Massimo Dapporto, troppo austero per il Distretto?
Il battage pubblicitario sulla settima edizione del Distretto è appena incominciato e dalle prime battute si evince già un dilemma destinato a tenerci compagnia nei prossimi mesi: Massimo Dapporto sarà stata la scelta giusta? La cronistoria della serie in questione, come vi abbiamo anticipato nel periodo del Telefilm Festival, è quella di uno spin-off nato
Il battage pubblicitario sulla settima edizione del Distretto è appena incominciato e dalle prime battute si evince già un dilemma destinato a tenerci compagnia nei prossimi mesi: Massimo Dapporto sarà stata la scelta giusta? La cronistoria della serie in questione, come vi abbiamo anticipato nel periodo del Telefilm Festival, è quella di uno spin-off nato dalla costola di Ultimo, al fine di sopperire ai suoi ingenti costi puntando su una lunga serialità. Dunque, più puntate, meno budget e un cast di attori non troppo quotati. Non a caso, la prima stagione ha consacrato un personaggio non ancora popolare come Isabella Ferrari. Nelle serie a venire, invece, c’è stata una scelta precisa di puntare comunque, nonostante il largo riscontro di pubblico e dunque la possibilità di investimenti maggiori, su interpreti defilati, sfuggendo ai nomi altisonanti di impronta commerciale. Dunque, si è lasciato spazio a volti emergenti come Ricky Memphis, Giorgio Pasotti e dulcis, in fundo, Giorgio Tirabassi, che ha appena lasciato il Distretto per un ruolo da protagonista indiscusso de I Liceali.
In questo iter fatto di giovani scoperte (vedi i bravi Simone Corrente e Giulia Bevilacqua) e inversioni di rotta (come quella della Pandolfi, pronta a cancellare “la macchia” di Un Medico in famiglia), si inserisce l’arrivo di un nuovo commissario: Massimo Dapporto, alias Marcello Fontana. Uno per cui neanche ti stupisci tanto di vedergli indosso una divisa, vista la fiction, intitolata appunto Il Commissario, che lo vede perennemente in replica a qualsiasi ora nella programmazione di Rete4 (nonostante la prima visione non fosse andata troppo bene, qualcuno mi sa spiegare come mai goda di passaggi televisivi così frequenti?).
Però, appunto, Rete4 è un’altra cosa, come un grande successo del pregio di Falcone ha un altro tipo di pubblico. Ovvero una fiction da e con Massimo Dapporto, “la classica” che ti aspetti da un professionista a tutto tondo come lui, che non può che incentrare su di sé qualsiasi cosa gli si affidi.
Ora, invece, lo vediamo andar fiero di essere stato chiamato per una roba cult (che lui pronuncia maccheronicamente come si scrive), consapevole di arrivare a un pubblico giovanile ma pur senza essere abituato al gioco di squadra.
Siamo sicuri che un attore navigato e piuttosto austero come lui possa inserirsi nelle logiche di un marchio così avveniristico? Il timore, guardando le sue prime espressioni nei vari promo, è che una recitazione così vecchio stampo (con tutto il rispetto per la veneranda carriera e la professionalità del personaggio) mal si sposi con il ritmo frenetico di un telefilm di nuova generazione. Forse l’unico in grado di competere con la serialità americana. E allora largo ai giovani no? O quantomeno a delle nuove promesse di talento, omettendo due nuovi arrivi come Enrico Silvestrin o Max Giusti che comunque in due – ne siamo quasi certi – non faranno un Tirabassi, un Memphis e un Pasotti.
Il loro designato erede è Massimo Dapporto e il rischio è che quest’ultimo, anzichè portare avanti la memoria del Distretto, viva il suo mandato come “una questione personale”, tra sé e il pubblico.