In diretta dal Festival di Sanremo
Va male, il Festival di Sanremo, e la sua prima serata fa peggio dell’edizione di Panariello. Era difficile, ma dall’altra parte c’era un Dr. House in grande spolvero. Mentre scrivo, da un baretto di Piazza Colombo, a trecento metri dall’Ariston o poco più, si sta consumando la seconda serata del Festival di Sanremo – che
Va male, il Festival di Sanremo, e la sua prima serata fa peggio dell’edizione di Panariello. Era difficile, ma dall’altra parte c’era un Dr. House in grande spolvero. Mentre scrivo, da un baretto di Piazza Colombo, a trecento metri dall’Ariston o poco più, si sta consumando la seconda serata del Festival di Sanremo – che potete seguire in diretta anche con noi (questo post tornerà subito sotto, per lasciar spazio alla diretta) – e all’esterno c’è la solita atmosfera sanremese della pacata tranquillità dopo una giornata di deliri.
Sì, perché a Sanremo bisognerebbe andarci almeno una volta nella vita, durante il Festival, per amor d’osservazione, per gusto sociologico e antropologico, per il piacere di osservare con i propri occhi come si muove il carrozzone, il circo più grosso d’Italia.
In questi giorni, nella ridente cittadina ligure, la parola d’ordine è promozione. E se la cosa può andar bene per gli artisti – nell’immagine, Simone Cristicchi, uno dei favoriti, allo stato attuale delle cose, che presenta il suo album e il documentario a esso allegato -, va un po’ meno bene per le persone normali. C’è tutto un fiorire, un crescere di seni in mostra, tacchi del dodici, tasso di mascara e fondotinta sopra la media del jet set (che è già di per sé sopra la media dell’accettabile) per apparire meglio, per sperare che qualcuno – ma chi? chi?? – ti noti, ti voglia parlare, prendere per fare qualcosa – ma cosa? -, magari scattare una foto. Ecco, c’è anche la paranoia delle foto, a Sanremo, quando c’è il festival. Tutti vogliono fotografare gli altri, basta che fischiettino un motivetto, che abbiano qualcosa che ricordi qualcosa di un vip, che somiglino a qualcuno. E nella somiglianza, eccoli, trionfanti come sempre – e come sempre, un po’ più tristi ogni anno che passa – i sosia. Riuscite a immaginare qualcosa di più alienante del passare la ita a assomigliare a qualcuno? C’è quello di Pavarotti, quello di Totti, quella di Liz Tyler, e, meraviglia delle meraviglie, quella di Michelle Hunziker. Che, il lettore attento l’avrà già capito, altri non è che la promettente porno-attrice Michelle Ferrari, di cui abbiamo fornito allo stesso lettore attento, un’altrettanto promettente galleria fotografica.
Promozione, dicevamo. Sì, perché alla fine la cosa che conta meno, al Festival, è l’esibizione dei cantanti. Il resto è una corsa contro il tempo fra appuntamenti, conferenze stampa, interviste e dichiarazioni, in un moto browniano inconcepibile che incrocia presenze nelle hall degli hotel e fa guadagnare un sacco di soldi ai taxi del loco.
E’ il delirio, ma è anche un delirio sempre meno forte, sempre meno coinvolgente, colorato ma kitsch e in lenta decadenza.