Immigrati tutti uguali?
Raramente mi capita di guardare qualche fiction italiana (oserei dire mai) e non ho di certo fatto un’eccezione per Butta la luna, serie “multietnica” che sta andando in onda in questo periodo su RaiUno, sebbene stasera durante uno zapping frenetico ne abbia visto un piccolo spezzone. Lungi da me voler dare un giudizio globale solo
Raramente mi capita di guardare qualche fiction italiana (oserei dire mai) e non ho di certo fatto un’eccezione per Butta la luna, serie “multietnica” che sta andando in onda in questo periodo su RaiUno, sebbene stasera durante uno zapping frenetico ne abbia visto un piccolo spezzone.
Lungi da me voler dare un giudizio globale solo per quelle poche immagini, ma si dà il caso che proprio la sequenza in onda in quel momento avesse come protagonista un’imbarazzata Fiona May alle prese con dei mazzetti di fiori, un bimbo orientale e una storia strappalacrime sulle sue treccine.
Salta subito agli occhi come Fiona, che in Butta la luna interpreta una ragazza nigeriana, parli con uno spiccato accento inglese (è nata in Gran Bretagna da genitori giamaicani) ben diverso da quello parlato dal popolo nigeriano…e non serve essere esperti di lingue per rendersene conto. Già qualche settimana fa avevo seguito una decina di minuti della fiction ed ero rimasta perplessa dai vestiti “tipici” indossati dalla May che tutto erano tranne che veri abiti e copricapi in stile, ma piuttosto delle brutte imitazioni con colori messi a caso. Probabilmente la costumista aveva preso il primo tendaggio a disposizione e ne aveva creato un presunto vestito “africano”.
Capisco la buona volontà di mandare in onda una miniserie sull’immigrazione e sull’integrazione – e anche qui bisognerebbe aprire una grossa parentesi sui probabili luoghi comuni contenuti nel racconto -, ma sarebbe stato troppo difficile scegliere come interprete, se non una nigeriana, almeno un’africana? Era un’impresa tanto ardua assegnare il ruolo ad una ragazza che rendesse il personaggio più reale? Tanto la May non è un’attrice, ma soltanto un’ex atleta che mai prima d’ora si era confrontata con la recitazione, se escludiamo il “sono sempre io, Fiona” della pubblicità Kinder. Un nero vale l’altro?
Certi stereotipi rimarranno per sempre incomprensibili.