Piero Angela miglior presentatore? Qualcosa non va…
Eravamo stati i primi a lanciare il Campionato online del Bravo presentatore (bruciando sul tempo La Repubblica grazie alla segnalazione di una vecchia amica come Anna Lupini). Proprio per il legame schietto che ci lega all’ideatrice del concorso non posso esimermi dall’esprimere qualche valutazione personale sul verdetto. Per il popolo della rete il miglior presentatore
Eravamo stati i primi a lanciare il Campionato online del Bravo presentatore (bruciando sul tempo La Repubblica grazie alla segnalazione di una vecchia amica come Anna Lupini). Proprio per il legame schietto che ci lega all’ideatrice del concorso non posso esimermi dall’esprimere qualche valutazione personale sul verdetto. Per il popolo della rete il miglior presentatore è risultato Piero Angela, che ha avuto la meglio su Enzo Biagi e, udite udite, persino su Fiorello, classificatisi rispettivamente al secondo e al terzo posto.
Quando si dice, un plebiscito anti-popolare e un tantino perbenista, che cozza con gli indici di ascolto e la caduta libera dello storico Superquark, ormai relegato in estate o durante le vacanze natalizie con ascolti neanche troppo esaltanti (prima è stato stracciato dai Cesaroni, poi è stato spostato al mercoledì facendo anche peggio e ritornando dunque alla collocazione originaria). Dicendo questo, non si vuole affatto sminuire l’inappuntabile preparazione del professore in questione, che resta il più grande divulgatore scientifico sulla piazza mediatica. Però, appunto, è un uomo di scienza e non di tv, che non doveva essere annoverato tra i presentatori. Sarebbe come paragonare Leonardo Da Vinci a Walter Chiari. Di fronte a un’iniziativa del genere era giusto preservare chi si accosta al mezzo televisivo per il solo scopo di intrattenere, possibilmente con buon gusto e professionalità, senza mettere in mezzo la cultura accademica di Mirabella o la maestria giornalistica di Enzo Biagi che di professione fanno tutt’altro. Di certo queste grandi personalità del sapere e del mondo dell’informazione prestano la propria competenza al tubo catodico, ma senza per questo potersi paragonare ai più modesti impiegati della scaletta.
Se penso al bravo presentatore, personalmente e attualmente, ho quattro grandi professionisti in mente. Mike Bongiorno, che è stato il primo, il pilastro, l’apripista del quiz show. Pippo Baudo, il decano del varietà, pigmalione di grandi artisti, padrino della kermesse festivaliera di ieri e di oggi. E infine Carlo Conti e Milly Carlucci, l’uno sinonimo di verve, l’altra di eleganza, in grado di portare in scena spettacoli di qualità in una tv sempre più urlata e in preda al dilettantismo. Poi ci sono le Maria De Filippi, le Simona Ventura, le Daria Bignardi ma ognuna di loro è troppo individualista e al di fuori degli schemi per essere incastrata in una categoria (non a caso si sono perse per strada nel gradimento degli utenti).
Per questo penso che il Campionato del Bravo Presentatore abbia avuto un errore concettuale alla base: quello di mettere nel calderone troppi talenti diversi. E’ ovvio che, tra sacro e profano, il buonsenso ha optato per ciò che è alto dispregiando ciò che viene etichetto come basso (che poi, non facciamo gli ipocriti, è quello che cerchiamo quando guardiamo la tv dopo una giornata faticosa).