Ci pensa Rocco. A dare il suo tocco surreale (e a far sbagliare Aldo Grasso)
Rocco Siffredi soccorre le coppie in crisi da libido. Non piace a tutti, ma è pop e surreale e funziona alla grande. Se non si soffre di invidia del pene.
Ci pensa Rocco va recensito, anche se gli impegni della vita quotidiana del recensore hanno un effetto ritardante.
Ci sono situazioni in cui, però, avere un ritardo non è necessariamente un male. Recesire “Ci pensa Rocco” è una di queste.
Perché per una volta si arriva a bocce ferme. Un tempo ero un cultore della recensione-sveltina, tutta e subito, così si arrivava prima di tutti e prima dell’Auditel e nessuno poteva dirti che ti eri fatto influenzare. Ma dopo un po’ uno si è creato una sua credibilità, o magari l’ha persa completamente – chi può dirlo – e quindi non ha più l’ansia da prestazione.
Ci pensa Rocco è splendido. Fra i programmi che parlano di sesso su canali-non-per-adulti-non-a-pagamaento (sono stati tanti, da Loveline a La mala educaXXXion) è, a mio avviso, il più performante, il più riuscito, quello che ha mostrato di avere quel qualcosa in più da infilare nella brodaglia dei palinsesti.
Ad Aldo Grasso non è piaciuto. Ce ne faremo una ragione. Io, invece, penso che Grasso sbagli. Probabilmente sono guidato da un immaginario da bravo erotomane, non saprei. Il fatto è che ho visto ben altro nel programma, rispetto alla stroncatura del critico televisivo del CorSera. Cosa ci ho visto? Quel surreale gioco che prende l’ambiguo e lo trasforma rendendolo quasi sconclusionato (il role-playing-fra-i-due-compagni-travestiti-da-gorilla über alles) ma non deteriore; quel personaggio che non si può separare dalle decine e decine di volte in cui lo hai visto in azione senza vestiti (diamo per scontato, giusto? anche perché nel frattempo sono arrivate parecchie piattaforme free sul web grazie alle quali chi non avesse mai visto può vedere) e con attrezzo del mestiere da suscitare invidia del pene anche in chi il pene ce l’ha; quel gusto nonsense-doublesense che in Rocco avevamo già apprezzato nei celebri spot della patatina e che viene ripreso perfettamente in Ci pensa Rocco.
E come si fa a non apprezzarlo, Siffredi, guru perfetto (chi meglio di lui, nel ruolo?), en travesti su limbo bianco, conduttore, vigile urbano, dottore? Come non pensare che non si vorrebbe affatto essere nei panni del “lui” della coppia? Ma neanche nei panni della “lei”, sia chiaro, quando uno con gli attributi di Rocco ti grida: «Devi essere più porca» (o forse sì? Chissà).
Fatto sta che a me il programma è piaciuto e lo trovo molto azzeccato, in tutte le sue componenti.
Sia chiaro: non sono l’unico estimatore. Ci pensa anche Giacomo Zamai (fotografo) che – guarda un po’, per intercessione della sua compagna: la coppia è sempre in agguato, anche quando non ci pensa Rocco – ci fa arrivare la sua analisi semiotica. Voi direte: e chi è Giacomo Zamai? Perché dovrebbe interessarci una sua analisi semiotica? Signori. Perché è intelligente. Non crederete mica che per pontificare di televisione ci voglia per forza una firma ben nota, no? Non è mica una gara a chi ce l’ha più lungo.
Anzi. La lezione di Rocco ci insegna una cosa: che per parlare di sesso in tv non bisogna prendersi troppo sul serio. Vale per tutti i campi della vita. Anche per le analisi semiotiche.
Ci pensa Rocco: l’analisi semiotica di Giacomo Zamai
La produzione a basso costo riprende dal punto di vista stilistico la produzione hard, che come richiamo a Rocco è perfetto. Anche da un punto di vista semiotico, la fotografia posticcia, “smarmellata” produce un cortocircuito narrativo, svelando una natura erogena nel soggiacente universo meta-narrativo.
L’archetipo dell’uomo-essere-privo-di-pelo richiama la figura di Sansone privo della criniera, impaurito e succube della figura femmina-svaccata tipica delle culture matriarcali precristiane, riprendendo una delle figure retoriche tipiche della cinematografia erotica.
Scendendo a livelli ancora più profondi, si possono raggruppare le esperienze dei coniugi in relazione ad una stagionalità e al contempo a un chiaro riferimento ai quattro elementi dove rollercoaster-aria, canoa-acqua, vestiti-fuoco, pittura-terra, si ritrovano tematiche rinvenute nella cinematografia Bessoniana, che ravvede nella Natura un quinto elemento identificabile nell’amore umano, inteso come amore-rapporto erogeno in contrapposizione al l’amplesso-decadimento, arrivando a scongiurare un decadimento morale di fronte ad una trasmissione televisiva condotta da uno dei più grandi rappresentanti del cosiddetto decadimento morale stesso.