Vigilanza Rai, Minzolini contro Gubitosi: “Anche la sua nomina è politica”
In Commissione Vigilanza il senatore del Pdl e il direttore generale della Rai protagonisti di un botta e risposta prolungato su ascolti, pluralismo e pubblicità a Viale Mazzini.
Secondo Augusto Minzolini a Luigi Gubitosi “manca l’aplomb del manager pubblico” e forse anche un senso di ragionevolezza avendo “dipinto in termini quasi entusiastici i risultati della sua gestione”.
Infatti i dati di ascolto forniti dall’ex direttore del Tg1 offrono un quadro diverso rispetto a quello presentato una settimana fa in Commissione Vigilanza dal direttore generale della tv pubblica. Minzolini, in un lungo intervento, ieri pomeriggio ha osservato che i dati auditel della Rai parlano di perdite dello 0,44% di share nel primo semestre del 2013 rispetto all’anno precedente (-0,69% nella fascia della prima serata e -1,64% per le principali edizioni del Tg1) a fronte anche di alcuni flop sulle generaliste, Il senatore del Pdl ha citato in questo senso Altrimenti ci arrabbiamo, Red or Black, La terra dei cuochi, Tutto Dante e La grande storia, La guerra dei mondi, Metropoli:
È vero che si tratta di perdite limitate ma da chi si è presentato qui come il Messia ci si aspetterebbero altri risultati. Dov’è il successo di pubblico non è dato sapere. Se i suoi dati fossero errati si dovrebbe dimettere, se fossero sbagliati i miei non tornerei più in questa Commissione.
L’ex cronista de La Stampa ha proseguito l’attacco frontale nei confronti dell’ex manager Wind osservando che “non è stata la cicogna o un gladiatore” ad aver condotto Gubitosi a Viale Mazzini: “anche la sua è una nomina frutto di una determinata stagione politica”.
Poi è arrivata la risposta di Gubitosi, che ha ricordato che “la multa più alta ricevuta dalla Rai per infrazione al pluralismo (valore che sembra stare molto a cuore da Brunetta) è stata quella presa dal Tg1 negli anni scorsi sotto la sua (di Minzolini, ndr) direzione: 350mila euro. Da questo punto di vista siamo migliorati, la Rai non ha più avuto multe per infrazione del pluralismo”. Il dg, che ha proposito dell’aplomb ha ironizzato asserendo che l’importante è che “mia moglie sia soddisfatta del mio”, ha confessato di preferire il Tg1 di Orfeo a quello di Minzolini (confessione non proprio sorprendente) e ha difeso i flop Tutto Dante e La grande storia ribadendo che il servizio pubblico deve proporre programmi di tale levatura a prescindere dagli ascolti.
Ancora sul pluralismo, Gubitosi ha citato l’Osservatorio di Pavia che ha riconosciuto, da ottobre 2012 a giugno 2013, “sostanziale equilibrio e pluralismo”. Il dg ha fatto notare che pluralismo non significa mera lottizzazione degli spazi televisivi.
Molto si è parlato di radio, in netta crisi (in particolare Radio1). Il dg ha spiegato che bisognerà intervenire sin da subito soprattutto per risollevare le sorti di Isoradio. Anche se non ha spiegato come.
Infine, dopo aver elogiato la nuova RaiNews24, Gubitosi ha confermato la complessiva tendenza negativa della raccolta pubblicitaria, in calo nel 2013 su base annua, con una previsione di raccolta tra i 675 ed i 685 milioni di euro, anche se ha fatto notare che a maggio l’andamento è stato pari a quello dello stesso mese dello scorso anno.