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Maurizio Crozza a Ballarò del 10 settembre 2013 (VIDEO)

La copertina satirica di Crozza in apertura di Ballarò.

pubblicato 10 Settembre 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 14:39

La prima puntata – in diretta su PolisBlog – della nuova stagione di Ballarò, il talk show di Rai 3 condotto da Giovanni Floris, si è aperta come di consueto dalla copertina satirica di Maurizio Crozza. Il comico si è subito concentrato sulla tormentata estate da lui vissuta. Infatti anche quando era sul lettino a pochi passi dal mare c’era chi lo tormentava:

Ho visto gli aerei con i cartelli ‘Forza Silvio Forza Italia’. Ma anche in spiaggia mi deve rompere i cogl.oni questo qua? Vedendo il cielo ho pensato che forse non è sbagliato comprare quegli F35. Magari servono a qualcosa, magari li abbattono.

Quindi Crozza ha tirato in ballo il ministro De Girolamo, ospite in studio, e il suo matrimonio con il democratico Boccia. L’esponente del Pdl ha assicurato che “la nostra è l’unica larga intesa che reggerà” anche in caso di fine del governo Letta. Quindi sulla possibile decadenza da senatore della Repubblica di Berlusconi:

Me lo immagino ai domiciliari nella sua casa da 300 mila quadrati. Casa sua è grande come il Molise. Lui non farebbe i domiciliari, ma gli arresti regionali.

A proposito di decadenza, ecco servito il gioco di parole, considerando Fogazzaro, il poeta decadente:

Lui non è Fogazzaro, è più Figazzaro.

Crozza, prima di salutare Gianni Cuperlo definendolo un “Sallusti con la parrucca”, ha annunciato:

La grazia a Silvio la chiedo io. È uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare. Napolitano, la prego, dia la grazia a Berlusconi. Perché se passa l’idea che uno è condannato dopo soli 3 gradi di giudizi, dove andremo a finire. Poi però la faccia a tutti gli altri italiani. La legge è uguale per tutti era una boutade; scriviamo La grazia è uguale per tutti.

Da applausi la chiusa con chiaro avvertimento all’attuale Premier:

Letta lavora per portare Olimpiadi in Italia nel 2024. O le fai entro stasera oppure non è più un problema tuo, Letta!