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Dove si disserta di iene e altri animali

E’ una bella occasione, questa del caso Iene, per rispolverare un dormiente Angolo di Malaparte. Questo tipo di situazioni mi fa sorridere perché tira in ballo tutti quegli attributi animaleschi che caratterizzano l’uomo. C’è la iena che si ciba della carogna di un mandrillo incauto, c’è l’esca viva e appetitosa, la preda e il cacciatore

23 Settembre 2005 15:58


E’ una bella occasione, questa del caso Iene, per rispolverare un dormiente Angolo di Malaparte.
Questo tipo di situazioni mi fa sorridere perché tira in ballo tutti quegli attributi animaleschi che caratterizzano l’uomo.
C’è la iena che si ciba della carogna di un mandrillo incauto, c’è l’esca viva e appetitosa, la preda e il cacciatore cacciato a sua volta da un predatore più furbo.
C’è, e qui viene il brutto, la propensione di molti avvoltoi che si ritengono arrivati – o che altri ritengono arrivati – a utilizzare la loro posizione per far favori in cambio di altri favori. In questo caso sessuali.
C’è, e qui viene il peggio, la curiosità scimmiesca di chi sta dall’altra parte e ora vuole sapere chi era il porco, e gioca a fare il cane da punta (noi inclusi, sia chiaro: qui non si esprimono giudizi solo sugli altri).
Ecco, questo caso è come la favoletta del ciuffo crepettiano e della miss raccomandata – di cui, come notate, non si parla più, se non negli archivi di qualche sito o sitarello, che si aggiornano compilati da noi bravi pecoroni, e fatalmente sommergono notizie vere o presunte.
Quella favoletta, come questa storia di animali, fa parte del ciclo io lo so ma non te lo dico, però scateno un casino e sollevo un polverone.
Questo – che fa leva su una serie di istinti talmente animaleschi da essere umano come null’altro- non fa del bene, non fa informazione e non è intellettualmente onesto.
E, concedetemelo, rido un po’ di chi si scandalizza per la cosa, come se non sapesse che il fenomeno esiste, e che c’è il sistema. Vogliamo combatterlo? Ok, allora fuori i nomi e via la testa da sotto la sabbia. Eh sì, perché l’animale che in questa storia la fa da padrone è lo struzzo.