L’olimpiade nascosta, operazione riuscita a metà
L’olimpiade nascosta merita per il suo intento di ricordare un episodio poco conosciuto della Seconda guerra mondiale, ma non riesce a coinvolgere e punta troppo sulla finzione della storia
La Casanova Multimedia, ancora una volta, con il film-tv di Raiuno “L’olimpiade nascosta” mostra i suoi pregi ed i suoi difetti: a fronte di una regia curata, una buona fotografia ed un’attenzione ai dettagli che colpisce anche il telespettatore più distratto (come avvenuto con le sue precedenti produzioni), c’è però una storia che non convince e non riesce ad entrare nel cuore del pubblico come meriterebbe.
La fiction rientra nel genere di quelle produzioni con l’intento di voler ricordare la strage dei nazisti ai danni degli ebrei e di tutte le persone, di qualsiasi nazionalità, che si opponevano ai loro folli piani. In questo caso, però, la pagina storica viene scritta focalizzandosi su un aspetto per molti inedito, ovvero lo sport durante la guerra.
La cosiddetta “Olimpiade nascosta” del 1944, che non fu riconosciuta pienamente dalla Cio ma che si disputò nei campi di Langwasser e Woldenberg, ha rappresentato infatti un episodio che la produzione televisiva sul tema Olocausto sembra aver dimenticato. Bene, quindi, la realizzazione di un film-tv sul tema (così come la messa in onda a circa due mesi dalle Olimpiadi di Londra), che però, dicevamo, risulta essere fuori dai binari di una narrazione emozionante e commuovente.
L’olimpiade nascosta
Sebbene vada dato merito all’idea, la storia sembra non essere calata interamente nel contesto storico che vorrebbe rappresentare, finendo per creare un effetto di distorsione dei fatti ed andando così a stridere con le vicende che conosciamo. Insomma, si vede troppo la mano degli sceneggiatori nel racconto, che non scorre con la naturalezza e spontaneità con cui dovrebbe riuscire a coinvolgere il pubblico.
A peggiorare la sensazione di estraneità anche il doppiaggio, che abbassa la riuscita del cast (soprattutto quello italiano, che sembra in difficoltà, mentre spicca Gary Lewis nei panni dell’inglese Alex) e non riesce a seguire l’intensità della recitazione degli attori e ne sfrutta male l’interpretazione.
Tutti errori, questi, che abbassano il livello de “L’olimpiade nascosta”, che diventa un’operazione riuscita a metà, una storia di per sè scritta più per dare spazio alla fantasia che per trasformarsi in strumento di memoria.