Apocalypse Show in diretta su TvBlog
La storia della televisione italiana è talmente breve da essere costellata, fisiologicamente da ritorni, eterni e non. Questa sera, ritorna Gianfranco Funari e noi siamo pronti a seguirne il ritorno insieme a voi, incuranti del lungo ponte primaverile. Pronti a seguire la prima puntata di Apocalypse Show. 21:30: si comincia, con un ritardo impressionante. L’impronta
La storia della televisione italiana è talmente breve da essere costellata, fisiologicamente da ritorni, eterni e non. Questa sera, ritorna Gianfranco Funari e noi siamo pronti a seguirne il ritorno insieme a voi, incuranti del lungo ponte primaverile. Pronti a seguire la prima puntata di Apocalypse Show.
21:30: si comincia, con un ritardo impressionante. L’impronta di Cugia è fin troppo evidente. Le prime parole, Funari le pronuncia come voce fuori campo.
E’ tornata la televisione. La televisione sono io.
Il monologo è un po’ incerto ma a tratti incisivo: forse si può sperare anche nel fatto che in questo show qualcosa succeda. Sicuramente la provocazione con il countdown verso la fine del mondo (26 maggio, ore otto e trenta), perché l’ha detto la televisione, non è male e sarebbe un’ottima occasione – un’occasione alla Carmelo Bene, ricordate, quando nel suo Uno contro tutti disse alla platea che era una platea di morti – per sdoganarsi e dire tutto quello che c’è da dire.
21:41: bella la scenografia, dopo la sigla in pieno stile varietà-Ballandi, tocca a Fabio De Luigi – finalmente la prima serata RAI – e Esther Ortega. Al numero 48412 per soli 50 centesimi si possono mandare sms con le cose che si vogliono salvare prima della fine del mondo e le proprie ultime parole famose. Meccanismo che ricorda vagamente il sondaggio di Cuore che era diventato la colonna portante de Il Senso della Vita. Carina la gag dei cameraman mancanti, con un De Luigi straordinario come al solito, seguito dalla steady. Il programma si preannuncia interessante.
Certo che di fronte alla minaccia della fine del mondo, si può parlare di qualunque cosa, e riesumare anche il grande Chubby Cehecker, con il suo Twist Again, e poi subito dopo mostrare le immagini della devastazione nelle isole di Tuvalu, di cui è presente un portavoce del governo in studio.
Probabilmente lo share, come rileva qualche lettore, sarà crollato in quello scampolo di trasmissione, ma se questi sono i temi che si possono portare in tv il sabato sera, viene solo da dispiacersi per il fatto che Funari sia rimasto così tanto lontano dalla televisione. Ora a tratti non ce la fa, prende papere, ha bisogno del gobbo. Ma era e resta una personalità straordinaria che avrebbe potuto dire molto di più nella storia del mezzo catodico. Come si fa a non amarlo, quando si porta via la badante svedese?
22:00: il primo nero pubblicitario. Ci sono alcuni problemi oggettivi da risolvere, inconvenienti tecnici, qualche problemino di ritmo. Ma globalmente lo show apocalittico appare godibile.
22:04: si ricomincia, con un bumber carino e vignettato che mostra il duo Ortega-De Luigi:
La televisione dice che il mondo finisce fra settimane dice lei. E lui, pragmatico: Impossibile, abbiamo un mutuo a trentacinque anni.
Funari ironizza sui suoi bypass, bacia la moglie, non bacia Del Noce (perché lui si fa baciar da tutti) e poi un monologo di De Luigi introduce il nuovo ospite musicale, Lucio Dalla.
22:19 E’ il momento del secondo monologo di Funari. Che esordisce con un
questa non è una cosa da RaiUno e da sabato sera, perché è una cosa vera
e poi se la prende con l’Italia, con la RAI, con la mediocrità, con il Paese tutto. E sarà anche retorica facile, ma non mi vergogno di ammettere che mi piace questa retorica. E’ vecchio, Funari, lo ammette lui stesso, ma questo non gli impedisce di avercela con chi ha paura delle idee.
L’unica perplessità che mi viene in mente è che il livello metaforico del monologo sia troppo alto per essere colto a tutti i livelli. Perplessità che coglie lo stesso Funari e i suoi autori a fine monologo.
