Mediaset compra Endemol. Una riflessione
Che Mediaset sia divenuta la nuova proprietaria di Endemol, ormai lo sapete. Tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro e par giusto che anche il sottoscritto se ne faccia carico, da bravo scriba, anche se al sottoscritto piacerebbe potersi occupare di questioni più televisive e meno economico-politiche. Tuttavia, Cappon invita alla riflessione e noi
Che Mediaset sia divenuta la nuova proprietaria di Endemol, ormai lo sapete. Tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro e par giusto che anche il sottoscritto se ne faccia carico, da bravo scriba, anche se al sottoscritto piacerebbe potersi occupare di questioni più televisive e meno economico-politiche. Tuttavia, Cappon invita alla riflessione e noi riflettiamo. Insieme.
Come ho avuto modo di ragionare insieme a un amico addetto ai lavori, da un punto di vista della concorrenza la mossa di Mediaset è assolutamente geniale (mi piace ricordarvi che su queste paginette se ne parla da tempo immemore). Immaginate di avere un ristorante in una piccola città, Parma, per esempio. Di fronte al vostro ristorante ce n’è un altro. Non c’è modo di stabilir chi vinca sull’altro, perché vi dividete equamente la fetta della clientela, lasciando le briciole a tutti gli altri che si occupano di ristorazione. Improvvisamente, il ristorante rivale si compra il vostro fornitore principale di materie prime. Che succede?
Succede che diventate dipendenti dal vostro rivale. Allora, questo vuol dir due cose: o vi rassegnate alla sconfitta oppure, piano piano, cominciate a rivolgervi a altri fornitori e poi cercate di produrre autarchicamente le materie prime.
Apparentemente, considerata la caratura dei programmi che Endemol fornisce alla RAI, la situazione del pubblico servizio è un po’ più grave di quella del vostro ristorantino. Ma non è detto che sia disperata.
E’ un’anomalia tutta italiana che, probabilmente, qualche analista politico saprà in qualche modo ricondurre al conflitto d’interessi nella sua accezione più allargata. Non ricordo di casi in cui un network fosse così potente da acquisire la struttura produttiva più potente che riforniva in egual misura l’acquirente e il diretto concorrente. Ma del resto, non ricordo nemmeno casi di duopolio televisivo “marcio” come quello italiota.
Non dimentichiamoci, poi, che questa acquisizione avrà conseguenze anche sull’altro fronte. Per gli interni Endemol, per gli interni Mediaset. La spesa, stimata in 2,6 miliardi di euro, è sostanziosa persino per un colosso come quello berlusconiano e – andando di pari passo con il taglio del 10% delle risorse del gruppo, taglio evidentemente deciso anche per far fronte a questa operazione – e potrebbe generar malcontenti e malumori. Oltreché richiedere iniziative decisionali che potrebbero risultar poco gradite agli staff delle due strutture, ora divenute un unico Giano Bifronte.
Lo scenario più plausibile nel migliore dei mondi possibili – un mondo che non avrebbe concepito la possibilità di un simile evento economico-politico -, quello che sanerebbe in qualche modo l’anomalia al cubo del tubo catodico, è un lento trasferimento di tutti i programmi Endemol a Mediaset. Cosa che, a meno delle contromisure di cui sopra, rischierebbe di dare un durissimo colpo alla RAI così com’è concepita.
In definitiva, potrebbe essere un primo passo verso la privatizzazione – come rilevato da alcuni – e quindi verso un nuovo modo di concepire la televisione. Preso da un certo punto di vista, insomma, questo potrebbe essere un episodio che contiene in potenza gli stimoli per ravvivare il magma informe e privo di nuovi fermenti della nostra programmazione. Dall’altro, potrebbe essere l’inizio di tempi bui.
Parlerà la storia. Noi scribi ci sediamo a osservare, voi, se volete, diteci la vostra.