Ballarò, Massimo Giannini: “Obiettivo è avere uno scoop alla settimana. Sbagliato concepire talk come scontro tra due curve”
Giannini racconta le novità del suo Ballarò: cambieranno scenografia, sigla, comico e sondaggista.
Massimo Giannini torna a parlare di Ballarò (in partenza martedì 16 settembre) e del suo addio a La Repubblica. Il giornalista ha spiegato a Il Corriere della Sera che è stata anche valutata l’ipotesi di cambiare il titolo del format, ma “indagini alla mano, si è rivelato una forza” e si è capito che “rinunciarvi sarebbe stato un errore editoriale”. Dopo aver precisato che il suo predecessore “Giovanni Floris è un mio amico” e che “dalla mia bocca non uscirà una sola parola contro di lui”, ecco la frecciatina nei confronti del collega per gli ascolti della scorsa stagione: “Ballarò l’anno scorso ha perso un milione di spettatori”, nota Giannini, che ha voluto un rinnovamento anche scenografico:
Credo sia superato concepire un talk-show come uno scontro tra due curve contrapposte, fin dalla costruzione fisica dello studio. (…) Ha senso contrapporre destra e sinistra, nel momento in cui di fatto governano insieme? Non penso a due squadre una contro l’altra, ma a una soluzione più inclusiva. E poi i giornalisti dovrebbero essere in posizione terza, non schierati di qua o di là
Altre novità riguarderanno la sigla, il comico e il sondaggista (Crozza e Pagnoncelli per Ipsos sono passati a La7 con Floris). Cambierà anche la conduzione, che dovrebbe essere più caratterizzata perché “intendo dire come la penso sui vari argomenti. Ma basandomi su dati, fatti, numeri; non su pregiudizi ideologici”.
Gli inviati (tra di essi non ci sarà Andrea Scazzola, passato a Diciannovequaranta e DiMartedì) “avranno il compito di raccontare storie e soprattutto di trovare notizie. Il nostro obiettivo è avere uno scoop alla settimana. Anche se non sempre ci riusciremo, dovremo sempre provarci”.
A Giannini sono stati chiesti anche alcuni pareri su mostri sacri del giornalismo televisivo. Se Bruno Vespa è “un’istituzione e un professionista di grande livello”, ancor più lusinghiero è il giudizio su Michele Santoro:
Un maestro. Insieme con Gad Lerner è stato il vero raccontatore della transizione italiana da Tangentopoli in avanti. E vanta numerosi tentativi di imitazione, alcuni all’insegna del populismo, tipo il collegamento con la piazza urlante.
Infine, la risposta alle critiche dell’Usigrai alla Rai per l’ingaggio di un esterno per sostituire Floris:
Li capisco: nel mondo ideale, la scelta del direttore di un tg o del conduttore di un programma dovrebbe sempre avvenire all’interno dell’azienda. Bisognerebbe chiedersi perché non accade. Mi piace pensare che il giorno in cui me ne andrò il mio successore naturale sarà un interno.