Beauty Contest è morto, l’UE plaude all’idea dell’asta
Il Beauty Contest non c’è più, il governo lancia un’asta sulle frequenze ricavate dal dividendo digitale.
Stavolta è vero. Il beauty contest non c’è più e l’asta per le frequenze ricavate dal cosiddetto dividendo digitale comincia a prendere forma rispettando le anticipazioni fornite qualche giorno fa. Il governo conta di ricavare una cifra superiore al miliardo di euro cambiando totalmente l’impostazione prevista fino ad oggi e coinvolgendo gli operatori telefonici ai quali saranno destinate parte delle frequenze allo scopo di favorire lo sviluppo della banda larga in mobilità così come sarà molto presto previsto anche dall’Unione Europea.
L’emendamento che prevede queste novità è stato approvato oggi in Commissione Finanze alla Camera con la contrarietà del Pdl, letteralmente infuriato per la decisione del governo, per quanto attesa da tempo e ampiamente prevista. L’ex ministro Paolo Romani, padre del beauty contest, ha parlato di “fatto grave” ribadendo la “netta contrarietà” allo stop della procedura gratuita d’assegnazione e alla conseguente asta per le frequenze. Il tema diventerà oggetto del vertice fra il segretario Angelino Alfano e Mario Monti di questa sera. Secondo Romani non ci sono solo perplessità politiche da tenere in considerazione, ma anche questioni tecniche: “così com’è congegnato non consentirà a Rai e Mediaset di partecipare alla gara”. Anche ammesso sarebbe poi questa gran tragedia, dico io?
Nel frattanto la decisione del governo appare gradita dalla Commissione Europea. Joaquin Almunia, commissario per la concorrenza, ha espresso “soddisfazione per l’annuncio” sottolineando che “questa nuova proposta dovrebbe contribuire a un uso efficiente dello spettro e allo stesso tempo promuovere la concorrenza nel mercato italiano della diffusione televisiva, in virtù del trattamento preferenziale riservato ai nuovi entranti”.
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