Rai, il Governo Renzi impone 150 mln di tagli
Anche la Tv di Stato deve contribuire al risanamento dei conti pubblici. Ora Viale Mazzini deve far tornare i conti.
Il Premier Renzi ha presentato in una seguitissima conferenza stampa le misure della Spending Review e le coperture per il cosiddetto DL Irpef riassunte in 10 tweet (per la gioia della timeline di Twitter).
Come annunciato, anche la Rai dovrà contribuire al risanamento dei conti pubblici con un “contributo volontario, ma obbligatorio” – ha ironizzato Renzi – di 150 milioni di euro dal 2015. Spetta alla Rai capire come recuperare questa cifra: per farlo, però, il Governo le ha ‘concesso’ di vendere Raiway e di ristrutturare le sedi regionali.
“La Rai è chiamata a concorrere al risanamento con tutti gli altri, con un contributo di 150 milioni di euro. Il Consiglio dei Ministri ha autorizzato la Rai a vendere, se lo vorrà, Raiway e autorizzato a riorganizzare le sedi regionali”
ha detto il premier aggiungendo che
“Il come lo deciderà il Cda della Rai, ma non è invece nella possibilità della Rai stabilire se partecipare o no al risanamento. Parteciperà con 150 milioni di euro”.
Si materializzano dunque i timori espressi qualche giorno fa dal DG della Rai, Luigi Gubitosi, che aveva scritto al Premier perché i provvedimenti della spending review non colpissero il già complicato bilancio di Viale Mazzini.
Stando a quanto pubblicato da Il Fatto Quotidiano qualche giorno fa, nella lettera recapitata a Palazzo Chigi, il DG ipotizzava tagli “pesanti” agli stipendi del personale (solo 58 dirigenti sui 622 dell’azienda guadagnano più del tetto imposto di 200.000 euro), la vendita di “asset rilevanti” e alcune frequenze tv inutilizzate. La sola RaiWay varrebbe 600 milioni in tutto, stando alle stime Mediobanca riportate da Il Fatto, ma si tratterebbe di un’entrata una tantum.
Insomma, per Gubitosi, il taglio ‘secco’ richiesto dal 2015 sarebbe insostenibile “, per di più considerato un bilancio aggravato dai 100 milioni spesi per i Mondiali di Calcio in Brasile, e non si può immaginare senza un reale recupero dell’evasione del Canone, che da solo vale circa 600 milioni di euro all’anno (non una tantum) secondo Viale Mazzini.
Il Governo Renzi, però, non ha ‘autorizzato’ la Rai collegare il canone alla bolletta elettrica: la misura era tornata alla ribalta qualche giorno fa, ma è stata fatta cadere, ancora una volta. Non sarebbe certo una mossa molto popolare per il Premier, nonostante sia una delle tasse più evase dagli italiani.
Per ora, quindi, solo tagli da ristrutturazione e riduzione delle spese.
A favore del provvedimento di Renzi si è immediatamente espresso il segretario della Vigilanza Rai, il deputato Pd Michele Anzaldi, che vede nei tagli/contributo l’occasione di diventare competitivi sul mercato europeo:
” (..) Si cambia verso per davvero, finalmente ora il servizio pubblico radiotelevisivo potrà diventare realmente competitivo a livello europeo. Il provvedimento (…) metterà l’azienda, che conta decine di direzioni, di fronte all’esigenza di una vera riorganizzazione ed alla necessita’ di ridurre in maniera seria sprechi e spese inutili. Dopo aver tenuto banco temi come l’aumento del canone e le nuove assunzioni di manager esterni, ora la musica cambia e la Rai dovrà veramente mettere mano alle inefficienze”.
Si aspettano le altre reazioni: Luigi Di Maio, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, del M5S sarà ospite stasera di Enrico Mentana a Bersaglio mobile su La7. Renato Brunetta è già sul piede di guerra. Siamo solo all’inizio.