22:25: De Luigi + Ortega + Whiter Shade Of Pale. Bello lo snodo che manda la Ortega a dirigere l’orchestra. Dal maxischermo ecco Funari che parla di Cossiga. E, non potendo annunciare il picconatore, annuncia se stesso e si auto-intervista. Alla domanda: qual è la cosa che ti ha fatto incazzare di più, elenca prima il fascismo. Poi la guerra. Poi la democrazia. Ma quel che non perdonerà mai al destino è di essere nato nello stesso secolo in cui c’era Maurizio Costanzo.
22:42 E’ il momento di Fabio De Luigi, che ha l’occasione di mostrare tutta la sua bravura in un bel monologo-imitazione di Carlo Lucarelli (nell’immagine), nel corso del quale si cita un po’ di tutto, persino i concorrenti diretti de La Corrida. Poi, Funari – che lancia una nuova mazzata al “collega” costanzo – presenta un cantante che non si vedeva da tempo: Federico Salvatore, che Costanzo l’ha frequentato parecchio.
Un passato con la canzone “Azz”, una canzone sull’omosessualità, poi una bella ballata su Napoli da cui “qualcuno” si dissociò. E al Funari redivivo non par vero di potergliela far cantare dal vivo su RaiUno. Una grande denuncia, una canzone che parla di camorra e tangenti e dell’offesa clamorosa che viene quotidianamente perpetrata ai danni di una delle città più controverse d’Italia. Questo giusto per chiarir le idee a chi ha pensato che a casa Funari si fosse meno diretti che a casa Celentano.
23:10: rientriamo dalla pubblicità con un altro bumper fumettato
– Dicono che il mondo sta per finire
– E tu cambia canale, no?
e poi si ricomincia con un altro monologo di Funari. In cui compare la frase-concept di questo programma (pensato e scritto da Diego Cugia, con la modesta partecipazione di Funari, come dice lui):
Il divertimento non può prescindere dalla riflessione. Altrimenti diventa noia
Si parla dell’acqua, e della siccità. Certo, ci piacerebbe di più sentir Funari disquisire di Prodi e Berlusconi. Ma non glie l’avrebbero mai permesso. Quindi, tocca accontentarsi. Per il sabato sera di RaiUno è fin troppo. Tocca stemperare, e tocca a Lucio Dalla, con la sua canzone dedicata a Valentino Rossi.
23:27 Certo, non sarà per il pubblico di RaiUno, ma a me sta bene anche il numero di Antonio Rezza (nell’immagine). Teatro surreale. Perché la gente pensa? Passa, quasi inosservato, temo. E poi rientra Funari: quanta consapevolezza in quella sedia-trono a “rotelle” con la badante svedese. Ora si sfiora il tema chiesa-papa-preti. Con più leggerezza di quanto non faccia la Littizzetto, ovviamente. E poi si parla di bambini. Mentre va la canzoncina “Vecchio Funari, quanto tempo è passato, quanti ricordi fai rivivere tu”. Balletto alla Ballandi, con le belle coreografie di Franco Miseria. Si salva “Satisfaction” degli Stones.
23:30 Tocca di nuovo alla classifica delle cose da salvare, il momento che trovo meno azzeccato nel programma. Le “statistiche” sono affidate a Diego Parassole (ex Zelig, creatore del personaggio Erminio Pistolazzi), che subito dopo si esibisce nel suo monologo. Un po’ troppo difficile far ridere con l’ambiente, se non si è Beppe Grillo. A seguire, come annuncia la grafica, la canzone apocalittica di Irene Grandi. Una che crede ancora di essere una rocker dopo anni di pop-melodico italiano senza fantasia. Ospite musicale decisamente poco azzeccato, ma in promozione.
23:48: subito prima della pubblicità, Funari riesce a dire qualcosa di politico. Gioco della torre. Se vi chiedo di buttare giù Prodi o Berlusconi, chi scegliete. Imbarazzo totale. Penso che sia il massimo che si possa pretendere, con i tiratori di RaiUno pronti a sparare.
23:52: il gran finale. E Funari non mette le mani avanti.
La RAI ci ha dato tutto. E se questo programma non avrà successo sarà solo colpa mia e di Cugia.
Scusate se è poco. Intanto, alla fine del mondo manca un po’ meno di prima.