Jericho, serie mediocre
Dare un giudizio non del tutto positivo ad una serie che sta appassionando milioni di persone, non è affatto facile. Ma sarebbe ipocrita tesserne le lodi quando invece la si pensa in parte diversamente, come nel mio caso.Di Jericho c’è parecchio da dire, ma vorrei iniziare dandogli la definizione (un po’ strana, lo so) di
Dare un giudizio non del tutto positivo ad una serie che sta appassionando milioni di persone, non è affatto facile. Ma sarebbe ipocrita tesserne le lodi quando invece la si pensa in parte diversamente, come nel mio caso.
Di Jericho c’è parecchio da dire, ma vorrei iniziare dandogli la definizione (un po’ strana, lo so) di “serie arrivata in ritardo”.
Alla fine del secolo scorso eravamo abituati a vedere telefilm polizieschi, adolescenziali o con una famiglia più o meno numerosa come fulcro delle vicende. Il nuovo secolo però ha portato incredibili innovazioni nel campo della serialità, nuovi autori talentuosi e tante idee di facile sviluppo grazie a maggiori possibilità economiche e avanzati mezzi realizzativi. Se fino a qualche anno fa Jericho sarebbe stata probabilmente la serie più vista di tutti i tempi, nel marasma di produzioni attuale non colpisce particolarmente, o almeno non ha colpito me.
Le vicende si svolgono a Jericho, in Kansas. Un’improvvisa nube a forma di fungo apparsa all’orizzonte, in direzione Denver (Colorado), provoca un black out totale e getta nel panico gli abitanti della piccola cittadina, che si trovano a doversi organizzare nel minor tempo possibile in situazione di emergenza e con il rischio di un contagio nucleare.
La trama non è sgradevole o pesante, nonostante nasconda a tratti un pericoloso “già visto”. Lo sviluppo invece lascia perplesso lo spettatore, anche quello non particolarmente attento, che non può non notare già dal pilot – e maggiormente nelle puntate successive – delle vistose incongruenze.
Ma se le incongruenze possono passare in secondo piano (film e telefilm ne hanno a bizzeffe), ciò che forse colpisce in modo più negativo è l’eccessiva importanza data dagli autori ad uno dei protagonisti, Jack Green (Skeet Ulrich, già visto in Scream). Figlio del sindaco e marine – su questo però ci sono molti misteri – tornato nella cittadina di Jericho solo per una breve visita, Jack diventa in brevissimo tempo un moderno Superman, salvando dei bambini, mettendo al sicuro gran parte dei cittadini, evitando la morte alla sua ex ragazza, recuperando una scatola nera da un aereo e dimostrando di avere la situazione in pugno. Un personaggio troppo in primo piano, che dà quasi la sensazione che nulla di grave possa accadere finché c’è lui in circolazione.
Nella serie non può ovviamente mancare il “cattivo”, l’unica persona di pelle scura tra i tanti personaggi al centro delle vicende. Il suo ruolo è avvolto nel mistero, ma tutti gli indizi fanno presumere che lui abbia un’idea abbastanza chiara di quanto stia accadendo.
Volendo dare una valutazione complessiva, Jericho si merita una sufficienza, ma niente più. Soffre un po’ di lentezza e di “dispersività”, ma nel contempo la fotografia è buona e i personaggi facilmente riconoscibili e memorizzabili.
Se siete curiosi di vedere la serie, non preoccupatevi perché la Rai ne ha acquisito i diritti ed ha promesso di metterla in onda nel corso del 2007, probabilmente in autunno.