Home Notizie Massimo Giletti sul talk in prima serata: “Quattro puntate nel 2014. In Rai qualcuno si oppone”

Massimo Giletti sul talk in prima serata: “Quattro puntate nel 2014. In Rai qualcuno si oppone”

Giletti a tutto campo sul Messaggero sul nuovo programma di informazione

pubblicato 20 Agosto 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 15:27

Il conduttore Massimo Giletti ha rettificato alcune dichiarazioni apparse oggi su Il Messaggero, riguardanti la trasmissione Virus, condotta da Nicola Porro.

Il conduttore di Domenica In – L’Arena ha voluto precisare che non era nelle sue intenzioni criticare il programma condotto dal vice-direttore de Il Giornale. Queste sono le nuove dichiarazioni di Giletti pubblicate dall’Adnkronos:

Non avevo alcuna intenzione di criticare la trasmissione di Nicola Porro, Virus, mi dispiace se così è apparso, anzi gli riconosco di avere introdotto alcuni elementi di novità in trasmissioni di approfondimento di prima serata. È chiaro che alla domanda della collega de Il Messaggero sui risultati non positivi per ascolti e share ho fatto notare che la messa in onda coincideva anche con un periodo prevacanziero.

Giletti ha anche voluto aggiungere che le dichiarazioni riguardanti presunti plagi al format de L’Arena, messi in atto da altre trasmissioni, non erano assolutamente rivolte a Virus:

Certo, come ho dichiarato, alcune trasmissioni di altre reti hanno benevolmente saccheggiato alcune cose dal format della mia trasmissione. Ribadisco che non è il caso di Virus e soprattutto che alla base deve esserci un’idea forte perchè in tv ormai è stato sperimentato quasi tutto.

Come riporta l’Adnkronos, l’intervista concessa a Il Messaggero da Massimo Giletti non sarebbe piaciuta ai piani alti della tv di Stato.

Massimo Giletti sul talk in prima serata: “Quattro puntate nel 2014. In Rai qualcuno si oppone”

Dopo un lungo tira e molla ora è ufficiale: Massimo Giletti sbarcherà in prima serata con un programma di informazione. Se inizialmente era annunciato come erede di Michele Santoro nel giovedì sera di RaiDue, ora condurrà un talk politico sulla sua RaiUno, dividendosi con l’Arena (di ritorno il 29 settembre).

Il conduttore ha dato, in un’intervista odierna al Messaggero, qualche anticipazione sul progetto, che a quanto pare vedrebbe ostile qualcuno dei piani alti:

“A Viale Mazzini c’è qualcuno che si oppone. Mi rendo conto che non si può piacere a tutti, ma spero che le cose cambino. Dunque c’è ancora da attendere, almeno fino ai primi del 2014. Con Leone stiamo cercando una chiave per fare qualcosa di diverso dagli altri political show, e che sia lontana, molto, dall’Arena. In studio immagino opinionisti sui generis, come potrebbe essere Adriano Celentano, e collegamenti con persone che appartengono all’anonimato. Andremo in onda con quattro puntate secche – una alla settimana – per capire se la formula funzionerà”.

Ecco la chiave con cui il giornalista allevato da Minoli (“tempi indimenticabili quelli di Mixer, quando per fare giornalismo dovevi cercare le notizie per strada, nei palazzi”) intende provarci:

“La domanda è se siamo preparati a fare il talk politico per la rete ammiraglia. La risposta è sì se si realizza una tv di assalto, d’inchiesta, tosta. E per poterla attuare resta quindi il problema di avere carta bianca. Il direttore Leone è d’accordo. Ma non tutti lo sono. Senza il via libera si rischia il flop. Raiuno non si può permettere di registrare uno share – che so? – del 12 per cento. E’ la prima rete e con un programma di servizio deve arrivare almeno al 19. E’ vero che tanta fiction e diversi varietà fanno meno. Ma qui si tratta di sperimentazione, dobbiamo partire con il piede giusto. Si deve avere coraggio di dare la notizia, di darne una lettura il più imparziale possibile”.

Quando gli ricordano il fallimento dei programmi di approfondimento sperimentati quest’estate, Giletti risponde deciso:

“Virus e dintorni non sono andati bene perché privi di una propria caratterizzazione. Quante volte hanno scopiazzato i format dall’Arena. Io ho preferito fare finta di nulla, tacere, perché tanto conoscevo già la fine che avrebbero fatto. Per avere successo non bastano quattro persone in studio con un paio di filmati. Ci vuole un’idea. Ci vuole credibilità. Tutti gli esperimenti non riusciti dimostrano quanto sia difficile fare tv di informazione in prima serata”.

Non si può dire che non abbia le idee chiare e non sia pieno di entusiasmo per questa nuova avventura.