Festival di Sanremo 2014: Lo strano caso del tentato suicidio (e la notte in questura)
Festival di Sanremo 2014: metti una sera al commissariato…
Ieri sera due operai campani in attesa di stipendio da svariati mesi hanno tentato il suicidio minacciando di buttarsi nel vuoto. Il dramma è stato sfiorato all’interno dell’Ariston, a pochissimi minuti dall’inizio della serata d’apertura del Festival di Sanremo 2014. Non lo so, io ero solo preoccupata che mi cadessero in testa, mi dice una signora fuori dal teatro.
Sono stati momenti di alta tensione che Fabio Fazio ha gestito con un invidiabile sangue freddo, scongiurando il peggio. Ma, com’era inevitabile, già subito dopo la loro uscita di scena, si è cominciato a congetturare sulla veridicità di quanto accaduto. Insomma, e se si fosse trattato di una bufala acchiappa-ascolti? A sostenere questa ipotesi ci sarebbero una serie di considerazioni più o meno valide: se davvero i due operai non venivano pagati da mesi, com’è possibile che si siano potuti permettere il biglietto per la prima serata del Festival? Senza non si entra, non c’è davvero modo. A meno che non si disponga di un pass per la stampa. Ma non poteva certo essere questo il caso. E allora cosa? Magari sono stati aiutati da qualche addetto alla sicurezza compiacente? Magari. Oppure da un autore (ma non vogliamo pensar male che, come si sa, si fa peccato).
Quindi una spiegazione potrebbe esserci. Ed era altrettanto legittimo che i due venissero portati in questura subito dopo il loro folle gesto. Davanti a quel commissariato ci sono andata anche io. Una volta arrivata, mi si è parata davanti la troupe de La Vita in Diretta che contava un cameraman, un inviato, un’assistente, un’autrice del programma, il conduttore Franco Di Mare e un personaggio che sembrava essere il più importante di tutti. Lo “sembrava” perché nel corso delle cinque ore in cui abbiamo atteso l’uscita dei due operai dalla questura, ha ricevuto svariate telefonate (anche) da Fabio Pastrello, autore del programma pomeridiano di RaiUno. E poi il nostro parlava spesso e volentieri del dietro le quinte dei Festival che furono. Potrei dirvi quale sia il ristorante di riferimento per Antonella Clerici, ad esempio. Insomma, o questa persona era “importante”, oppure un addetto all’ufficio turismo sanremese che ci sapeva fare.
Dopo quattro ore e mezza di attesa, i due operai escono dalla questura scortati dalla polizia, per poi farvi ritorno poco dopo, da un’entrata secondaria. Una ventina di minuti più tardi, il personaggio “importante” mi si avvicina dicendo Ci siamo quasi. Ma tu non puoi parlare con loro, abbiamo l’esclusiva noi fin dall’inizio. Mentre mi domando cosa gli sarebbe costato informarmi di ciò cinque ore prima, decido di non levare le tende.
Quando i due operai escono per la seconda (ed ultima) volta, un paio di membri della troupe de La Vita in Diretta li scortano verso una delle tre macchine con cui erano giunti sul posto (tre macchine significa che sì, erano tanti). Io mi avvicino a uno dei due sedicenti aspiranti suicidi e provo a chiedere se volesse dirmi qualcosa. La sua risposta è No no, arrivederci. Poi chiude la portiera e l’allegra combriccola se ne va chissà dove.
Ora, a parte l’assurdità del comportamento della troupe che, ribadisco, avrebbe potuto informarmi subito dell’esclusiva, avrei qualche considerazione da fare: mi sfugge il motivo di tale dispiegamento di forze. Non sarebbe bastato un inviato con il suo fido cameraman per fare qualche domanda ai due disperati? In secondo luogo è proprio la “disperazione” che non ho visto. E me ne rallegro, per carità. Ma se una persona è così “disperata” da tentare il suicidio in diretta internazionale, davvero, non si sente di dire nemmeno una parola quando qualcuno gli chiede di denunciare le ragioni che l’hanno portato a tale gesto? Davvero, invece di diffondere il proprio dramma nella speranza di trovare aiuti esterni, pensa a rispettare l’esclusiva de La Vita in Diretta?
Se così fosse, errore mio: la prossima volta tenterò di contattare il loro manager (e no, non quello della ditta che non li paga…)
Chi si espone a proteste di questo tipo non può avere nessun altro proscenio mediatico anche per evitare l’effetto emulazione. L’indicazione che ho dato fin da ieri sera è che non venisse dato loro altro spazio, altrimenti il dramma si trasformerebbe in farsa.