#WIDG – Il digest del quarto giorno
La produzione di “WIDG – La tv che vorrei”, al suo quarto giorno di vita.
Anche oggi WIDG – La Tv che vorrei si è arricchita di una produzione varia e variegata sul tema della qualità in televisione. Su TvBlog abbiamo proposto un contributo al fulmicotone con un Gianni Boncompagni che paragona l’Auditel all’oroscopo e che poi propone, ironicamente, un Auditel con pene comminate ad autori di programmi brutti.
Fra i contributi che, personalmente, ho gradito di più – non me ne voglia nessuno – c’è quello di Chissenefrega. Che si è inventato un Blob delle opinioni e delle proposte dei suoi lettori, tutto da leggere:
«Vorrei programmi sensati, che possano dare valore aggiunto. Smettiamola con la ricerca del gossip ad ogni costo.
la TV che voglio deve essere totalmente on demand, con infiniti argomenti da cui pescare e quindi ce l’ho già: Internet.
vorrei una tv non urlata, non razzista/omofoba/machista, con personaggi meritevoli , capaci e non raccomandati/bellocci inutili
vorrei programmi originali di intrattenimento come i varietà degli anni 90, abolizione di format copia-incolla, più musica che non sia solo per pre-adolescenti [continua]».
CineTivu ha pubblicato la terza analisi qualitativa, che abbiamo commentato.
TvGlobo ha intervistato Giulia Innocenzi che, fra le altre cose, parla della qualità in televisione dal punto di vista dell’informazione:
«Per quanto riguarda l’informazione il programma televisivo deve essere a servizio dei cittadini, deve ricercare al massimo la verità e deve dare voce ai disagi che ci sono nel Paese. Il peccato di molta informazione che c’è in TV è l’autoreferenzialità e questo non è servizio ai cittadini. Raccontare la questione in corso, cercare di trovare la verità porgerla ai cittadini e permettere loro di farsi un’opinione. Questo è un programma di qualità». [continua]
Mondoreality intervista l’autore televisivo Peppi Nocera, il quale ha parlato anche del trash (distinguendolo dalla tv-spazzatura. In merito, scopro che quasi sei anni fa, proprio su TvBlog, coinvolgevamo una serie di tv-blogger che si “fronteggiavano” nella definizione del trash.):
«A me piace da pazzi il trash ma in Italia, in confronto alla Spagna per esempio dove c’è una televisione davvero trash, trattasi di spazzatura mesta e prevedibile tranne che in alcuni casi… Faccio due esempi: certe facce della D’Urso potrebbero essere riconducibili ad un gusto trash ma non mi fanno mai ridere, l’altra sera invece a “Chi l’ha visto?” la Sciarelli che decantava i siti trans dove si collegava Parolisi erano un trash inconsapevole davvero esilarante». [continua]
Curiosa intervista di UnDueTre a Su Ri Chung, “opinionista sportivo” di Quelli che il calcio, che parla anche di tv.
TvZoom propone un’intervista a Natasha Stefanenko. Che promuove i talent show:
«Alcuni talent show sono il futuro della televisione, la fanno entrare direttamente nelle case, offrendo delle opportunità concrete a chi ha talenti da mostrare. Quella è la tv del futuro. Non mi piace invece la dimensione del Grande Fratello o dell’Isola dei Famosi (che però, confesso, un po’ mi diverte), perché i protagonisti hanno poco da dire [continua]»
TeleRacconto si chiede se sia giusto chiudere i programmi che fanno un basso ascolto.
Televisionando ci ricorda come funziona l’Auditel. E poi fa il punto su Mediamat, il “cugino” transalpino dell’Auditel.
Chimachimera scrive un pezzo dal titolo Neoclassicismo da reality e ascolti ad ogni costo”, che si chiude così:
«Questa esigenza degli ascolti ad ogni costo, non sta facendo perdere di vista, non dico tanto il livello qualitativo, ma addirittura il lume della realtà? E’ tanto ostico comprendere che, essendo cambiati i tempi, le condizioni, in parte il pubblico e il resto del cast di un programma, la resurrezione del passato non serve proprio a nulla? E’ solo un basso principio di imitazione, anzi, perdonatemi l’irrispettoso paragone, una sorta di neoclassicismo da reality».
Originale anche il contributo di CaroTelevip, che scrive una letterina alla d.g. della Rai per invitarla a riprogrammare l’intervallo:
«Caro direttore generale della Rai Lorenza Lei, la Rai è mamma di molte cose televisive tra cui l’indice di gradimento tv: un vecchio cavallo di battaglia di viale Mazzini prima che iniziasse la dittatura degli ascolti quantificati in numeri. Negli ultimi anni la Rai ha cercato, senza grande successo, di ridare voce al concetto di analisi qualitativa da affiancare all’analisi quantitativa sulla tv. Ti farà piacere sapere che qualcosa, in rete, si muove. Questa è la pagina facebook dell’iniziativa WIDG (Web Indice di Gradimento) promossa e condotta da numerosi blog che si occupano di tv [continua]».
Reality&Show ci ricorda che con l’Auditel si può barare:
«La mia ex compagna – ha raccontato Taranto al giornale – apparteneva a una famiglia Auditel. Siccome ero andato a vivere con lei mi premurai di avvisare la società che ero un attore e quindi che mi sembrava perlomeno poco corretto poter disporre di un simile strumento in casa. Mi risposero che non c’era problema, che tutte le emittenti erano informate e che andava bene così. Avevo un ruolo in Un posto al sole. Appena raccontai pubblicamente dei malfunzionamenti dell’Auditel mi ritrovai improvvisamente fuori dalla serie. Il mio personaggio fu fatto partire per la Svizzera e non tornò mai più. O meglio tornò ma in un’altra soap, Cuori rubati» [continua].
Infine, ancora TvGlobo parla della “farsa” senza fine dell’avvocato Canzona e dei falsi superstiti della Concordia.
WIDG, la tv che vorrei è su Facebook, su Twitter con l’hashtag #WIDG, su Storify.
Partecipano anche: Antonio Genna, Chic o Choc, Digital-Sat, Gossiplandia, InsideTv, Isa&Chia, LaBuonaTivu, Mag-Series, Matteoblog, Pubblico Delirio, TelefilmCult, TuttoFaMedia, TvBlog.Girlpower, VicoDelleNews, Webl0g.