Niente porno in tv. Ma Giglian e Lea di Leo…
No al porno in televisione. No alle pubblicità delle chat line erotiche. No alle scene di sesso e alle babes che si spogliano sui vari 7 Gold e compagnia che programmano le scene calde di Playboy o Penthouse. Quindi, no al sollazzo peccaminoso e un po’ nascosto di centinaia di adolescenti brufolosi, ma anche –
No al porno in televisione. No alle pubblicità delle chat line erotiche. No alle scene di sesso e alle babes che si spogliano sui vari 7 Gold e compagnia che programmano le scene calde di Playboy o Penthouse. Quindi, no al sollazzo peccaminoso e un po’ nascosto di centinaia di adolescenti brufolosi, ma anche – son quasi certo – di adulti e adulte. La notizia è fresca fresca, giunta in serata. L’Ansa scrive:
l’altola’ lanciato dall’Autorithy.E’ rivolto a tutte le emittenti, pubbliche e private, nazionali e locali e ai fornitori di contenuti tv su frequenze terrestri, via satellite e via cavo. La decisione e’ stata presa dall’Autorita’ per le garanzie nelle Comunicazioni in un atto di indirizzo approvato dalla Commissione servizi e prodotti.
Il che vuol dire, in caso di piena applicazione dell’ordinanza, che il popolo della notte degli onanisti – almeno, quello che ancora non ha scoperto internet (!) – dovrà dire addio a personaggi divenuti anche folcloristici, come Lea di Leo (vista anche a Lucignolo, eh) e alle sue epigoni. Ma al momento non pare che la cosa abbia sortito effetti. Vediamo una galleria di immagini che sto catturando in tempo reale, mentre scrivo, di quelle reti locali che riesco a captare sul fido Mac e che stanno programmando trasmissioni, diciamo così, che contravvengono palesemente all’ordinanza di cui sopra, e poi lanciamoci in qualche provocazione, vi va?
Per esempio, è più o meno morale una signorina che racconta come vuole essere presa, mostrandosi in pose di varia ispirazione kamasutrika, di una vecchia maga che ti fa un consulto in “diretta” tv?
E’ più o meno morale il soft-lesbo-playboy, di un venditore di cianfrusaglie che fa spendere migliaia di euro a acquirenti affetti da necessità di shopping maniaco compulsiva?
E come camperanno le tv locali che di giorno diffondono, per esempio, notizie locali – spesso anche di fattura sufficiente, se non buona – e di notte, tarda notte, per campare, cedono al peccato dell’eros teletrasmesso?
Da ultimo, quando, le tv locali che hanno sicuramente già venduto i loro spazi da vampiri alle chat line per i mesi a venire, recepiranno la normativa? E come la risolveranno, la spinosa, pornografica questione? Suvvia, signori dell’authority: un po’ di pelle nuda non ha mai fatto male a nessuno. Tette e culi si vedono ovunque e a profusione. Internet è lì per quello. Non vi sembra un’iniziativa quantomeno un po’ retrograda?
Le reti locali e le trasmissioni \porno\