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NON E’ LA PRIMA VOLTA…SULLA GNOCCA

Mentre continua il bla bla sulla frase “una gnocca senza testa” dedicata proditoriamente durante “Annozero” alla brava giornalista impegnata nella trasmissione, e c’è da credere che se ne parlerà a lungo com’è ormai abitudine della tv-garbage, vorrei ricordare che in passato non c’era bisogno di[…]

pubblicato 5 Novembre 2006 aggiornato 11 Febbraio 2021 07:31

Mentre continua il bla bla sulla frase “una gnocca senza testa” dedicata proditoriamente durante “Annozero” alla brava giornalista impegnata nella trasmissione, e c’è da credere che se ne parlerà a lungo com’è ormai abitudine della tv-garbage, vorrei ricordare che in passato non c’era bisogno di sussurrare in studio sperando di non essere sorpresi dalla tecnica le parole del tipo di quelle pronunciate davanti a Santoro & C, ospiti e pubblico.
La citazione che voglio fare riguarda un film famoso, “La dolce vita” di Federico Fellini. Una sequenza di questo capolavoro del cinema anni sessanta viene riportata in “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi. In un teatro di una provincia siciliana viene proiettato, carico di promesse scandalose e di attese eccitate, il film che suscita una voluttuosa morbosità tra spettatori quasi tutti maschi convenuti per assistere a spogliarelli, orge, accoppiamenti audaci.
Ad un certo punto, Germi fa compiere alla macchina da presa un movimento dal grande schermo, dove si agita la gran tettissima Anita Ekberg, ad un palco dove c’è una famiglia attenta e composta. La macchina inquadra l’abissale scollatura di Anita che ha sollevato anche la gonna, poi si sofferma sulla coppia di fidanzatini che fa parte della famiglia. Lei, bruttina, con gli occhiali, ha gli occhi abbacinati dalla rivale sensualissima ma si volta per vedere come reagisce lui, il fidanzato (un giovanissimo Lando Buzzanca). Lando è travolto da una erezione forse solo mentale e trova la forza di rispondere alla domanda implorante della ragazza – “ma cos’ha quella che non ho io?“- con una battuta rimasta memorabile, guardando ancora bavoso la incommensurabile Anita: “Un mammifero di lusso…ma senz’anima“. Ecco. La storia! Una volta la forza della gnocca affondava nell’ipocrisia e nell’occultamento; e nella satira di costume.

Da allora – esattamente il film è del 1959 – molta pellicola è corsa sotto i ponti del cinema e, con la vittoria delle tv, ovvero quarantasette anni dopo la donna viene spesso liquidata con la denominazione “gnocca” in cui si svela il buon gusto di gente virile che vorrebbe essere magari disinvolta e ironica, e non riesce neanche a balbettare la trovata scagionante dell’arrapatissimo Lando. Chi ha pronunciato in “Annozero” la frase finita in registrazione e sui giornali e poi nei talk show della domenica pare sia un economista che si chiama Sapelli. Mi viene una curiosità: è lo stesso Sapelli che ha scritto un dotto libro su Pasolini?
Non so. Dal ” mammifero di lusso…ma senz’anima” a “gnocca senza testa” la strada è lunga. La satira d’autore è morta. Prevale il sussurro maschilista. Io sto dalla parte di Fellini e di Germi. Il resto, ahimè, è …televisioni o meglio ospitidi cassonetto, anche quando puntano in alto, l’anno delle tv è zero. Senza colpa di Michele, condannato ad essere tirato dentro in avventura che certo non approda. La forza delle gnocca e dei piccoli schermi dai grandi orecchi e dai voyeurismo da studio.
ITALO MOSCATI