Decidi Tu con Alba Parietti: gli albori del sit show
Sulla storia del sit-show, genere ibrido e dalla dignità identitaria piuttosto recente, regna molta confusione. Perciò, cercheremo di fare chiarezza (e mente locale) sull’argomento, a partire dai falsi miti che lo riguardano e dalla classificazione dei suoi esponenti più o meno degni di nota. Partiamo dall’esperimento più recente, quello che ha riscosso più successo e
Sulla storia del sit-show, genere ibrido e dalla dignità identitaria piuttosto recente, regna molta confusione. Perciò, cercheremo di fare chiarezza (e mente locale) sull’argomento, a partire dai falsi miti che lo riguardano e dalla classificazione dei suoi esponenti più o meno degni di nota.
Partiamo dall’esperimento più recente, quello che ha riscosso più successo e ha portato il sit-show alla ribalta, ovvero Buona la prima con Ale e Franz .
Tratto da un format cult in Germania (Schiller Strasse) e in Francia (Totale Impro), il nuovo programma di Fatma Ruffini è riuscito a conquistare anche il pubblico italiano con una formula totalmente innovativa e basata sull’arte dell’improvvisazione, in cui mattatori assoluti sono Ale & Franz.
A metà tra la sitcom e lo show, con due comici che recitano senza un canovaccio ben preciso al cospetto di una platea teatrale, Buona la prima è il testimone più lampante della commistione di generi in chiave metanarrativa.
Ma, ancor prima di Buona la prima, c’è stato il primo vero apripista, questa volta Rai, che si è arrogato per la prima volta l’appellativo di sit-show (senza onorarne le promettenti aspettative iniziali).
Trattasi di Suonare Stella, programma tv chiamato a coniugare la commedia brillante con la migliore tradizione del varietà.
Al centro di questo show within the show, piuttosto sui generis a dir la verità, era una vecchia pensione trasformata in un moderno bed and breakfast.
La gestione del locale, dove si intrecciano le storie dei vari avventori, alternate a momenti spettacolari, numeri comici e pezzi cantati, era affidata a Tiffany Stella (Tosca D’Aquino) che, per evadere dalle incombenze del lavoro, immagina di essere una grande star del cinema, una diva come Marilyn Monroe.
A rendere più frizzante (sulla carta) il clima di questo strano appartamento il fratello di Tiffany (Max Tortora), un ladro maldestro e pasticcione (Nino Frassica), un attempato attore di teatro (Elio Pandolfi), due gemelle poco somiglianti (Daniela Morozzi e Maurizio Ferrini), uno stilista di moda (Arturo Brachetti) e molti altri.
Ambizioni avveniristiche a parte, l’atmosfera che si respirava era quella di Grand Hotel, il comic show degli anni ’80 allestito dall’allegra brigata di Massimo Boldi, a sua volta rispolverata nel 2003 con lo show flop Stupido Hotel (un numero zero molto criticato per aver scoppiazzato anacronisticamente e piuttosto barbaramente Drive In, oltre che per aver invitato il discusso arbitro Moreno).
E pensare che anche Maurizio Costanzo, un altro che ha fatto la storia della televisione, ha provato a cimentarsi con le incombenze di questo genere, lanciando durante Tutte le Mattine l’ennesimo esperimento in materia. Manco a dirlo destinato al naufragio. Il suo nome era La Trappola e voleva essere una sorta di soap interattiva, recitata da Serena Bonanno (a sua volta ex-Centovetrine) e Andrea Caprari. Il pubblico, tramite e-mail e sms, era chiamato a dire la propria sugli intrecci, ma senza un effettivo potere decisionale e con le continue interruzioni dispotiche di Costanzo che spezzavano continuamente le scenette. Ancora una volta, nonostante i buoni propositi iniziali, si è compiuto il classico buco nell’acqua e il progetto è stato presto archiviato per disaffezione dello stesso giornalista.
Andando ancora più a ritroso nel tempo, scopriamo che un altro precursore del genere è stato nientemeno che Pippo Baudo. Il suo Tutti a casa, datato 1994, era stato annunciato come l’avvenimento dell’anno, un sapiente intreccio tra fiction, dibattito, varietà, una trasmissione interattiva che avrebbe dovuto finalmente rinnovare il sabato sera degli italiani.
Per qualificarlo era stato persino coniato un termine nuovo, il sit-show appunto (quindi quelli di Suonare Stella ci hanno ingannato attribuendosene la paternità?).
Invece Tutti a casa – che al sottoscritto piaceva moltissimo e infatti ne ho piena la videoteca – è stato considerato un fallimento totale.
La trasmissione proponeva alcune brevi storie di vita condominiale, interpretate da giovani attori e poi commentate dagli ospiti in studio, che discutevano assieme a Pippo le problematiche toccate dai racconti.
Il finale di ogni storia doveva essere inizialmente deciso dal pubblico attraverso l’uso del telefono, ma alla vigilia della prima puntata Baudo annunciò che avrebbe rinunciato al rapporto interattivo con il pubblico.
La decisione non era dovuta a problemi tecnici, ma – come riportato da Aldo Grasso sulla Garzantina della televisione – a un gesto di signorilità nei confronti di Alba Parietti.
Ebbene sì, la vera antesignana del sit-show è proprio l’Alba nazionale, che su Rete 4 – pensate un po’ voi – aveva allestito in tutta fretta un programma simile, dal titolo Decidi tu, la cui puntata pilota era andata in onda martedì 1 marzo.
Il flop dell’operazione, a lungo studiata e promossa, era anche da imputare alla scarsa qualità delle sceneggiature, ritenute al livello delle scenette da avanspettacolo e perciò non idonee a catturare l’attenzione del pubblico.
Per fortuna c’è Youtube, che ci regala l’ennesima perla di annata: il promo di Decidi tu, agli albori del sit-show.