Gabriele Greco (Luca Canale di Vivere) su Tvblog
Dopo le interviste a Fabio Mazzari, Giorgio Biavati e Anna Maria Malipiero, lo speciale Tvblog dedicato al nuovo corso di Vivere si chiude con un ritratto davvero speciale. Al centro della prossima intervista-fiume, infatti, c’è un attore di belle speranze e una grande carica umana, che non ha problemi nell’ammettere la garanzia offerta dal lavoro
Dopo le interviste a Fabio Mazzari, Giorgio Biavati e Anna Maria Malipiero, lo speciale Tvblog dedicato al nuovo corso di Vivere si chiude con un ritratto davvero speciale. Al centro della prossima intervista-fiume, infatti, c’è un attore di belle speranze e una grande carica umana, che non ha problemi nell’ammettere la garanzia offerta dal lavoro in una soap. Trattasi di Gabriele Greco, che in Vivere interpreta il ruolo di Luca Canale sin dalle origini. Ha iniziato poco più che ventenne e ora si ritrova a trent’anni, orgoglioso del percorso fatto e della sua crescita artistica. Nell’ultima stagione lo abbiamo visto comunque cimentarsi in altro, vista la sua partecipazione alla fiction Rai Ma chi l’avrebbe mai detto?. Ma Gabriele resta devoto al suo personaggio e continua per la sua strada, senza troppi grilli per la testa. Dopotutto, almeno lui ha avuto la fortuna di essere confermato nel cast… perché in questo progetto non ha mai smesso di crederci.
Com’è tornare a Vivere in fascia pomeridiana?
“Sicuramente è una scommessa. Noi non ce lo aspettavamo. E’ stata una decisione che ha preso la rete, è la dimostrazione che dopo tanti anni e nonostante gli ultimi cambiamenti si decida ancora di investire su questo prodotto. E’ molto stimolante per noi che abbiamo iniziato otto anni fa, nel 1999, ad andare in onda in orario pomeridiano. Si ritorna un pochettino a ritrovare le potenzialità di questa fascia oraria. La speranza è di riuscire a conquistare tutto quel pubblico che probabilmente si è perso, perchè i ragazzi alle 12.30 sono ancora a scuola e non possono seguirci così facilmente. Noi abbiamo un’altissima percentuale di persone che ancora oggi, fedelmente, dopo tanti anni registrano Vivere. Probabilmente sono dei numeri che non vengono considerati nella stima degli ascolti. Eppure questo denota comunque una grande attenzione al programma. La gente si aspetta tanto da questo restyling, in molti erano rimasti delusi. La maggior parte delle persone che mi ferma per strada mi ha sempre chiesto come mai abbiamo cambiato orario (e comunque facciamo sempre degli ascolti abbastanza alti). Indubbiamente abbiamo perso una buona fetta di pubblico, che si è sentita tradita non per nostra scelta. Una fascia oraria come quella pomeridiana garantisce più telespettatori e più possibilità di far vedere il tuo prodotto”
Con Manuela Maletta, Francesca Bielli e Davide Silvestri formavi agli inizi il quartetto giovanile della soap. C’è speranza che i giovani possano trovare nuovi stimoli e delle storie più vicine a loro, come accadeva un tempo?
“Di una cosa sono certo. Le nuove storie che si andranno a raccontare potranno seriamente coinvolgere anche i giovani. Non è necessario raccontare storie con attori giovani per coinvolgere i giovani. E comunque non è detto che non ci siano. Calcola che io ho 30 anni e quando ho iniziato avevo 22 anni. Incarnavo il tipico ragazzo impulsivo, che andava contro sua madre e contro tutti per dimostrare che poteva farcela da solo e cambiare il mondo. Oggi le mie storie sono sempre quelle semplici, di una persona semplice che ha a che fare con dei ragazzi. Ma comunque sono cresciuto anch’io, assieme al mio personaggio”
Qual è stato il periodo più bello nella tua storia seriale?
