Home La7, Urbano Cairo punta su numeri e qualità: “Gli ascolti sono la bussola. Crozza? Qui è libero”

La7, Urbano Cairo punta su numeri e qualità: “Gli ascolti sono la bussola. Crozza? Qui è libero”

Il patron de La7 parla di chiusura serena con Gad Lerner, mentre con Geppi Cucciari si vedrà cosa succederà dopo il passaggio su Rai 1. Crozza torna a Marzo.

pubblicato 4 Gennaio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 10:02

“Io parto da un presupposto: gli ascolti sono la bussola. Non possiamo permetterci di non fare ascolti, vivendo di pubblicità. Questo è il nostro obiettivo assoluto, sgombriamo subito il campo: però gli ascolti si devono raggiungere con la qualità”

così parla Urbano Cairo intervistato da Alessandra Comazzi per La Stampa. Da concessionario di pubblicità a patròn del ‘gruppo’ La7, Cairo approfitta dell’inizio dell’anno per tracciare un piccolo bilancio dei suoi primi otto mesi al comando e per ‘dettare’ la rotta ai suoi uomini, artisti e non.

“Adesso il nostro bilancio, dopo appena otto mesi dall’acquisto, è quasi in pareggio”

dice soddisfatto di aver ridotto l’emorragia di denaro che fino a qualche tempo fa si aggirava intorno ai 100 milioni di euro l’anno, come riporta il quotidiano torinese. Conscio della situazione, l’editore ha però deciso di farsi avanti:

“Quando sono arrivato qui, sapevo bene che il rischio era molto alto. La7, e prima Telemontecarlo, era nota per non aver mai guadagnato un quattrino. Non poteva durare. A me piace, la televisione, e così mi sono buttato a capofitto: partendo dalla semplicità. Le cose semplici, di buon senso, sono le migliori”.

Cose semplici, ma di qualità, ribadisce il patròn: talk show, informazione, intrattenimento focalizzato su personaggi di richiamo, sono questi (per ora) gli assi su cui si muove la rete, che vuole mantenere il suo target alto, ma nello stesso tempo allargarsi a fasce più ‘popolari’:

“Cerchiamo di mantenere La7 sul suo filone classico, l’informazione, l’indipendenza, il gradimento da parte del pubblico cosiddetto “doppia A”, alto livello socio economico e prevalentemente laureato, ma cercando, nello stesso tempo, di allargare il target. Insomma, l’obiettivo è mettere insieme qualità e quantità. Stiamo scalando posizioni nella classifica delle reti più seguite”.

Insomma, Cairo cerca la ‘quadratura del cerchio’, in pratica. Per ora, però, dice di non voler toccare l’argenteria di famiglia. Nonostante le paure della vigilia da parte dei volti noti della rete, Cairo dice di aver cominciato

“col confermare tutti i rapporti di qualità che la rete aveva. Santoro, Gruber, Formigli, Mentana, Crozza, naturalmente. E aggiungere cose nuove, altrettanto buone”.

E come la mettiamo con Geppi Cucciari e Gad Lerner?

“Geppi Cucciari aveva un contratto con noi, scaduto a fine 2013: l’ho autorizzata io a fare quel programma di Raiuno, Dopotutto non è brutto. Poi vediamo. Con Gad Lerner è stata una scelta comune quella di interrompere la collaborazione. Siamo rimasti in buoni rapporti”

dice Cairo che invece ha reclutato Paragone e Sottile, confermando Santoro. Mai un’interferenza nei contenuti e delle scelte artistiche dice il patròn, nonostante la presenza nella scuderia di qualche cavallo facile alla bizzarria e di qualche campione arrugginito. Possibile?

«Io la scelta la faccio a monte. Decido chi mi può andare bene. Ci accordiamo. E poi lo lascio fare. Quando ho confermato Santoro, non è che non sapessi chi era: mi andava bene e basta. Così quando ho chiamato Paragone, Salvo Sottile: sapevo che La gabbia di Paragone era già nello spirito di La7, meno laLinea gialla di Sottile. Però ritenevo che ci potessero essere dei margini anche per quel genere lì. I risultati mi stanno dando ragione: dopo un inizio faticoso, la trasmissione va meglio».

Il vero rischio finora corso da Cairo però è stato il possibile addio di Maurizio Crozza, corteggiato da Rai 1 che voleva farne “l’architrave dell’intrattenimento della rete” come confermato qualche tempo fa da Giancarlo Leone. Ma davvero il rischio c’è stato?

“Contavo sul fatto che lui preferisse La7. Qui è indipendente, fa quello che vuole, e sta sereno (…) Ha bisogno di sapere che il suo editore è con lui. Alla Rai sarebbe stato ben più difficile”,

sostiene Cairo, che comunque ha scelto come direttore di Rete uno che la tv di Stato la conosce bene, ovvero Paolo Ruffini, già direttore di Rai 3:

“Lavoriamo insieme, c’è molta collaborazione. Lui fa il possibile per essere in palla, credo che qui abbia trovato ritmi molto più accelerati. Ho un ottimo rapporto con lui. Spero che anche lui abbia un ottimo rapporto con me”.

Insomma, Cairo marca la differenza con le pesantezze e le lentezze di Mamma Rai, ma anche con i ‘legacci’ di Mediaset, di cui non può che essere un competitor, visti anche i trascorsi personali con Berlusconi: fu cacciato da Mondadori, ma fondò la Cairo pubblicità e ora fa concorrenza al Biscione sia con la tv sia con le sue pubblicazioni. Che ci sia anche un pizzico di sottile piacere della vendetta a motivare Cairo in questa sua nuova avventura tv?

Nel frattempo guarda al 2014 che si aprirà col ritorno de Le Invasioni Barbariche di Daria Bignardi, che occuperà il prime time del venerdì sera dal 17 gennaio per sei settimane. Solo dopo tornerà Crozza, mentre la Bignardi rispunterà nell’Autunno 2014. Una staffetta che rompe la liturgia dei classici palinsesti all’italiana e che per Cairo può servire a stimolare il pubblico.

O a destabilizzarlo.

 

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