Il successo delle fiction RAI: è vera gloria?
Se il Grande Fratello è in crisi, la fiction RAI gode di grande salute, tanto che Silvia Fumarola – la giornalista più saccheggiata oggi sul TvBlog – preannuncia, nel suo pezzo, un’ondata di fiction contro il GF, fatta salva la pausa sanremese. Ora, gli ultrà di cui sotto saranno portati a pensare che il sottoscritto
Se il Grande Fratello è in crisi, la fiction RAI gode di grande salute, tanto che Silvia Fumarola – la giornalista più saccheggiata oggi sul TvBlog – preannuncia, nel suo pezzo, un’ondata di fiction contro il GF, fatta salva la pausa sanremese.
Ora, gli ultrà di cui sotto saranno portati a pensare che il sottoscritto ne gioisca a prescindere perché, in quanto ultrà, non riescono a concepire il fatto che qualcuno possa non tifare ma cercare di osservare quanto più oggettivamente possibile, facendo i conti con i propri gusti personali nella maniera più corretta: mostrandoli chiaramente agli altri.
Dicevamo dei successi, di questo Raccontami, di Butta la luna e via dicendo. Be’, di base si potrebbe anche gioire per una fiction che va bene. Ma per indole personale, sono molto più lieto dello straordinario fenomeno Dr. House. Oddio, ma è Mediaset! E ora, come faranno, gli ultrà?
Se ne faranno una ragione. Perché, sebbene Dr. House non sia una delle serie preferite del sottoscritto, esso resta un prodotto di altissima qualità per scrittura e messa in scena, un prodotto cui si perdona anche qualche eccesso, qualche mancanza di verosimiglianza, una certa ripetitività – endemica – nei meccanismi di puntata.
Le fiction RAI (dove per fiction RAI intendo, più genericamente, quasi tutte le serie italiane) invece non ce la fanno, a entusiasmarmi: non mi coinvolgono per tematiche, che sento lontane e distanti. Per appeal. Per scrittura, regia e fotografia. Mi pare di vedere sceneggiati di trent’anni fa che, paragonati alle orbite descritte oggi dal pianeta dell’alta serialità televisiva, sanno di stantio, banale e già visto. E’ il solito discorso della mancanza di coraggio, probabilmente.
E il successo non aiuta: chi vince è convinto di non dover cambiare.