“Il periodo più bello è stato sicuramente il primo, che mi vedeva protagonista di tutta una serie di iniziative burrascose (ricordo ancora, ad esempio, quando Luca ha lasciato il lavoro per comprare con il tfr la prima macchina). Una serie di ragazzate, come si dice, che erano molto lontane dal mio modo di essere, quello di Gabriele intendo. E comunque era divertente perchè mi permetteva di vivere delle cose che non avevo mai fatto nè condiviso, che non mi ero mai permesso di pensare. I classici colpi di testa, come rubare la barca del mio capo, a quel tempo, per andarmene sul lago con Alice, sua figlia nonchè mia fidanzata di allora. Qualsiasi genitore, in quel momento, ti direbbe: ‘Che stai facendo?’. Ed è stato dunque molto stimolante per me trasgredire (anche se soltanto sul set). Secondo me è stata una fortuna interpretare un personaggio che mi ha permesso di fare un percorso. Con l’attore che interpretava il mio amico, Biagio Ceracchi, che lavorava nel salone di bellezza con mia madre, si è creato un bellissimo rapporto. So che molti giovani ci seguivano per i nostri problemi quotidiani, che poi sono cose tipiche che si vivono a quell’età”
A Vivere è tempo di addii. Chi ti manca di più tra quelli che hanno appena lasciato il cast?
“Tra gli attori che mi mancano molto ce ne sono tanti. Ti cito due che sono appena andati via, Edoardo Siravo e Mavi Felli, a cui il mio personaggio è stato molto legato e con cui abbiamo condiviso tantissime scene. Con Emilia ho avuto una storia d’amore molto tormentata, la tipica storia di un ragazzo più giovane e una donna più grande malvista da tutto il paese per la differenza di età e il pregiudizio. Una storia che mi ha dato molto e ha dato molto anche al pubblico. Chi non si ricorda di questa storia? E poi Edoardo Siravo che è il mio patrigno, sia nella soap opera che nella vita. Noi abbiamo ripreso a girare da pochi giorni e posso dire che la sua mancanza si sente. Al mio personaggio, in particolar modo, manca molto. Tra Luca e Vincenzo si è venuto a creare un rapporto tale da andare oltre le esigenze di copione. Persino gli sceneggiatori si sono dovuti adeguare, perchè il nostro rapporto era profondamente vero per un forte passato che ci legava. Il fatto che lui volesse sposare mia madre e che poi lei sia rimasta uccisa durante una rapina pochi giorni prima del loro matrimonio ha fatto sì che si creasse un legame forte tra noi, rafforzatosi da quando io sono diventato un poliziotto e lui è stato il mio capo. Per certi versi questo rapporto ha avuto anche un risvolto comico, che la gente ha amato molto e ci rendeva un po’ gli alter ego di Totò e Peppino. Ma in questi casi bisogna farsene una ragione. Noi siamo attori ed è normale che non ci si debba affezionare così tanto a un personaggio. Anche se in questi anni il suo commissario ha dato tanto a Vivere, bisogna imparare a essere elastici lasciandosi il passato alle spalle ed essere pronti per una nuova avventura. Quindi sono contento per lui, ci vedremo sicuramente anche se io ho un carattere molto pigro e solitario. Ma credo che farò lo sforzo per rincontrarlo”
Ti va di anticiparci qualche indiscrezione sul destino del tuo Luca Canale?
Non posso sbilanciarmi troppo. Quest’estate sarò il protagonista di una storia pazzesca con Carolina e poi ci saranno una serie di cambiamenti. E così tornerò ad assumere un ruolo rilevante nella trama, come forse il pubblico si aspetta. Noi siamo avanti di diversi mesi con le puntate, che verranno smaltite tutta l’estate in palinsesto. Questo vuol dire che io non sono stato a casa, ma ho continuato a lavorare tantissimo”
Ci sai dire, però, come mai negli ultimi mesi ti abbiamo visto sullo sfondo? Cosa si prova a recitare la parte della comparsa mentre i protagonisti sono altri?
