La Sposa Perfetta, stroncata ma in attesa di conferme
Se La sposa perfetta si è già meritata ua stroncatura impietosa da Natalia Aspesi non ha che da guadagnarci. L’apertura odierna degli Spettacoli di Repubblica lascia sorpresi, con quel sadismo da reality misto a curiosità fenomenologica di noi telemaniaci, del notevole interessamento riservato al prodotto. D’altronde, vedere una giornalista di livello come la suddetta cimentarsi
Se La sposa perfetta si è già meritata ua stroncatura impietosa da Natalia Aspesi non ha che da guadagnarci.
L’apertura odierna degli Spettacoli di Repubblica lascia sorpresi, con quel sadismo da reality misto a curiosità fenomenologica di noi telemaniaci, del notevole interessamento riservato al prodotto.
D’altronde, vedere una giornalista di livello come la suddetta cimentarsi con la critica di un programma di Raidue, per di più di scarse pretese, implica già un’istanza di bilancio, per di più talmente circostanziata da non lasciare indifferenti.
L’Aspesi condanna La sposa perfetta come esperimento di televisione malsano e retrogrado, che riporta l’Italia indietro di cinquant’anni azzerando i cambiamenti avvenuti nella società:
“Il paese delle suocere televisive pare uscito dalle vignette dell’epoca fascista. Se pure si tratta di un gioco per le masse bonaccione, si può dire senza esporsi al ludibrio generale che forse la televisione di Stato sta esagerando nel non porre limiti alla spazzatura, alla maleducazione, alle menzogne, all´inciviltà?”.
Che una forma di puro intrattenimento si esponesse a critiche di ordine etico, aprendosi a risvolti socio-antropologici, era ancora una volta da mettere in conto.
Ma, appunto, dovrebbe far piacere alla coppia più defilata dello star system, la stagista Robertina e il maggiordomo Cadeo, godere di quell’eco mediatica che ha fatto la fortuna de La pupa e il secchione.
In fondo, avrebbero diversi elementi dalla loro per difendersi a spada tratta dall’accusa di tv trash. Innanzitutto la cura dei particolari scenici. Quel che più ha colpito della prima puntata, infatti, è un abile accostamento di dettagli grafici e sonori che ha conferito subito un’identità credibile al format (rigorosamente di importazione).
Come fa notare l’autore del blog Chissenefrega, il rituale della scalinata ha portato con sè quell’aura dal sapore in bianco e nero delle pubblicità dei detersivi, che hanno fatto la storia della televisione oltre a diventare motivo di ispirazione per il film Pleasantville.
In più hanno colpito nel segno la sigla di atmosfera, Love and Marriage di Frank Sinatra che è di suo un elegante biglietto da visita, il logo, che trasuda il fascino stilistico del retrò, fino al titolo, da cui poter evincere sin dai presupposti un’impronta romanzesco-fiabesca.
Che sia o no un reality per educande, che assolve al ruolo del ballo delle debuttanti di una volta, in tv si respira dopo tanto tempo un’aria immacolata e non importa se intrisa o meno di perbenismo. Il monito, quantomeno, è di riscoprire la femminilità, le buone maniere al momento delle presentazioni, il valore del corteggiamento.
Viene da pensare, tuttavia, che dopo una partenza dignitosa il destino televisivo dell’alchimia suocera-nuora non si rivelerà troppo (con)vincente. La striscia quotidiana, che ha riportato al debutto una percentuale di share decisamente esigua, denuncia sin dall’inizio una povertà di appeal, in termini visivi prima ancora che narrativi. I colori cupi della location e le riprese un po’ dispersive rendono tutto troppo amatoriale e poco interattivo agli occhi del telespettatore, già annoiato di suo dalla ripetitività delle reclusioni spiate.
Se il filo conduttore, dunque, resta appetibile perchè cattura la morbosità delle mamme chioccie come l’illusorietà dei ragazzi-bene, tutti accomunati dal sogno italico e provinciale della famiglia felice, c’è il rischio che al programma manchi una solida e coerente tenuta registica.
Ora la conduzione sobria e di un garbato fuori moda riporta alla mente il filone sentimentaloide dei giochi delle coppie, puntando sull’amarcord nostalgica per non esporsi alle lusinghe del cattivo gusto.
Ora gli interventi beceri di qualcuno degli scapoloni, i loro approcci decisamente smaliziati e la complicità delle mamme in materia di confidenze sessuali lo priva all’improvviso di quella purezza che ne poteva fare un’incantevole commedia a soggetto.
Non è facile detenere le sorti di una trasmissione così prodiga di chiavi di lettura, che tiene in serbo la carta del reality becero come quella dell’ironia arguta di austeniana memoria.
C’è molto del conflitto tra orgoglio e pregiudizio negli spunti che figliuole in età da marito offrono allo spettatore. Ma poi, se uno ci pensa, tirare in ballo modelli letterari diventa quasi pretestuoso.
Perchè di divertissement si tratta e basta davvero poco, a partire dalla maldestra inermità dei conduttori, per bruciare tutto.