Tierra de lobos: il Cavalli e segugi iberico non costa nulla (ma ha meno pathos di Del Debbio)
La telenovela in prima serata su Rete4 sembra tutto fumo e niente arrosto.
Tanto per cominciare nessun protagonista programmato per trombare dovrebbe avere un fratellino frignone a cui badare tutto il tempo. Perché poi va a finire che, appresso al micio, il macho perde (due) colpi per strada.
Il vero handicap di Tierra de lobos è portare fino allo stillicidio il dramma western di due figliuol prodighi, che scoprono di non essere mai stati abbandonati dal padre, rimasto invece vittima di una lotta tra clan.
Si nota subito un errore madornale rispetto alle “fiscion” italiane: l’incapacità di nascondere – come i bravi Losito e Tarallo e Th Torrini – le lacune del copione con del sano copulamento selvaggio. Il “Sangue caldo” della serie iberica, il cui bel tenebroso-fratello maggiore è un incrocio tra Gabriel Garko e Thyago Alves, meriterebbe, invece una terapia d’urto con flebo per endovena.
Il ritmo è talmente sottozero da risultare meno eccitante della conduzione di Quinta colonna targata Paolo Del Debbio e gran parte della trama si riduce a una resa dei conti eternamente posticipata.
Tierra de lobos: i pettorali della prima puntata
Nessuno dei personaggi si staglia per particolare presenza scenica. Lo stesso stallone Álex García Fernández, interprete di Cesar, diventa dopo pochi minuti la parodia di se stesso, imboccando una sigaretta perennemente spenta che ne fa un bulletto da liceo. Questo vizio lo lega allo Sbirro tedesco dell’estate di RaiUno: a quanto pare all’estero il vietato fumare non vale anche per la tv.
Per non parlare della fumosa colonna sonora, assimilabile a un sottofondo dei documentari che esaspera l’infinita lentezza dei piani sequenza senza battute.
A fare la differenza qualche “Mani in alto” e “Bang Bang” che fanno pendant con la linea editoriale (Bud Spencer e Walker docent), con più botte da combattimento che le classiche botte e via che hanno portato al successo la nostra Terra ribelle.
Se questi spagnoli di Telecinco si fanno meno problemi di noi a far vedere sangue e ferite aperte, non si comprende il pudore persino nelle scene dei baci, senza mai un filo di lingua e rigorosamente a stampo neanche fosse la festa delle medie. Non capiscono che il target medio, non trovando la ciccia, si aspetta almeno un po’ di carne?
Così la presunta serie evento della stagione di Rete4 diventa l’ennesimo segnale dei tempi di crisi, nonché del grande autolesionismo al ribasso dei network generalisti (che con un prodotto del genere tirano la carretta al risparmio).
Pensare che Mediaset aveva l’anno scorso un gioiellino come Downton Abbey da valorizzare e, invece, l’ha relegato su Rete4 durante le vacanze natalizie senza uno straccio di promozione.
Quest’anno, invece, Tierra de lobos ha occupato intere pagine dei settimanali più quotati, spacciato per fenomeno di costume dal successo d’esportazione assicurato. Siamo sicuri che, in altri tempi, non avrebbe coperto un daytime come una telenovela tappabuchi qualsiasi? Magari annunciato da Patrizia Rossetti?