La Bignardi Invade da marzo il mercoledì con sei puntate in più, la Gabbia si sposta alla domenica e Formigli è nero (Anteprima TvBlog)
Dal 5 marzo 2014 le Invasioni barbariche si allungano al mercoledì, mentre la Gabbia passa alla domenica.
A La7 sta per arrivare un vero e proprio terremoto. E tutto per quella finta acqua cheta di Daria Bignardi, che invece, quando vuole, pare essere più zarina delle regine generaliste.
L’ex conduttrice del Grande Fratello non aveva mandato giù sin dall’inizio la divisione de Le Invasioni barbariche in due cicli stagionali, uno invernale e l’altro autunnale. I giornali avevano già parlato di malumori tra lei e la direzione Cairo, che per ragioni di budget le aveva accordato solo sei puntate a inizio 2014, in alternanza con Crozza.
Visto che gli ascolti e la visibilità mediatica sono dalla sua (la scorsa puntata ha fatto più di un milione di spettatori e quasi il 5% di share), Daria – che in tv carbura nella lunga durata – ha ottenuto altre sei puntate. Peccato, però, che al venerdì stia per tornare Crozza e per lei non restava libera che la domenica sera.
La Bignardi, quindi, ha preteso di tornare alla collocazione del mercoledì sera. Il motivo? Il weekend le piace trascorrerlo in campagna. Potrebbe anche aver ascoltato il consiglio di Freccero, che a Tv Talk ha detto che le Invasioni devono andare al mercoledì contro le partite, “perché sono il Vanity Fair della tv”.
A fare le spese dello spostamento de Le invasioni barbariche al mercoledì, dal 5 marzo al 2 aprile, sarà quindi La Gabbia di Gianluigi Paragone, pronta a traslocare alla domenica (dal 23 febbraio o dal 2 marzo) dopo aver trovato nel mercoledì sera la sua serata ideale. Che c’entri la recente stroncatura di Aldo Grasso in questo sabotaggio?
Questo cambio avrebbe, però, fatto andare su tutte le furie Corrado Formigli. Il suo timore? Che la Gabbia possa bruciare gli scoop di Piazza pulita.
Morale della favola? Anche i radicalchic scazzano. Ah, in tutto questo non abbiamo nominato il programma del martedì sera: meglio lasciarlo dov’è, in tutti i sensi.