L’Eurovision Song Contest e l’Azerbaijan: uno stato non libero e repressivo
La campagna per la libertà di espressione in Azerbaijan approfitta della visibilità offerta dall’ESC per provare a far breccia nell’opinione pubblica europea.
Quando c’è una kermesse televisiva – ma vale anche per i grandi eventi sportivi, per dire –, qualsiasi essa sia, ci si concentra quasi sempre sullo show – quando andai a Belfast per gli EMA provai, nei limiti del possibile, a raccontare un po’ la città e il contesto sociale – e quasi mai sul luogo che ospita lo show. A volte capita, per carità, ma passa, generalmente, come una meteora: il tempo di un interesse parziale, magari di un’indignazione, poi si spengono i riflettori dello spettacolo e, di riflesso, anche quelli sul luogo.
L’Azerbaijan non fa eccezione. Ma se non altro, il suo ospitare l’Eurovision Song Contest, consente di parlare un po’ della situazione politica dello Stato ex sovietico. Non tragga in inganno il nome ufficiale che troverete anche su Wikipedia: la Repubblica dell’Azerbaijan è solo nominalmente uno stato democratico. Classificato come non libero da Freedom House.
Non è un caso che, proprio parallelanente all’ESC, per approfittare un minimo della visibilità ottenuta dal paese, sia stata lanciata la campagna Azerbaijan Free Xpression. Emblematico, su tutti, il pezzo Eurovision 2012 – Cinque cose che gli ospiti non vogliono che sappiate, in cui si elencano cinque fra le più gravi manifestazioni di mancanza di libertà nello stato: violenti attacchi a giornalisti (a cominciare dal 2005, con l’omicidio di Elmar Huseynov) perpetrati da persone mai identificate; giornalisti e blogger in prigione con capi di imputazione vari e sospetti; divieto di manifestazioni di protesta contro il governo e carcerazione di attivisti dell’opposizione; pena di tre anni di reclusione per il reato di diffamazione; nessuna trasmissione televisiva indipendente.
Questo non significa che non si debba guardare l’ESC, per carità. Ma guardarlo sapendo cosa accade nel Paese ospite potrà aprire qualche spiraglio di riflessione e pensiero critico. Ecco il report completo della campagna per la libertà d’espressione. Da leggere.