Drive In – L’Origine del Male, Canale 5 festeggia i 30 anni del cult di Ricci con un doc tra ricordi e rivendicazione
Drive In torna su Canale 5 30 anni dopo anche se con un ‘semplice’ doc che ne ricostruisce il mito e ne vuole ‘riscattare l’onore’: interventi di Lerner, Veltroni, Baudo, De Mita e di Ricci.
Drive In compie 30 anni e Canale 5 li festeggia trasmettendo il documentario “L’origine del Male”, in onda questa sera, 4 dicembre 2013, alle 23.30.
In realtà il trentennale del debutto non cade nel giorno di Santa Barbara, per quanto – visto l’effetto deflagrante che ebbe nella tv e nel costume italiano degli anni ’80 – sarebbe stato perfetto per celebrare la patrona degli artiglieri. La prima puntata di Drive In, invece, andò in onda il 4 ottobre 1983 e per di più su Italia 1. Il Presidente della Repubblica Italiana era Sandro Pertini, a Roma scompariva Emanuela Orlandi, a Palermo veniva ucciso Rocco Chinnici e a Napoli Enzo Tortora veniva arrestato; alla Casa Bianca c’era Ronald Reagan che parlava di Scudo Spaziale anti-sovietico, mentre l’URSS avrebbe dovuto aspettare ancora tre anni prima di avere come capo Michail Gorbaciov; la Germania Est continuava a raccogliere medaglie negli sport più disparati, mentre la Germania Ovest poteva contare su uno squadrone di calcio e sul mercato musicale si era appena affacciata, non proprio timidamente, una vivace cantante italo-americana nota come Madonna; Internet era ufficialmente nato a gennaio (ma il suo uso si sarebbe diffuso solo un quindicennio più tardi), mentre Apple lanciava il pc Lisa e Microsoft rilasciava il primo Word per Dos.
Insomma, era un’altra Italia e un altro mondo e quello sketch show cambiò il nostro modo di vedere la tv, introducendo – forse in maniera più evidente di quanto fatto fino ad allora – il ritmo della tv commerciale pensata sul modello americano, pur servendosi delle strutture degli show di Enzo Trapani.
Fatto sta che quel programma divenne rapidamente un cult e i suoi personaggi sono rimasti scolpiti a fuoco nel’immaginario degli over 30: da Has Fidanken al paninaro che ‘cuccava le sfitinzie’ al ritmo di Wild Boys, dal poliziotto Vito Catozzo all’Asta Tosta con l’imperdibile quadro di Teomondo Scrofalo, perennemente invenduto. Satira di costume, comicità non-sense e ‘tradizionale’, con una spolverata di parodia politica che puntava sugli intoccabili di allora, da Andreotti a Spadolini, da De Mita a Craxi, in un’epoca ancora lontana dai politici pronti a farsi lanciare torte in faccia al cabaret e nella quale la partecipazioni di un ministro al primo talk show di Costanzo costò interrogazioni parlamentari.
Non tutto fu memorabile, per carità, e molti sketch, così come molti personaggi, sono giustamente scomparsi dalla memoria (personalmente ho sempre odiato il Tenerone). Ciò non toglie che Drive In raccolse e lanciò molti dei nomi comici poi affermatisi su una certa scena artistico/televisiva, sia sul piano autoriale che attoriale: se Gianfranco D’Angelo ed Enrico Beruschi hanno forse raggiunto con Drive In l’apice della propria popolarità televisiva, vanno ricordati anche gli allora giovanissimi Ezio Greggio, Carlo Pistarino, Giorgio Faletti (che ha poi messo a frutto le sue capacità di scrittura in altri settori), Enzo Braschi, i Trettrè per arrivare agli indimenticabili Zuzzurro e Gaspare.
Trent’anni dopo, quindi, Drive In torna in tv anche se racchiuso in un documentario, realizzato da Luca Martera che punta, a quanto si può intuire, a fare ‘giustizia’ sul programma di Ricci e a smontare i luoghi comuni che ne hanno tramandato ai posteri un’immagine volgare, tutta incarnata (ed è il caso di dirlo) nelle iper-maggiorate e ammiccanti Ragazze Fast Food, guidate negli anni da Carmen Russo, Lory Del Santo e Tinì Cansino. Un’immagine spesso evocata da politici e opinionisti che più volte hanno collegato alcuni eccessi della tv di oggi a una ‘deriva del costume’ iniziata proprio con il Drive In negli anni ’80. Evidentemente non sanno di cosa parlano, ma viene da da qui la scelta del ‘provocatorio’ titolo “Le Origini del Male”.
In perfetto stile Ricci, quindi, il documentario non manca di sollevare un pizzico di polemica e chiama in causa ‘intellettuali’ e politici, uomini del tempo e vittime dell’epoca per celebrare il mito (amplificandolo, ovviamente) alternando spezzoni di repertorio alle testimonianze di Pippo Baudo, Walter Veltroni, Tinì Cansino, Ciriaco De Mita, Enrico Vanzina, Gad Lerner, tutti ‘uniti’ a ricordare quel fenomeno, tanto più sconvolgente se si confronta ad alcune attuali proposte della tv generalista. Ma se vogliamo dirla tutta, Drive In resta un programma da educande rispetto alla sperimentazione di Rai 2 della fine degli anni ’70. Ma quella è un’altra storia.
Trent’anni, in fondo, sembrano quasi passati invano: Drive In è stato un programma importante, piacevole, rimasto nella memoria collettiva. Da qui a farne un santino ce ne vuole, ma sarà probabilmente un piacere per gli over 30 godersi un momento nostalgia stasera alle 23.30 su Canale 5. E così l’ammiraglia può finalmente mettere il cappello su un programma che avrebbe sempre voluto avere.