Franceschini: “La tv danneggia i libri, deve risarcire”. Bufera sul Ministro (che non vede la tv)
Non si placano le polemiche sull’attacco lanciato dal Ministro ai Beni e alle Attività Culturali alle tv italiane, che reagiscono snocciolando tutto quello che da anni fanno per la promozione della lettura.
Dario Franceschini apre il Salone del Libro di Torino e indica nella televisione uno dei principali fattori della ‘decrescita’ della lettura in Italia.
“Tutte le tv, da Rai a Mediaset e Sky, le pubbliche e le private, hanno fatto tanti danni in questi anni alla lettura che adesso devono risarcire. Come? Facendo più trasmissioni che presentino libri, facendo pubblicità alla lettura”
ha detto il Ministro e ovviamente si è scatenato l’inferno. Sky e Rai hanno risposto snocciolando tutti i programmi a base di libri trasmessi o ancora in onda.
“Critiche avventate, per di più alla vigilia della seconda stagione di Bookshow”
dice Sky, che approfitta delle dichiarazioni del ministro per fare anche un po’ di sana promozione. Si fa avanti (giustamente) Andrea Vianello, direttore di Rai 3, che praticamente si trova alla guida di un ‘maxistore’, diciamocelo. Tra i tanti anni di Augias a Le Storie – Diario Italiano (e ora con i ‘Visionari’) al doppio appuntamento settimanale di Che Tempo Che Fa, da Pane Quotidiano per arrivare a Quel gran pezzo dell’Italia, che nasce proprio dagli scritti lasciati da Berselli e al primo talent al mondo dedicato al libro, MasterPiece. E questo solo per Rai 3, anche se poi non c’è trasmissione tv, talk, salotto o approfondimento – da Otto e Mezzo a Domenica In, da Le Invasioni Barbariche a Verissimo, per capirci – che non abbia un ospite pronto a promuovere un suo libro.
Persino il Grande Fratello quest’anno ha costruito una biblioteca. Inutile, ma c’è. Per fare di più, la tv dovrebbe solo dedicare un canale agli audiolibri.
A sostegno della sua tesi il Ministro dichiara che:
“I personaggi della fiction italiana fanno di tutto, ma non ce n’è mai uno che abbia un libro in mano e non c’è mai una libreria inquadrata”.
Evidentemente il Ministro non guarda la tv, tantomeno la fiction italiana. Saprebbe, altrimenti, che in tv che non si vede mai nessuno vedere la tv: quando accade è motivato narrativamente (si pensi a una news diffusa da un tg).
Le nostre fiction pullulano di gente che legge, contro qualsiasi statistica. Penso a una delle più popolari, Un Medico in Famiglia: grande libreria in salotto, Nonno Libero sempre con un giornale in mano, Maria che aspetta il ritorno del marito leggendo un libro (non sfogliando un tablet) in camera da letto, ragazzi che studiano o al massimo chattano sul web (realistico). Ed è solo un esempio. Senza considerare che non c’è nulla di più noioso da vedere che uno che legge…
E cosa dire, invece, del grande impulso alla lettura dato dalle trasposizioni tv di opere letterarie? Dalla Rai monopolista alla tv ‘convergente’, lo ‘sceneggiato’ ha sempre avuto un valore ‘conoscitivo’ per i pubblici. Un tempo smaccatamente pedagogico, oggi il rapporto tra letteratura e tv è più complesso, ma a capovolgere la prospettiva proposta dal ministro si pensi che la trasposizione tv arriva spesso dopo il successo editoriale.
Insomma, il Ministro è caduto nel più classico dei pregiudizi, di quelli che risalgono alla Teoria del Proiettile Magico, per intenderci. Ma nonostante le proteste di chi la tv la fa, il Ministro non ha fatto marcia indietro:
“Non ho niente di cui scusarmi, il libro in tv non c’è. C’è qualche trasmissione in orari improbabili”
ha insistito Franceschini. Beh, tutto è relativo: magari per chi fa i turni di sera seguire l’access prime time e il prime time è impossibile…
La sensazione generale è che il Ministro parli della tv italiana senza averla vista, per sentito dire o, peggio, sulla base di luoghi comuni. Di tutta questa polemica, però, mi resta una certezza: un bel silenzio non fu mai scritto.