a Catena…)
Siamo tornati a fare due chiacchiere con Enrico Papi, prossimo al debutto cinematografico nei panni di un prete nella commedia romantica Ambo. È stata un’ottima occasione per riprendere il discorso da dove l’avevamo interrotto qualche tempo fa: il suo progetto di riportare in tv Sarabanda, ad esempio, a che punto sarà? Ora il conduttore vive in America dove visiona format che potrebbero essere interessanti per il nostro Paese. Ma questo non significa che non stia tenendo d’occhio la tv italiana…
Torniamo al 2013 e a quel “I Magnifici 7” che ha rischiato di andare in onda davvero…Un progetto del tutto accantonato?
Quell’accordo con la Rai fu bloccato. In quel periodo e proprio durante i giorni in cui stavo per firmare l’accordo uscì una notizia sui giornali la notizia che fossi indagato per evasione fiscale. Falso. Nessuna evasione fiscale: si trattava di un’imposta regolarmente dichiarata ma che è stata da me pagata in ritardo, situazione ad oggi chiarita e ben diversa da evasione. Visto il processo, però, Leone decise di fermare il progetto de I Magnifici 7. Si sarebbe trattato di un quiz show in access primetime, un format Endemol inedito. Doveva andare in onda d’estate. Però Leone mi disse: “Ti prometto che questo programma se non lo fai tu, non lo faccio” e così è stato. Ne sono molto felice.
E ora vorresti riprenderlo?
Perché no? In realtà ho chiesto a Leone, in tono scherzoso, di fare Reazione a Catena il prossimo anno. In genere ogni anno lui sceglie di cambiare il conduttore, visto che gli ascolti reggono, ma è giusto apportare questo tipo di modifica al format per renderlo sempre più interessante e appetibile. Quest’anno Amadeus e’ stato bravo, mi ha pure ringraziato per aver scovato Reazione a Catena e aver quindi portato il format in Italia…
Ma quindi quando leggo interviste in cui affermi: “La tv non mi manca”, menti spudoratamente?
Assolutamente no, è vero che la tv non mi manca: non ho una bulimia da televisione, non scalpito e mai scalpiterò per poter essere in onda. Quello del conduttore però è l’unico lavoro che ho sempre fatto e siccome mi piacerebbe poter in qualche modo continuare a divertirmi con alcuni progetti, non vedo perché dovrei negarmi questa possibilità. Inoltre, sento proprio che c’è un forte calore da parte del pubblico nei miei confronti. Una ragione in più per tornare.
Poco tempo fa avevi svelato a Blogo che ti sarebbe piaciuto riportare in tv Sarabanda…a che punto siamo con quel progetto?
Non ti nascondo che forse oggi con l’evoluzione della musica e del game show, mi piacerebbe tornare con un’altra cosa perché Sarabanda andrebbe rivisto e corretto per renderlo appetibile. Quel programma, però, è un mio pallino da sempre. Di recente ho avuto modo di parlarne con Teodoli. Quindi puoi capire su quale rete lo vedrei bene…
Insomma, sempre in casa Rai. Eppure hai passato la maggior parte della tua carriera a Mediaset. Perché non me la stai nominando?
Io sono nato in Rai e dopo, grazie a Berlusconi, sono cresciuto a Mediaset. Ad oggi diciamo che mi piacerebbe poter fare qualcosa lì, ci sono delle fasce interessanti ma al momento non vedo spiragli. Non c’è nessun discorso concreto.
Quindi pensare a Sarabanda su Italia 1 sarebbe impossibile?
Italia 1 è una rete molto interessante. Ma i giovani seguono l’entertainment anche attraverso altri mezzi. Top One è stato un successo, per esempio, perché molto moderno. Anzi, al momento c’è un interesse da parte di una produzione americana per quel format…
Valuti format esteri per l’Italia e viceversa, mi sembra di capire. Ma guardi ancora la tv italiana?
Guardo tutto ciò che è disponibile in streaming o sul web in generale.
Bene, allora voglio farti essere cattivo…qual è l’errore più grande che viene fatto in tv attualmente?
L’errore principale? I programmi sono troppo autoreferenziali, diventa più importante chi lo fa rispetto a cosa fa. Il pubblico c’è perché è stato coltivato nel corso degli anni e quindi il programma viene visto a prescindere da ciò che offre davvero. E poi lo share, gli ascolti…non lo so: io ricordo che prima di fare un programma facevamo delle riunioni con gli autori in cui ci chiedevamo cosa il pubblico volesse davvero, non inventavamo strategie sulle fasce orarie migliori. Non mi si venga a dire che fare il 16 o il 17 % di share sia un successo perché “c’è internet, una concorrenza maggiore ecc ecc”. Se un format è buono, la gente lo guarda e può fare tranquillamente il 30 %. Ma la tv oggi viene vissuta come un contratto a tempo indeterminato. Io mi sono fermato, è un po’ come la politica: nessuno vuole mollare la poltrona. Non credo nel ricambio generazionale perché l’esperienza è fondamentale per fare questo lavoro, ma è anche vero che ogni tanto riposarsi fa bene.
E a te ha fatto bene? Non ti sei “pentito”?
In realtà no, ho avuto il tempo per veder crescere i miei figli e sto scoprendo un sacco di cose che mi divertono. Presto debutterò al cinema nel mio primo ruolo da attore e ci sono altre proposte in tal senso che sto valutando. Poi ho fatto un’audizione per un musical e sembra che sia andata molto bene. Si tratta di una grossa produzione…
Ma quindi canti anche?
Ho studiato pianoforte e canto per diversi anni. Non l’ho mai fatto a livello professionale, ma diciamo che me la cavo…
Sai che a questo punto diventa inevitabile chiederti se parteciperesti mai a Tale e Quale Show, vero?
Certo che lo farei! Ma solo con Serena Autieri (con lui sul set del film Ambo, ndr). Mi immagino già noi due che facciamo Al Bano e Romina!
Vedremo di avvisare Cirilli, allora! Posso comunque dedurre che Tale e Quale sia un programma che apprezzi?
Mi piace moltissimo! Ritengo che Tale e Quale sia adatto al pubblico di Rai 1, cucito perfettamente per il target di rete…
Sai che invece penso che il vantaggio di Tale e Quale sia proprio il fatto che piaccia sia a mia madre (target di rete, diciamo) sia a me che ho la metà dei suoi anni?
Appunto, è proprio quella la sua forza! È cucito apposta per quella rete in modo da abbracciare più pubblico possibile. Piaccia o non piaccia, è una cosa fatta e studiata alla perfezione. Carlo Conti, poi, è il cerimoniere ideale: si mette perfettamente a servizio del programma.
Sull’onda di questo entusiasmo, ti chiedo se c’è qualcos’altro che apprezzi nella tv di oggi…
Crozza su La7, senza dubbio.
Ecco, La7 non l’avevamo citata…Se dovesse mai chiamarti Cairo?
Se mi chiamasse Cairo, lo ascolterei. Una cosa che manca in quella rete è un talk di infotainment. Quando mi inventai di fare infotainment gossip su Rai 1, andò dopo il tg, ed era un nuovo modo di fare tv che piacque molto al pubblico. Non mi sto candidando, naturalmente, ma Cairo non dovrebbe sottovalutare l’appeal dell’infotainment: in America, ad esempio, è molto forte.