“E’ dipeso da più fattori. Innanzitutto l’avvento di un’altra famiglia, come i Draghi. Altri personaggi hanno preso il sopravvento per diversi mesi, mentre noi attori storici siamo stati messi un po’ da parte per raccontare queste storie. L’ingresso dei nuovi personaggi non è stato benvoluto dal pubblico, o meglio il pubblico si chiedeva che fine avessero fatto i vecchi personaggi che davano un’identità al prodotto. Io devo dire che ho lottato perchè destabilizza, dopo anni di esperienza sul campo, interpretare un personaggio che viene utilizzato per fare da spalla a un protagonista, intorno a cui si incentrano le storie più importanti. In realtà mi sono dovuto inventare un sistema per non oscurare definitivamente il mio personaggio. Dunque, è nato un rapporto di amicizia tra me e Christian, mio collega del commissariato peraltro coetaneo, in cui comunque cercavo di non fare la comparsa. Lì ho sempre lavorato per dare qualcosa in più, per non essere solo un collega ma anche un confidente in cui il pubblico potesse ritrovare il solito Luca. Tu mi racconti i tuoi problemi, ma si presuppone che la mia vita sia anche altro e il pubblico lo percepisce. C’è sempre qualcosa di non detto che incuriosisce il pubblico, anche se non sei costantemente presente sulla scena. Io ho avuto anche degli impegni, ma mi è andata bene perchè sono riuscito a conciliare le due cose. Ho fatto una fiction con Katia Ricciarelli e Ornella Muti, Ma chi l’avrebbe mai detto?, andata in onda su Raiuno in due puntate a febbraio. Quindi personalmente mi è andata bene, ho avuto il tempo di fare anche altre cose. Ho lavorato meno a Vivere rispetto ad altri periodi e ne ho approfittato per fare il mio disco, che uscirà a breve (in passato aveva già inciso due singoli, ndr). Lo faccio per passione, non voglio confondere le idee a nessuno”
In una puntata di Vivere di qualche tempo fa, vedemmo all’improvviso Luca Canale con una chitarra in mano, pronto a giurare amore eterno alla sua donna con una serenata romantica. Si è pensato di tracciare un parallelo tra la tua passione privata e una svolta musicale del tuo personaggio?
“C’è stata una volontà degli sceneggiatori in questa direzione. Ma non ho mai forzato né mi interessa farlo. Non ho mai dato consigli o fatto pressioni. E’ giusto che loro si esprimano come meglio credono. Un bel giorno mi è arrivata una telefonata, nel periodo del matrimonio con Carolina. Uno scrittore mi chiese di scrivere una canzone per una scena. E così fu. Io dissi che non ci sarebbero stati problemi. Avevo già una canzone in mente e ho modificato il testo per la situazione, Carolina era la mia amata. E mi sono posto un po’ di problemi, perchè Luca mi sembrava un personaggio anti-musicale al 100%. E’ uno molto diverso da me, pensavo fosse stonato e che gli piacessero altre cose a differenza mia, come il calcio o bere la birra con gli amici. Ho avuto qualche difficoltà nel mettermi nei panni del pubblico, che da un giorno all’altro avrebbe visto il mio Luca prendere in mano una chitarra e cantare una canzone. Ma alla fine è stata una favola, un momento un po’ surreale in cui un personaggio dimostra in musica l’amore che prova per la sua donna, a un passo dal matrimonio. E’ stata una scena molto carina e questa parentesi si è chiusa. Non so per il futuro. Io preferirei che non succedesse ancora. E’ una passione mia che vorrei staccare da tutto. In una soap è difficile, in un film è già diverso, i contenuti possono essere di più ampio respiro e l’amore per la musica lo si può raccontare un po’ meglio. Perciò, preferisco che Luca resti anti-musicale com’è sempre stato, mentre io continuo a portare avanti per conto mio questo interesse, a prescindere da tutto”
Per quanto tempo resterai ancora a Vivere e con chi ti piacerebbe lavorare nell’ambito di altre produzioni seriali?
