Dopo aver consumato in favore di giornali la furiosa rottura con il dg della Rai Luigi Gubitosi, continua a ribadire che il talk show è morto. No, non ci riferiamo a Beppe Grillo, ma a Giovanni Minoli. L’ex conduttore de La storia siamo noi infatti in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo ribadisce quello che poco meno di un anno fa aveva asserito a La Repubblica dopo il famoso confronto tra i candidati alle primarie del centrosinistra andato in onda su Sky.
Il format del talk show è morto
aveva sentenziato a novembre 2012 l’inventore di Mixer. Oggi, quando la discussione sulla vitalità dei talk show politici è stata rinvigorita dai nano-share ottenuti dai vari Porro, Paragone, Formigli e Del Debbio, rivendicando di essere stato il primo killer di quel genere televisivo, Minoli sposta l’attenzione su un altro aspetto in particolare:
Il punto è che nello scontro tra la politica e la televisione ha perso la politica e vinto la tv. Sa perché ha vinto? Perché ha trasformato i politici in delle soubrette, delle macchiette. La televisione ha distrutto la politica, la sua credibilità, lo ha fatto con i talk show dove i politici fanno a cazzotti per andare. Per titillare la loro vanità. E io sono pure in grado di dirle quale è il punto più basso raggiunto dalla politica . È stato quando Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani sono andati a leggere le 10 domandine nel programma di Fabio Fazio, Vieni via con me. In quel momento si sono trasformati in vallette del conduttore.
Secondo Minoli la conseguenza di tutto questo è la metamorfosi dei politici in “pagliacci”:
Anzitutto a vederli sempre in tv, a tutte le ore, ci si chiede cosa facciano durante il giorno. Ci si domanda: ma quando lavorano? Ma questa è una considerazione laterale. Più nel merito il talk show ha questa sua struttura drammaturgica e narrativa che smista le parti, i ruoli. E lo si capisce da cosa ci si ricorda di un talk: il conduttore che è il capocomico, oppure chi va e fa la rissa.
Guai però a ritenere che la posizione di Minoli sia in qualche modo assimilabile a quella dei grillini e di Casaleggio, noto apologeta del web.
Sostenere che il web ucciderà il resto non è nuova. Quando arrivò il cinema dissero che avrebbe messo ko il teatro, poi fu la volta della televisione che avrebbe dovuto assassinare il cinema. Vede il problema sono sempre i contenuti non il media che li veicola.
D’altronde Minoli, presto in onda su Radio 24, dalle 9 alle 11 dal lunedì al venerdì con Mix 24, dimostra di essere a conoscenza delle questioni base che riguardano il futuro del web. Infatti il giornalista evidenzia il rischio che anche sul web possano verificarsi accentramenti di potere e possano consolidarsi grandi gruppi editoriali. Per l’ex giornalista Rai, insomma, la soluzione è negli one to one, alla maniera di Mixer.
Infine, un giudizio su Virus – Il contagio delle idee, dove lavora parte del suo vecchio gruppo di lavoro:
Ci sono i più grandi professionisti del racconto per immagini che sono stati emarginati perché Nicola, che è un bravo giornalista e che ha avuto una occasione importante, che avrebbe il virus di essere non di sinistra, in realtà oggi fa un talk e basta.