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Cda Rai con regole vecchie. Salta la riforma della governance

Riforma del Servizio pubblico televisivo: nulla di fatto, per ora.

pubblicato 27 Aprile 2012 aggiornato 4 Settembre 2020 05:09


Piero Giarda, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, ha spiegato ieri, durante il question time, che la riforma della Rai promessa da Mario Monti è, al momento, archiviata, vista

«l’imminente scadenza del cda» (4 e 8 maggio le ultime due sedute per approvare il bilancio, ndr)

Da ciò, secondo Giarda, che riporta, evidentemente, il parere dell’esecutivo, deriva il fatto che non sia

«ragionevolmente possibile intervenire con modifica legislativa anche per garantire continuità al servizio pubblico».

Il succo di questa decisione? Semplice: il nuovo Cda Rai verrà nominato con le vecchie regole (leggasi: legge Gasparri). E poi si affronterà la questione governance.

Il tutto perché il Governo vorrebbe arrivare ad ottenere in tempi rapidi una riforma condivisa. Quanto alle nomine, Giarda spiega che

«Non appena la commissione di vigilanza designerà i membri di sua competenza, il ministero dell’Economia provvederà a presentare la propria lista di candidati».

L’atteggiamento appare decisamente rinunciatario: il Governo abdica, in qualche modo, a quell’urgenza, a quella necessità che ha rivendicato dal momento dell’insediamento per tutte le questioni sulle quali ha ritenuto di intervenire con rapidità e con decreti legge. La Rai, evidentemente, fa parte di un equilibrio politico intoccabile, di compromessi e “ricatti” politici ai quali i “tecnici” si inchinano (come del resto si sono già inchinati alle banche e ad altri “poteri forti”).

Rai 1