“Per il momento io sono a Vivere. Adesso vediamo cosa succede con questo cambiamento d’orario. L’impegno c’è, la volontà di continuare c’è anche perché ho trovato una dimensione che non mi dispiace, non dico per tutta la vita ma almeno per un altro anno o due. Mi permette di fare produzione, io ho una mia etichetta discografica, con mio fratello Massimo, volta anche alla promozione di giovani talenti. Vivere mi permette di andare avanti, sia da un punto di vista economico che di equilibrio personale. Lavorare mi aiuta a liberarmi dallo stress quotidiano. Mi piacerebbe fare se ne avessi la possibilità, ma per ora non ne ho per questioni di tempo, dei film per la tv o delle mini-serie. Non prodotti a lunga serialità dopo anni di militanza nella soap (anche se poi si dice che la fiction sia un prodotto superiore visto che va in onda in prima serata). Vorrei cambiare personaggio e interpretare diversi ruoli, per potermi sperimentare di più con più volti. Se penso alla vita di Luca Canale, non è un film solo ma è un milione di film, ogni storia che ha vissuto l’ha portato a vivere più storie che l’hanno cambiato, rispetto ad altri personaggi più piatti. Vivere mi ha permesso di sperimentarmi come attore, se non avessi avuto questa fortuna non sarei maturato artisticamente”
Che ne pensi della ghettizzazione degli attori di soap, problema sollevato dal tuo collega Fabio Mazzari al Telefilm Festival?
“La ghettizzazione c’è come in tutte le cose della vita. Mi è capitato di scegliere tra un film e la possibilità di continuare con Vivere e ho scelto di rimanere a Vivere. Se devo andare a fare un film, il personaggio deve tirar fuori cose nuove da me, e deve valerne la pena. Se si tratta di un ruolo molto simile a quello che interpreto da anni, piuttosto resto a Vivere finché ne ho voglia e hanno voglia di scrivere sul mio personaggio. Io sto bene così. Non è un limite lavorare in una soap opera. All’inizio la mia opinione era quella della maggior parte delle persone, di fare un anno, due anni massimo e poi di togliere il disturbo e pensare ad altro. E invece ogni giorno penso alla fortuna che ho, perché oggi tutti sono convinti che è semplice lavorare nel mondo dello spettacolo. Poi però i personaggi escono dalle soap opera e non li vediamo più. E ci chiediamo che fine hanno fatto. Dopo anni e anni li rivediamo recitare in piccole parti. Tra l’altro alcuni attori vanno via per loro scelta, altri vengono mandati via. Ognuno è un caso a sè. Io sono certo che il mio personaggio continua a Vivere perchè io do giornalmente qualcosa al mio personaggio. Se io mi limitassi a farlo come se fosse un lavoro d’ufficio probabilmente sarebbe morto ammazzato sette anni fa. E invece io cerco sempre, innanzitutto per me stesso, di dare qualcosa in più che va oltre la scrittura. E il pubblico della soap opera questo lo nota, nonostante, in parte, sia lo stesso che va al cinema o ha anche un profilo intellettuale. E’ questa la grande contraddizione. All’inizio tutti mi dicevano con la puzza sotto al naso che non seguivano la soap, ma poi mi chiedevano come sarebbe andata a finire una data vicenda. Ma se non la guardi perché me lo chiedi? Noi facevamo sei milioni e avevamo una fetta di pubblico pazzesca che ci guardava e sapeva tutto di noi. Accadeva anche a me quando andava in’onda Quando si ama. La vedevo e poi andavo a studiare. In fondo è piacevole, no?”