La tv secondo Massimo Boldi
Col tempo ho imparato a rispettare e rivalutare l’onestà di Massimo Boldi, uno degli attori più prevedibilmente bistrattati e etichettati di comicità spicciola. Diatribe a parte, che ne vedono emergere il lato artistico più lunatico e puerile, è uno di quei personaggi dello spettacolo che da anni parla al grande pubblico con schiettezza e senza
Col tempo ho imparato a rispettare e rivalutare l’onestà di Massimo Boldi, uno degli attori più prevedibilmente bistrattati e etichettati di comicità spicciola. Diatribe a parte, che ne vedono emergere il lato artistico più lunatico e puerile, è uno di quei personaggi dello spettacolo che da anni parla al grande pubblico con schiettezza e senza snobismi.
Posto che ridurre il giudizio del personaggio a un metro di qualità o spessore diventa provocatorio oltre che riduttivo, visto che in questi casi la commedia all’italiana finisce sempre sconfitta, mi sembrano interessanti certe sue considerazioni rilasciate sullo scorso numero di Chi.
Dopo aver affrontato il ricorrente tema della sfida natalizia con l’ex compagno di botteghino Christian De Sica, che a suo dire beneficerebbe di un marchio e di una scelta di cast prevedibilmente ammiccanti, Boldi affronta la questione Un Ciclone in Famiglia, di cui è in cantiere la terza serie con un ciclo di otto puntate anzichè sei.
Con questa fiction firmata Vanzina Boldi ha portato l’atavico conflitto Milano-Roma in tv, con i toni della commedia popolare che ha riscosso un discreto successo di ascolti.
Peccato che, come giustamente sottolinea, lo stesso sia stato fatto coi Cesaroni, dietro il pretesto dell’ispirazione a un format straniero:
“A me sembra copiato da Un ciclone in famiglia. Soltanto che Amendola non è Boldi”.
Rimanendo in tema di sassolini nella scarpa, Boldi sottolinea un costume diffuso, che vedrebbe sempre più i conduttori rubare il mestiere agli attori (e non sempre a buon diritto):
“Mi chiedo perchè uno spettatore dovrebbe spendere dei soldi per andare a vedere Bonolis al cinema quando lo può vedere gratis tutti i giorni in televisione. E’ come se io mi mettessi a fare un programma di quiz in tv. Mi sembra un’operazione commerciale… Avevo proposto una fiction sulla terapia del sorriso, una sorta di Patch Adams. Alla fine io l’ho proposta e poi la farà Gerry Scotti (con il titolo Dottor Clown). D’altronde non avevo tempo e poi Gerry è un amico, una persona sensibile, sono felice che la faccia lui. La guarderò con piacere: mi divertono i programmi per le famiglie”.
A proposito di gusti personali, Boldi ha ancora una volta le idee chiare:
“Fiorello? E’ un genio, ma viene dalla vecchia scuola. Ha il solo difetto che è sempre al limite fra il presentatore e l’animatore del vilaggio vacanze. Chiambretti? Mi piace, si vede che ha fatto la gavetta. Mammucari? E’ un folle, ma è una brava persona, uno su cui contare. Non mi piacciono i programmi dove si litiga. Sono banali e non c’è professionalità”.
Personalmente, apprezzo di più la sincerità battagliera di Boldi Massimo che il dietro-front utilitaristico di Ghini Massimo, giustamente definito dal suo predecessore uno che gli assomiglia solo per omonimia ma con il cinema nazionalpopolare non c’entra molto (seppur si fregi della carnagione lampadata congeniale alla svolta).